Lo scorso 23 luglio due giovani, nati in Egitto ma residenti in Canada, entrambi cristiani copti, hanno coronato il loro sogno di sposarsi presso la nostra cattedrale di Cefalù. Dato che non si trattava di un ‘matrimonio misto’, ma solo copto, l’evento si può considerare senz’altro un efficace segno di ospitalità ecumenica, gentilmente concessa dal nostro vescovo Mons. Giuseppe Marciante. Per l’occasione sono venuti per la celebrazione il vescovo responsabile per la diocesi copta di Roma, Anba Barnaba, altri quattro sacerdoti della medesima confessione, di cui uno operante a Catania e un diacono.
La Chiesa copta, sorta in Egitto dopo il Concilio di Calcedonia del 451, rientra tra le Chiese ortodosse orientali e fa capo al patriarca di Alessandria, attualmente papa Teodoro II. Tali Chiese, pur denominandosi ortodosse, non sono da confondere con le Chiese ortodosse sorte dopo lo scisma del 1054 e che fanno capo al patriarca di Costantinopoli o a quello di Mosca. I cristiani copti sono presenti soprattutto in Egitto ma nel corso dei secoli la diaspora egiziana ha fatto sorgere comunità copte in vari paesi del mondo.
La liturgia nuziale copta è molto diversa da quella cattolica. Essa non prevede la celebrazione della messa e si svolge con il canto ininterrotto del celebrante e degli assistenti. Il rito si divide in due parti che si susseguono senza interruzione. La prima parte è il rito del fidanzamento. Allo sposo viene fatto indossare un piviale e alla sposa una mantellina, entrambi con decorazioni in oro. Il celebrante consegna gli anelli agli sposi, d’oro per lo sposo e d’argento per la sposa ed essi se li scambiano parecchie volte a indicare un amore che si deve continuamente rinnovare. La seconda parte della liturgia è il rito dell’incoronazione. Agli sposi che esprimono l’impegno ad amarsi per tutta la vita viene imposta una corona e, dopo varie preghiere, essi vengono benedetti dal celebrante che invoca su di loro lo Spirito Santo. Diversamente dalla concezione cattolica, secondo la quale i ministri del sacramento del matrimonio sono gli sposi che si scambiano il consenso, secondo la concezione copta (e anche ortodossa), il ministro di tale sacramento è il sacerdote.
Molto numerosi erano i parenti e gli invitati che hanno assistito al matrimonio, provenienti in gran parte dall’Egitto e dal Canada. Da notare che nei momenti salienti della liturgia le donne presenti nell’assemblea intervenivano con l’esecuzione della zaghroota, un suono vocale tra il canto e l’ululato.
Nel salutarmi il vescovo Anba Barnaba mi ha detto: “Questo è il primo matrimonio copto a Cefalù, ma non sarà l’ultimo”, un auspicio che condivido in pieno e che spero possa ampliarsi ulteriormente affinché Cefalù ritorni a essere eminente punto d’incontro ecumenico tra Chiese, religioni e culture, valorizzando sempre più la sua specifica vocazione spirituale e umana.
Liborio Asciutto