L’Operazione C3/ Hercules e il “Battaglione S. Barbara” dei Vigili del Fuoco

Intervista all’autore del libro: I Vigili del Fuoco e l’invasione di Malta

L’Operazione militare per la conquista di Malta, chiamata in codice “Operazione C3” (Hercules per i tedeschi), fu studiata ed esaminata dallo Stato Maggiore italiano in collaborazione con quello germanico. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale l’isola di Malta era la sede della Mediterranean Fleet, un’importante base aereonavale, estremamente rilevante per il controllo del Mediterraneo centrale. Tuttavia, prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, la base inglese fu trasferita ad Alessandria d’Egitto. Infatti, Malta era troppo esposta agli attacchi aerei della Regia Aeronautica provenienti dai territori dell’Asse. La colonia della corona britannica, posta nel Mediterraneo centrale, e distante circa 60 miglia a sud della Sicilia, per la sua particolare caratteristica geografica: coste rocciose e alte, principalmente nella parte meridionale, presentava una difficile accessibilità. Inoltre, il suo territorio, essenzialmente pianeggiante, consentì allora la realizzazione di più aeroporti, che furono vitali per la difesa dello spazio aereo maltese.

Già dal 1940 i vertici militari della Regia Marina avevano pensato e sviluppato un piano d’invasione per la conquista del possedimento britannico nel Mediterraneo. Difatti, sin dal primo giorno dell’entrata in guerra dell’Italia, Malta, fu sovente attaccata. In realtà il suo ruolo strategico era aumentato notevolmente, poiché l’isola era diventata un crocevia tra le rotte dei convogli britannici che da Gibilterra si dirigevano ad Alessandria, e quella dei convogli italiani, che dall’Italia portavano truppe e rifornimenti in Africa settentrionale. E proprio da Malta non solo decollavano gli aerei, per attaccare le navi italiane alla volta del Nord Africa, ma erano pronti a salpare e colpire anche incrociatori leggeri, cacciatorpediniere e sommergibili. Pertanto, l’unico modo per neutralizzare questo avamposto britannico era quello di espugnarlo.

Quindi, in previsione di un un’imminente occupazione, i tedeschi, l’anno successivo, fecero pervenire in Sicilia un intero corpo aereo, che affiancando l’aviazione italiana ed anche i mezzi della Regia Marina, intensificarono le azioni aero-navali per tentare di piegare le difese maltesi. Peraltro, furono intrapresi anche importanti consultazioni con i giapponesi, “cui la guerra in Estremo Oriente aveva offerto una vasta esperienza di operazioni da sbarco” (1). Nel 1942, il progetto di conquista di Malta prese velocemente corpo, forze aeree italo-tedesche, sottoposero l’isola a pesantissimi bombardamenti. Contemporaneamente ferveva la preparazione allo sbarco e all’addestramento delle truppe, che sarebbero state supportate con l’appoggio dei paracadutisti e unità speciali tedesche. Inoltre, per l’imminente invasione, furono addestrati al Centro militare “G” di Soriano nel Cimino, alcuni irredentisti maltesi già emigrati in Italia o espulsi dal governo inglese, per divenire guide da sbarco.

L’attacco avrebbe dovuto svolgersi anche con l’ausilio di un battaglione speciale dei Vigili del Fuoco, che nel frattempo era stato militarizzato. Infatti, si era costituito un reparto armato da destinarsi al combattimento in “zona di operazioni”, ossia il “Battaglione S. Barbara”. Non ci è dato sapere se questa speciale unità avesse anche il compito di partecipare ai combattimenti, però è certo che il loro incarico sarebbe stato quello di mettere in funzione le autoscale montate sui posamine della Regia Marina, per consentire ai soldati di superare le alte scogliere, e invadere il suolo inglese.

Pertanto, le forze dell’Asse elaborarono un piano d’attacco per la conquista di Malta. Complessivamente, l’Armata era composta da circa 62.00 uomini, 1600 automezzi e da circa settecento pezzi di artiglieria così divisi (2)

Corpo D’Armata aviosbarco

Divisione Paracadutisti “Folgore”

7a Divisione Fallschirmjäger tedesca

Divisione Fanteria Aviotrasportata “ La Spezia”

30° Corpo d’Armata

Divisione Fanteria “Friuli”

Divisione Fanteria “Livorno”

Divisione Fanteria “Superga”

Decimo Raggruppamento Corazzato

16° Corpo d’Armata

Divisione Fanteria “Assietta”

Divisione Fanteria “Napoli”

Truppe speciali da sbarco

Reggimento “San Marco”

Battaglioni “Camicie Nere” da sbarco (42° Battaglione M “Vicenza”, 43° Battaglione M “Belluno”, 50° Battaglione M “Treviso”, 60° Battaglione M “Pola”, 2 Compagnie di cannoni controcarro, 1 Compagnia di mortai da 81 mm, 1 Compagnia guastatori)

Battaglione Speciale Vigili del Fuoco “S. Barbara” (inserito in un secondo momento)

L’appoggio logistico ed i trasporti erano garantiti da:

Alianti tedeschi

Sedici piroscafi

270 mezzi da sbarco di varia foggia e tipologia (moto bragozzi de alberati, cioè privati di alberi e vele e muniti di passerelle, motozattere tipo “MZ” per il trasporto sulle spiagge di veicoli ed armi pesanti e navi cisterna classe “Sesia” munite di scale aeree e passerelle

Circa 50 imbarcazioni di vario tipo

30 siluranti quali scorta protettiva

2 navi da battaglia

La squadra navale italiana attraccata a Napoli, Cagliari, Messina, Augusta e Reggio Calabria.

Dal cielo era previsto l’appoggio di 900 aerei:

300 apparecchi da bombardamento

180 aerei da caccia

60 aerosiluranti

60 assaltatori

300 aerei da trasporto

Entro due giorni dalla data definitiva di attacco la flotta dei mezzi da sbarco si sarebbe radunata nei porti di Porto Empedocle, Licata, Siracusa e Catania.

Come scrisse l’irredentista maltese Carmelo Borg Pisani (3), Sottocapo Manipolo M.M. MILMART, Operazione “C.3”, Medaglia d’oro al valor militare (4): «Il corpo di sbarco a Malta prevedeva truppe da sbarco: reggimento “San Marco”, battaglioni camicie nere da sbarco, arditi, Divisione paracadutisti Folgore, Divisione aerotrasportabile La Spezia, Divisioni di Fanteria Livorno, Superga, Friuli, Napoli e Assietta ecc. con 270 mezzi da sbarco e una cinquantina di altri natanti, scortati da una trentina di siluranti, mentre il resto della flotta italiana sarebbe stata pronta ad intervenire dai porti di Messina, Reggio, Augusta, Napoli e Cagliari. Era previsto l’impiego di 9 battaglioni paracadutisti tedeschi e 51 italiani: di cui 35 esercito, 10 MVSN, (milizia), 4 marina, 2 aeronautica, in tutto 62 mila uomini, 1600 veicoli e 700 bocche da fuoco, trasportati su 33 grosse navi con adeguate scorte, e centinaia di alianti tedeschi, con l’appoggio di 1500 aerei, di cui 600 tedeschi».

Tuttavia, la caduta di Tobruk avvenuta il 21 giugno del 1942 (Battaglia di Ain el-Gazala), convinse gli alti comandi dell’Asse di continuare la campagna militare del Nord Africa, e tentare in questo modo la conquista dell’Egitto. Di conseguenza, la presa di Malta non fu più considerata di fondamentale rilevanza. Anzi, il progetto venne tralasciato, e rinviato all’autunno successivo. A soprassedere l’Operazione C3 – Hercules, oltre agli avvenimenti sopraccitati, si aggiunse anche l’evolversi sfavorevole della situazione bellica sul Fronte orientale che obbligò l’immediato trasferimento sul fronte russo del Corpo Aereo tedesco, dislocato in Sicilia. Però la decisiva vittoria alleata nella seconda battaglia di El Alamein (3 novembre 1942) vide per sempre cancellata la tanto agognata “Operazione C3”.

Il Battaglione speciale dei Vigili del Fuoco, meglio conosciuto come “Battaglione S. Barbara”, il cui motto era: Vigiles Victoriam Anhelantes, fu costituito nel 1942 e fu inquadrato anche nelle unità che avrebbero dovuto partecipare al piano di invasione dell’isola di Malta. Era formato da un numero selezionato di volontari provenienti dal Corpo dei Vigili del Fuoco. Tuttavia, la rinuncia dei vertici militari all’operazione C3 a cui si aggiunsero i minacciosi bombardamenti che colpirono le città italiane, fecero sì che questi prescelti, rientrassero nelle proprie caserme di appartenenza, per poter partecipare alle operazioni di soccorso. In realtà, il Battaglione, fu suddiviso in Centurie, e pur mantenendo la propria autonomia, fu accasermato e sottoposto ad operare sotto la direzione del comando ospitante. Ciò nonostante, l’Amministrazione si riservò un probabile nuovo richiamo in caso di necessità. Però il tracollo dell’Asse in Africa settentrionale avvenuto nel novembre del 1942 portò alla smobilitazione del Battaglione “Santa Barbara” (fine di novembre), e al suo scioglimento definitivo che avvenne il 15 dicembre dello stesso anno.

Abbiamo rivolto alcune specifiche domande al Cav. Alessandro Mella, Divulgatore storico – Scrittore, in merito al Battaglione speciale dei Vigili del Fuoco che avrebbe dovuto partecipare nella metà di luglio di settantasette anni fa alla progettata ma mai realizzata invasione di Malta.

Domanda

Cav. Mella, grazie per avere risposto alle domande. Quando e perché fu costituito il “Battaglione S. Barbara”?

Risposta

Le sono grato per avermele poste. Da molto tempo non mi occupo più di questo genere di storiografia ma non posso dimenticare il libro con cui dieci anni fa, per primo con un po’ di ingenuo pionierismo, parlai in modo specifico del reparto un tempo solo accennato qua e là. Il Battaglione venne creato nell’estate del 1942, le prime circolari furono emesse a fine agosto. Alla Direzione Generale dei Servizi Antincendi si desiderava, forse, prender parte più attiva ai fatti del conflitto e scrivere qualche pagina di storia ritenuta gloriosa secondo il comune sentire di quel momento. La Regia Marina aveva da tempo sequestrato alcune autoscale dei vigili del fuoco per smontare le torrette e le volate delle autoscale al fine di installarle su dei dragamine (sfatiamo il luogo comune del montaggio su chiatte, non avrebbero potuto sostenerle) per superare le alte scogliere maltesi. Credo che qualche camicia nera da sbarco abbia rivelato delle difficoltà. Chi non è mai salito, percorrendola interamente, su di un’autoscala può umanamente avere dei problemi di equilibrio e insicurezza. Intimamente sono sempre stato convinto che questo aspetto abbia contribuito a valutare l’impiego anche di vigili del fuoco almeno per la manovra delle scale e per affrontare le prime salite. Del resto la maggior parte dei vigili aveva alle spalle anche un addestramento militare, il servizio di leva, la formazione a volte nella milizia e l’esperienza della Grande Guerra specialmente i sottufficiali. Con il senno del poi fu un’avventura al limite della follia. Ma quelli erano i tempi e si deve tentare di capire i fatti e contestualizzarli aldilà dei ragionevoli dubbi che essi oggi ci procurano.

Domanda

Bisognava avere particolari requisiti per essere ammessi a questa unità speciale?

Risposta

Lei consideri che si parlava genericamente di “impiego in zona d’operazioni”. Malta fu in un primo momento una deduzione dei vigili stessi ed un vociferare tra le tende del campo del reparto. Ciò mi fu confermato direttamente da Stefano Gabotto che fu ufficiale del battaglione e dal figlio di un altro ufficiale che ricordava i racconti del genitore. Comunque si tennero da conto la prestanza fisica, l’attitudine personale, le esperienze pregresse (Nell’esercito, nella Milizia e così via) e probabilmente anche le referenze politiche dato il taglio che al battaglione si voleva dare. Doveva essere creato così come il regime l’avrebbe voluto. Insomma politicamente allineato. Secondo le carte del tempo le domande furono numerose e ci fu una selezione molto rigorosa. Per molti poteva costituire un’occasione per guadagnarsi benemerenze e posizioni migliori nella vita e per il futuro (ammesso di tornare ovviamente). Nella logica, magari per noi deprecabile, del tempo rincorrere le possibilità offerte dal regime costituiva anche un’occasione di riscatto ed elevazione sociale. Non potevano certo sapere che dopo la guerra l’adesione al battaglione avrebbe invece comportato sanzioni di vario genere. Gli ufficiali furono sospesi per anni dalle promozioni ad esempio. Occorre ricordare, inoltre, che il personale di ogni grado (ufficiali compresi) fu selezionato tanto tra il personale in servizio permanente nel corpo quanto tra il personale in servizio volontario.

Domanda

Da quanti elementi era composto il Battaglione? E dove furono insediati i loro componenti per l’addestramento?

Risposta

Il reparto era composto da circa seicento unità tra truppa e sottufficiali più quindici ufficiali. Un numero considerevole se si pensa che comunque si trattava di sottrarre questi uomini ai corpi provinciali già mobilitati ed in difficoltà per le esigenze belliche. Per le caserme e distaccamenti periferici fu comunque un prelievo di personale subito malvolentieri. Comunque quando i gruppi giunsero, via treno, progressivamente a Roma essi furono condotti negli appezzamenti, allora per lo più campagna, alle spalle delle Scuole Centrali Antincendi a Roma Capannelle. Poco dietro l’enorme struttura formativa sorse il campo munito di una gran quantità di tende e di un portale d’ingresso oltre che dei servizi essenziali. La scelta fu dettata senz’altro da ragioni pratiche. Intanto il terreno era in periferia. Quindi un poco meno esposto. E poi la vicinanza con la Scuola permetteva di usufruire in caso di necessità degli ulteriori servizi di cui essa disponeva. Dall’armeria all’infermeria, dai laboratori medici ai vari impianti. Gli spazi liberi permettevano la formazione, le manovre e quindi anche dal punto di vista pratico, oltre che logistico, la zona si prestava.

Domanda

Il Battaglione S. Barbara venne inquadrato militarmente nel 1942, quali tipologie di armi vennero loro assegnati, tenendo conto della gerarchia all’interno dell’unità costituita: Ufficiali, sottufficiali e truppa?

Risposta

L’armamento del Battaglione non si discostò troppo da quello già in dotazione ai Corpi Provinciali dei Vigili del Fuoco i quali, del resto, ne fecero raro uso e per lo più per scopi rappresentativi anche se le autorità avrebbero preferito un uso più costante. E tali arsenali erano in gran parte riforniti con le armi già impiegate dal Regio Esercito e dalle altre forze armate e istituzioni dello stato. L’uso delle armi si limitò a prove di tiro, uso e manutenzione e così via, ma, anche al campo del Battaglione, i vigili ebbero modo di usarle prevalentemente nei momenti di una certa importanza, per rendere gli onori a qualche autorità in visita. Gli Ufficiali ed i sottufficiali avevano l’obbligo del porto di pistola al fianco, in genere la Beretta modello 1923 o la Beretta 1934, la pistola cal. 9 mm più utilizzata in Italia nel XX sec. Per i sottufficiali era prevista anche la distribuzione del fucile mitragliatore MAB 38, uno dei prodotti più moderni delle nostre industrie belliche, l’arma aveva un calibro di 9 mm. Tra le armi collettive e di squadra ricordiamo la Breda 37, mitragliatrice calibro 8 mm del peso di circa 38 kg (più 11 kg di treppiede) e dotata di scomodissimi caricatori a piastra da 30 colpi ognuno, ma anche la Breda 30, calibro 6,5 mm, del peso di circa 11 kg. La dotazione prevalente, però, fu composta da moschetti ‘91.  Per fortuna nessuna di queste armi, che ben si notano nelle foto d’epoca, fu utilizzata in combattimento.

Domanda

Può descriverci brevemente la loro uniforme e lo scudetto da braccio predisposto per quella missione?

Risposta

Si cercò di dare ai militi del reparto un’immagine che rispondesse tanto alle necessità pratiche quanto a quelle della propaganda. La bustina fu sostituita dal basco all’italiana con i gradi di lato a fianco del fregio del corpo. Il basco richiamava i paracadutisti, il San Marco, i reparti d’assalto del REI. Era quindi un’icona altamente evocativa. L’uniforme era una giacca a quattro tasche con pantalone corto simile al modello 1940 del Regio Esercito. Alla quale s’associava un maglione a collo alto nero. Calzerotti neri identici a quelli della Milizia completavano l’insieme. E questi elementi richiamavano fatalmente la componente politica del reparto cui si cercò di dare un aspetto marcatamente allineato ai canoni del regime. Lo scudetto da braccio sposò in pieno quest’esigenza. Intanto è doveroso dire che l’immagine principale, una grossa “M” bianca su fiamme ardenti, fu riciclata dal bozzetto prodotto per il mancato “II° Campo Naz. Dei Vigili del Fuoco” del 1940. L’iconografia di quella bozza si prestava alle nuove esigenze. La “M” dava l’idea di un ponte (allusione al superamento delle scogliere?) e allo stesso tempo richiamava la Milizia ma soprattutto il Capo del Governo. Il gioco di colori si allineava poi, alla perfezione, con i canoni aggressivi e guerreschi del regime.

Domanda

Quando fu sciolto il “Battaglione S. Barbara”?

Risposta

Con l’autunno del 1942 gli anglo-americani presero, gli inglesi soprattutto, ad intensificare le incursioni aeree sul territorio italiano. I bombardamenti furono micidiali, costanti e incredibilmente devastanti. Chiaramente si puntava ad azzerare la produzione industriale ma anche a demoralizzare le popolazioni. Il bombardamento “strategico” andava ormai a braccetto con quello “psicologico/terroristico”. Sfiancare la gente comune, creare odio verso il regime. L’Operazione C3 pareva sfumata ma la Direzione Generale dei Servizi Antincendi ormai aveva messo insieme il reparto ed anche per ragioni propagandistiche, oltre che pratiche, non lo si poteva certo mandare a casa da un momento all’altro. Pertanto fu trovata una soluzione transitoria e di ripiego che potesse rispondere tanto alle esigenze pratiche quanto a quelle politiche. Il reparto, quindi, fu diviso in centurie inviate come “colonne mobili” in supporto ai colleghi delle città più bombardate o più esposte al rischio d’esserlo. Vi restarono alcune settimane poi i militi del reparto furono gradualmente inviati ai corpi provinciali d’appartenenza.

Domanda

Cav. Mella, un’ultima domanda, che probabilità di riuscita poteva avere l’Operazione C3 nel caso fosse stata realizzata? La presa di Malta sarebbe stata determinante per le sorti del secondo conflitto mondiale?

Risposta

Galeazzo Ciano riportò nel suo diario le perplessità del generale Carboni ed era una sfiducia a mio modesto avviso condivisibile. L’impresa pareva una scommessa. Le probabilità di non “schiantarsi” sulle scogliere minime. Credo che intimamente anche i tedeschi non fossero affatto ottimisti circa il piano. Del resto l’esperienza di Creta li aveva segnati. Certo l’avevano presa ma ad un costo, in termini di uomini e mezzi, ritenuto troppo elevato. Malta poteva essere lo stesso e forse peggio. Certo la sua occupazione avrebbe costituito una svolta per alleggerire la pressione esercitata dagli inglesi sui convogli di rifornimenti diretti verso l’Africa settentrionale. Parte considerevole dei velivoli e del naviglio che attaccava questi convogli partiva da Malta o nell’isola vi trovava almeno rifornimenti utili ed un punto d’appoggio formidabile. Insomma alla lunga forse l’operazione avrebbe pagato. Ma il prezzo temo sarebbe stato altissimo ed i rischi notevoli. Ammesso, bene inteso, di riuscire nell’impresa.

1) Mariano Gabriele “Operazione C3 Malta” Ufficio Storico della Marina Militare – 1990.

2) Alessandro Mella “I Vigili del Fuoco e l’invasione di Malta. Breve storia del Battaglione speciale “Santa Barbara”, Marvia Edizioni 2009.

3)  Carmelo Borg Pisani e lo sbarco a Malta. I.S.S.E.S. – Istituto di Studi Storici Economici e Sociali.

4) Carmelo Borg Pisani, Medaglia d’oro al valor militare. Cenni storici e normativa dell’onorificenza. Sottocapo Manipolo M.M. MILMART, Operazione “C.3”. Data del conferimento: 04/05/1943. Alla memoria. Motivazione: Irredento maltese e, come tale, esente dagli obblighi militari, chiedeva ripetutamente ed otteneva di essere arruolato, nonostante una grave imperfezione fisica. Come camicia nera partecipava alla campagna di Grecia, durante la quale contraeva una infermità per cui avrebbe dovuto essere sotto posto ad atto operatorio, al quale si sottraeva per non allontanarsi anche solo per pochi giorni dal campo di battaglia. Conseguita la nomina ad ufficiale della milizia artiglieria marittima, chiedeva insistentemente di essere utilizzato in una rischiosissima impresa di guerra, alla quale si preparava in lunghi mesi di allenamento e di studio, in perfetta serenità di spirito e in piena consapevolezza della gravità del pericolo. Catturato dal nemico, riaffermava di fronte alla corte marziale britannica di Malta la sua nazionalità italiana e cadeva sotto il piombo del plotone di esecuzione al grido di: ” Viva l’Italia a. Fulgido esempio di eroismo, di fede, di abnegazione e di virtù militari, che si riallaccia alle più pure tradizioni dell’irredentismo. – Malta, 1942. (www.quirinale.it).

5) Alessandro Mella nasce nel 1982 da una secolare famiglia di artigiani originaria di Mongrando (BI) che in parte si trasferì a Torino nel 1889. Dopo aver compiuto i suoi studi, è stato per molti anni (dal 2002 al 2018) vigile del fuoco volontario, svolgendo servizio operativo ed occupandosi di ricerca e divulgazione storica nel settore. Nel tempo, però, ha esteso il suo interesse alla storia nazionale ed, in modo più vasto, europea; cui ha dedicato volumi, libri e decine di saggi, articoli e monografie nonché di numerose partecipazioni ad opere di altri autori. È spesso relatore in incontri culturali e storici. Il suo amore per la storia gli ha permesso di conoscerne direttamente molti protagonisti. È grandemente legato alla comunità di Viù nelle Valli di Lanzo, di cui era originaria la famiglia per parte materna, ed a quella di San Carlo Canavese in cui è cresciuto. Nel luglio 2017 è stato eletto presidente dell’Ass. Studi Storici Giovanni Giolitti di Cavour ed è da anni impegnato nello staff dei “Caffè Culturali Viù” alle cui attività culturali concorre. Il 26 maggio 2019 è stato eletto consigliere comunale presso il comune di Viù (TO). È Consultore del Comitato Scientifico dell’Annuario della Nobiltà Italiana. Negli anni ha ricevuto, tra l’altro, diverse onorificenze. È autore di: Uniformi dei vigili del fuoco 1938-1945, Parma, 2004; Uniformi e distintivi dei vigili del fuoco 1900-1965, Voghera, 2008; I vigili del fuoco e l’invasione di Malta, Voghera, 2009; Oltre ogni confine, Roma, 2010; Il mistero del Maresciallo Ney, Viterbo, 2011; Vigili del fuoco in posa (con C. Di Francesco), Voghera, 2012; Le campane del fuoco, San Maurizio C.se, 2016; Viva l’Imperatore – Viva l’Italia – Le radici del Risorgimento: Il sentimento italiano nel ventennio napoleonico, Roma, 2016; Dalle Valli di Lanzo alla Nuova Italia – Note Storiche su Giovanni Rastelli, Collegno, 2017.

Ph. Scudetto da braccio del Battaglione S. Barbara, per gentile concessione di Alessandro Mella

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Giuseppe Longo 2019, “Seconda Guerra Mondiale: Operazione Malta Due”, Cefalunews.org.

Giuseppe Longo
[email protected]
@longoredazione

 

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