La Sicilia archeologica sarà al centro di un incontro internazionale di carattere scientifico che si svolgerà in Francia, ad Amiens, il 2 e 3 dicembre prossimi . L’appuntamento apre un focus sulle recenti scoperte relative al Teatro Greco di Halaesa Arconidea, messe in luce nel corso degli scavi condotti dall’Università di Amiens sotto il coordinamento scientifico della professoressa Michela Costanzi, docente di Storia ed Archeologia Greche all’UPJV-Università di Amiens.
“Se la ricchezza del patrimonio della Sicilia antica è innegabile – sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà – l’archeologia ci mostra che ancora molti aspetti restano da esplorare, offrendo interessanti occasioni di ricerca e di confronto. L’incontro di Amiens conferma quanto emerso nei giorni scorsi a Paestum durante la Borsa Mediterranea del Turismo archeologico appena conclusa, e cioè che la Sicilia rappresenta un’eccellenza mondiale. Che la comunità scientifica internazionale dedichi il giusto spazio alla Sicilia – evidenzia l’assessore Samonà – è, infatti, la dimostrazione che l’azione del governo regionale va nella direzione giusta: valorizzare la nostra terra, la sua identità, la sua storia plurimillenaria, facendo di ciò la leva dello sviluppo dei prossimi anni”.
Il convegno, promosso dall’Università di Amiens, sarà un momento importante per presentare i risultati scientifici delle missioni archeologiche condotte ad Halaesa ed avviare un confronto tra specialisti ed istituzioni con l’innegabile valorizzazione del sito.
“I due giorni di promozione e valorizzazione organizzati in Francia – aggiunge il direttore del Parco archeologico di Tindari, Domenico Targia – sono il frutto di una nuova politica di gestione del Parco che àncora le convenzioni con gli istituti e le Università alla socializzazione dei risultati: sia al territorio interessato dalle campagne di scavo che presso le sedi istituzionali degli enti di ricerca. L’organizzazione di eventi fuori dalla Sicilia con l’inevitabile coinvolgimento di studiosi, giovani archeologi e studenti e la ricaduta mediatica degli stessi sull’opinione pubblica, diventa momento importante di promozione culturale del Parco archeologico diffuso di Tindari, una realtà di grande valenza storico-culturale e ambientale che, con i suoi 150 chilometri lineari lungo la dorsale tirrenica e i 10 comuni interessati, rappresenta un forte attrattore capace di coniugare le importanti emergenze storico-archeologiche del Parco con l’aspetto ambientale, rappresentato dalle Isole Eolie e dai Nebrodi”.
E felice di poter riunire ad Amiens specialisti ed istituzioni per presentare le novità delle scoperte, ma anche per riflettere insieme sulle importanti questioni legate alla gestione, alla valorizzazione e alla fruizione del sito di Halaesa è la professoressa Michela Costanzi, coordinatrice del progetto di ricerca per l’Università di Amiens, per la quale “le eccezionali scoperte scientifiche in questa città antica finora poco conosciuta, la collaborazione tra numerosi specialisti, il dialogo sempre costruttivo delle missioni italiane e internazionali tra di loro e con le istituzioni siciliane, dal Comune di Tusa al Parco Archeologico di Tyndaris, dalla Soprintendenza ai Beni Culturali di Messina all’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, la loro partecipazione e l’impegno attivi, fanno di Halaesa e dei siti del Parco Archeologico di Tyndaris un esempio da seguire nel mondo dell’archeologia internazionale contemporanea”.
“Il recente rinnovo della convenzione stipulata tra l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali, l’Università di Amiens e il Comune di Tusa – evidenzia, infine, il sindaco di Tusa, Luigi Miceli – ha portato il nostro territorio al centro del dibattito internazionale sul tema dell’archeologia e dell’identità europea. L’attenzione dell’Accademia, l’implementazione della campagna di scavi e la vocazione del sito di Halaesa quale luogo di rappresentazione interdisciplinare dell’arte, costituiscono un formidabile strumento di sviluppo, sostenibile e strutturato, per Tusa e tutta l’area dei Nebrodi occidentali”.