Guerra italo-turca. Anche il termitano Agostino Longo, cannoniere scelto, nell’audace impresa dello Stretto dei Dardanelli

Nella notte tra il 18 e il 19 luglio di centodieci anni fa in piena guerra italo-turca, le torpediniere d’alto mare: Astore, Centauro, Climene, Perseo e Spica, al comando del Capitano di Vascello, Enrico Millo (1865-1930) violarono lo Stretto dei Dardanelli, spingendosi in formazione serrata per circa 11 miglia, sino quasi a raggiungere gli sbarramenti di Costantinopoli.

Durante la ricognizione, al fine di constatare le reazioni della difesa nemica, le imbarcazioni della Regia Marina, per quanto possibile, cercarono di mettere a segno i siluri sulle pesanti navi da guerra ottomane, all’ormeggio nella rada di Nagara.

La sortita, però, fu sventata dai forti di sorveglianza ottomani, poiché durante la notte, all’imbocco dello stretto, intercettarono la torpediniera Astore, l’ultima in linea di battaglia. Tuttavia, la penetrazione lungo la costa europea dei Dardanelli continuò, e nel corso  della missione, dopo l’incaglio dello Spica (a capo della formazione navale e in seguito al suo ripristino), la 3a squadriglia italiana, sfidando nei due sensi l’intenso fuoco delle batterie turche, e schivando ogni sorta di ostacoli retali, compresi i tratti di mare minati, riuscì a ricongiungersi alle navi appoggio: Vettor Pisani, Nembo e Borea, che stazionavano in mare aperto, nell’Egeo. Le siluranti, durante la rischiosa attraversata non riportarono danni significativi, pertanto insieme alla scorta, fecero tutti quanti ritorno alla base italiana di Lero, nel Dodecaneso italiano.

Tra questi coraggiosi argonauti ci fu anche il termitano Agostino Longo (1889-1967) (1) cannoniere scelto, imbarcato sul Climene. Il nostro, all’epoca del raid dei Dardanelli, doveva ancora compiere 23 anni. Insieme a lui, faceva parte del personale di bordo il seguente equipaggio che noi qui trascriviamo integralmente con la rispettiva gerarchia e le relative località di provenienza:

STATO MAGGIORE

Primo Tenente di vascello, Carlo Fenzi, comandante (Firenze)

Tenente di vascello, Luigi Montella (Otranto)

Sottotenente di vascello, Arturo Luzzi (Reggio Calabria)

Tenente macchinista, Chillemi Carmelo (Catania)

EQUIPAGGIO

Marinari scelti: Ermanno Piccoli (Fano); Antonio Vianello (Pellestrina); Pietro Accame (Pietra Ligure).

Marinari: Giacomo Vernazza (S. Margherita Ligure); Pietro Palermo (Pozzallo); Gentile Veronesi (Chioggia); Mauro De Pinto (Molfetta); Rosario Almorisi (Salerno);

Capo timoniere di 2a classe: Umberto Giberti (Viareggio).

Timoniere volontario di un anno: Klinger Settimio (Genova).

Timoniere: Giovanni Battista Pisanelli (Ducenta).

Sotto capo cannoniere: Salvatore Javolello (Benevento).

Cannonieri scelti: Fernando Donati (Pesaro); Agostino Longo (Termini Imerese).

Torpediniere E: Evangaldo Piccinini (Terruggia)

Secondo capo torpediniere S: Francesco Doria (Napoli).

Torpedinieri S: Carlo Fuggetta (S. Giovanni Valdarno); Giuseppe Monaco (Napoli).

Primo macchinista: Raffaele Nappi (Napoli).

Secondo macchinista: Crispo Giovine (Molfetta).

Secondo capo meccanico: Massimiliano Pacinotti (Livorno).

Sotto capi meccanici: Rocco Ninni (Bari); Vincenzo Carrieri (Napoli); Angelo Chiantera (Monopoli).

Sotto capi fuochisti A: Vito Cellamare (Taranto); Vincenzo Mazzola (Alessandria).

Fuochisti scelti A: Luigi Albertella (Pegli); Giovanni Taragna (Torino).

Fuochista A: Giordano Fabbi (Savona).

Fuochisti scelti: Salvatore Marzo (Messina); Vincenzo Buonocore (Ischia).

Fuochisti: Andrea Albini (Voltri); Giuseppe Saia (Palermo); Stefano Camarda (Messina).

Un gruppo dell’equipaggio dell R. Torpediniera “Climene” coi due canini nati nella notte del 18-19 luglio 1912

Per la storica scorreria, le bandiere di guerra delle cinque siluranti furono insignite con la medaglia d’oro dal Re Vittorio Emanuele III di Savoia (1869 – 1947), su proposta (2) del Ministro della Marina l’on. Pasquale Leonardi Cattolica (1854 – 1924).

Le gesta della squadriglia (3) suscitarono tanta ammirazione nei confronti della nostra armata di mare. In realtà le imprese eroiche delle cinque “Walkirie”, ebbero maggiore eco di consenso nell’opinione pubblica, soprattutto attraverso i versi rimati di Gabriele d’Annunzio (1863 – 1938) con “La canzone dei Dardanelli”, componimento inserito nel libro di poesie: “Merope. Canti della guerra d’oltremare”.

Il 25 aprile 1913, il giorno di San Marco, nel cortile di Palazzo Ducale a Venezia, furono consegnate le medaglie d’oro ai componenti delle siluranti del Raid.

[…] Le medaglie d’oro vennero conferite per sottoscrizione pubblica fra i veneziani, sottoscrizione promossa dal comm. Nicolò Spada. La quota fu fissata a 10 centesimi: così anche le borse più umili poterono contribuire all’omaggio […] (Cfr. Echi della festa di Venezia per gli eroi dei Dardanelli). Le decorazioni furono distribuite ai premiati dalla bimba dell’Ammiraglio Umberto Cagni (1863 – 1932).

Per quell’evento unico e straordinario, che vide osannati Millo e una schiera di marinai, circa 1800 alunni delle scuole, accompagnati da tre bande musicali, cantarono l’inno dei Dardanelli, scritto dal Prof. Ferdinando Galanti, e musicate dal M° Carmelo Preite.

La festa della distribuzione delle medaglie d’oro agli eroi dei Dardanelli nel cortile del Palazzo Ducale a Venezia il giorno di San Marco 25 aprile. Ph. Naja presa mentre il deputato On. Prof. Pietro Orsi annunciava il suo discorso. F.lli Treves

 

La festa della distribuzione delle medaglie d’oro agli eroi dei Dardanelli nel cortile del Palazzo Ducale a Venezia il giorno di San Marco 25 aprile. Ph. Naja presa mentre il deputato On. Prof. Pietro Orsi annunciava il suo discorso. F.lli Treves

 

Per avere un quadro esauriente circa la scheda tecnica della torpediniera d’alto mare Climene (4) protagonista, insieme alle altre quattro siluranti, dell’audace missione nel canale dei Dardanelli, abbiamo interpellato lo storico navale Virginio Trucco (5), invitandolo anche di parlarci pur brevemente della storia tipologica dell’unità su cui fu imbarcato il marinaio Agostino Longo.

La torpediniera Climene

«Prima di parlare della Regia torpediniera Climene, e bene fare una breve storia di questa tipologia di unità.

Nel 1866 l’ingegnere Whitehead, migliorando il progetto del capitano di Fregata della K.u.K Marine Luppis, presentò alla marina austriaca la “torpedine Luppis – Whitehead”, ribattezzata dall’ammiraglio Saint Bon siluro. La marina austriaca provò ed accetto il mezzo da utilizzare da postazioni fisse per la difesa costiera. Whitehead continuò a sviluppare l’arma, vendendone i progetti a tutte le marine europee e non.

Con il miglioramento del siluro, questo iniziò ad essere imbarcato sulle unità maggiori e nel 1877 la Royal Navy costruì la prima vera e propria torpediniera, la Lightning piccola unità di 27 tonnellate, una lunghezza di 27m e velocità di 18/19 nodi. Immediatamente i maggiori paesi europei prima comprarono torpediniere dai cantieri inglesi e poi avviarono la costruzione in proprio.

Soprattutto in Francia la “Jeune École” proclamava finita l’era delle grandi navi, soprattutto le corazzate che sarebbero state facile preda delle torpediniere, cosa che fu confermata dai successi delle torpediniere giapponesi nei confronti delle navi russe nella baia di Port Hartur durante il conflitto Russo – Giapponese, inoltre non avendo bisogno di grandi infrastrutture potevano essere dislocate in qualsiasi porticciolo, tanto che nella prima decade del 1900 la Marine Nationale arrivò a schierarne 250.

Intanto le torpediniere continuavano a crescere in dimensioni e migliorare le proprie prestazioni fino ad arrivare a unità che potevano operare in alto mare, a tale scopo, data la limitata autonomia, vennero costruite navi atte a trasportarle e metterle in mare in vicinanza del nemico. Anche la Regia Marina s’interessò alle torpediniere, prima acquistandole da cantieri esteri e poi ordinandole a cantieri nazionali.

Torpediniere d’alto mare Climene, per gentile concessione di Angelo Casà

Il Climene fu una di queste ultime, si trattava di una torpediniera di alto mare, costruita dal cantiere Pattinson di Napoli. Impostata nel gennaio del 1908 fu varata il 15 maggio del 1908 ed entrò in servizio il 16 agosto del 1909, aveva un dislocamento a p.c. di 208.15t, leggermente inferiore alle altre unità della stessa classe in quanto installava caldaie alimentate a nafta anziché a carbone.

Le sue dimensioni erano le seguenti, lunghezza f.t. 51.647m, lunghezza alle pp 50.064m larghezza 5.312m ed un’immersione di 1.76m. l’apparato motore era composto da 2 caldaie tubolari Thornycroft da 3.225 hp di potenza, che alimentavano 2 motrici alternative verticali a triplice espansione accoppiate a due eliche Stone a tre pale del diametro di 1.676m, che gli conferivano una velocità di 25 nodi. Una scorta di 42t di nafta gli permettevano un’autonomia di 1376mg ad una velocità di 8 nodi, che scendeva a 752mg a 16n e 324 mg a 24n. era armata con tre cannoni da 47/53 e 3 tubi lancia siluri da 450mm, il suo equipaggio era composto da 3 ufficiali e 32 fra sottufficiali e marinai.

L’unità era costruita con acciaio zincato ad alta resistenza, il suo scafo era diviso da 11 paratie stagne, cosa che gli conferiva una certa robustezza, aveva ottime qualità nautiche che gli permettevano di operare con ogni tempo, un’ottima manovrabilità anche alle alte velocità. Inserita nella 3^ squadriglia torpediniere d’alto mare, operò nel Mar Egeo con compiti di vigilanza e scorta.

Durante la guerra italo-turca partecipò all’impresa dei Dardanelli e la sua bandiera fu decorata con medaglia d’oro al valor militare, partecipò poi all’occupazione delle isole di Scarpanto, Caso, Nisiro, Lero, Calimna e Patmo. Nell’ottobre del 1915 partecipò al salvataggio dell’esercito Serbo e successivamente prese parte allo sbarramento del canale d’Otranto come posamine. Il 3 novembre 1918 partecipò all’occupazione di Trieste ed il 5 a quella di Pola, esegui compiti di dragamine e pilotaggio convogli, trasferita al comando di Pola continuò a svolgere vari compiti sino al 23 luglio del 1926 data della sua radiazione, successivamente fu inviata alla demolizione».

Note:

(1) Il cannoniere scelto Agostino Longo, fu decorato della medaglia d’oro, e gratificato con la somma di 500 lire in titoli di Stato (circa 2000 euro di oggi). Inoltre, come ci racconta suo nipote (il sig. Mario Longo), suo zio era un uomo schivo e riservato. Al ritorno dalla vita militare, fu premiato da un apposito Comitato istituitosi a Termini Imerese che gli offrì in dono un orologio da taschino con dedica. Attualmente l’orologio è conservato gelosamente a casa degli eredi.

Agostino Longo fu Francesco, e Carmela La Mantia, nacque a Termini Imerese in Vicolo Mori. Dopo aver terminato il servizio militare esercitò il mestiere di falegname. Si trasferì nella nuova casa sita in Piazzetta Geraci, acquistata con una parte dei proventi del premio in denaro. Sposò Antonia Purpura da cui ebbe due figli, Francesco e Carmelina.

(2) Testo della relazione dell’onorevole Ministro a Sua Maestà il Re:

«Sire,

Nella notte dal 18 al 19 ultimo scorso una squadriglia di siluranti composta dalle torpediniere d’alto mare Spica, Climene, Centauro, Astore e Perseo, al comando del capitano di vascello Enrico Millo, penetrava nei Dardanelli per constatare le reali condizioni della difesa e silurare possibilmente la squadra turca ancorata nel seno di Nagara.

 La squadriglia, scoperta all’entrata, si portava fino alla stretta di Chanak, quivi avvistava le navi nemiche e retrocedeva solo quando l’ulteriore avanzata avrebbe rappresentato un sicuro ma vano sacrificio. Illuminata, come di pieno giorno, da potenti proiettori, percorreva sempre in fila serrata il canale nei due sensi e ritornava quasi immune da danni, pur fatta bersaglio per circa due ore dalle innumerevoli artiglierie postate sulle rive, dopo aver superato ostacoli e zone minate.

Sire,

Il freddo ardire del duce, la balda valentia dei comandanti, la mirabile bravura dei dipendenti, fuse insieme in uno sforzo concorde animato dal più profondo sentimento del dovere, costituiscono un fulgido esempio di virtù militari che è doveroso premiare in maniera collettiva, che tale sia ambìto compenso per tutti quanti, stando sulle siluranti predette, parteciparono all’ardua impresa.

Mi onoro pertanto sottoporre alla sanzione della M.V. la proposta di decorare della medaglia d’oro al valor militare le cinque gloriose bandiere di combattimento che sventolarono su Dardanelli nella notte dell’eroico cimento».

 (3) Comunicato ufficiale dell’Agenzia Stefani in data 20 luglio 1912 alle ore 14.10, e comunicato dell’Ammiraglio Leone Viale (1851 – 1918) all’Agenzia Stefani in data del 21 luglio 1912.

Agenzia Stefani del 20 luglio 1912

«(Ufficiale). In seguito alle reiterate insistenti informazioni pervenute al Comando in Capo delle Forze Navali, accennati alla intenzione delle flotta turca di tentare una sorpresa contro le nostre navi in Egeo, fu ordinato negli scorsi giorni di intensificare e spingere al nord le linee di crociera delle nostre siluranti.

Una squadriglia di torpediniere, forse inseguendo siluranti nemiche o per scopo di ricognizione, si spingeva con mirabile ardimento e con ordine perfetto entro i Dardanelli, giungendo inosservata fin quasi a Gianak per circa venti chilometri.

Scoperta da numerosi proiettori e fatta segno di nutrito fuoco incrociato dai molti forti delle due sponde, nonché dalla moschetteria e dalle mitragliere, si spingeva ancora avanti, finchè – constatato che la squadra nemica era in piena efficienza difensiva e protetta da ostruzioni in cavo di acciaio – decise ritirarsi constatando l’assoluta impossibilità di eseguire un attacco alle navi ancorate.

Tale ritirata si eseguiva in ordine perfetto sempre sotto il fuoco vivissimo di tutti i forti dei Dardanelli e delle navi ormai messe in allarme. E la squadriglia italiana al completo riguadagnava l’Egeo senza che le siluranti nemiche osassero neanche inseguirla.

Grazie alla perizia marinaresca e militare, alle saggie disposizioni prese, e grazie alla scarsa precisione del tiro nemico, le nostre torpediniere riuscirono assolutamente incolumi nel personale e nel materiale.

In tal modo poteva compiersi una audacissima ricognizione che ridonda ad onore della regia Marina ed è prova mirabile dell’abilità e dell’audacia dei Comandanti, della disciplina e del sangue freddo degli equipaggi».

Il rapporto Viale

L’Agenzia Stefani comunica in data del 21:

ROMA 21 – Il vice-ammiraglio Viale radiotelegrafa dalla R.N. «Regina Elena» in data di ieri.

«A mezzanotte tra il 18 e il 19, la squadriglia di siluranti composta dalle torpediniere «Spica», «Centauro», «Astore», «Climene», e «Perseo», riusciva ad entrare di sorpresa nell’imboccatura dei Dardanelli. La torpediniera «Astore», ultima della formazione, veniva poco dopo scoperta e subito le batterie di entrambe le rive aprivano il fuoco su di essa.

Le stazioni di vedetta disseminate a breve distanza lungo la costa si trasmettevano dall’una all’altra i segnali di allarme, sì che la squadriglia delle nostre torpediniere rimaneva sempre e successivamente illuminata da circa dodici proiettori, ma proseguiva arditamente la sua rotta, in formazione serrata, alla velocità di vent’un nodi, tenendosi vicinissima alla costa europea.

Giunta presso Kilid Bahr, mentre il fuoco si faceva più intenso, la torpediniera «Spica», che teneva la testa della formazione, urtava contro un cavo d’acciaio. Liberatasi da questo, proseguiva ancora, ma tosto si impigliava in un altro cavo, dal quale, mettendo a tutta forza, riusciva anche a liberarsi.

Al di là di Kilid Bahr-Cianak, lo specchio d’acqua era completamente ed intensamente illuminato dai proiettori della costa e delle navi e battuto dal tiro nutritissimo delle artiglierie di terra e della squadra. Il mobile incrociarsi dei numerosi fasci proiettori rendeva impossibile identificare le navi e meno ancora il loro orientamento approssimato.

Il comandante Millo pertanto ritenne vano tentare in questa condizioni un attacco, che avrebbe prodotto alla maggior parte delle nostre siluranti sicure perdite. D’altronde giudicando pienamente riuscita la ricognizione, dispose per il ritorno della squadriglia che fu eseguito con lo stesso ordine, la stessa calma e la stessa abilità che hanno caratterizzato tutta questa azione, sebbene il tiro delle batterie turche che la ha accompagnata fino al Capo Helles, fosse divenuto ancora più intenso. Le nostre torpediniere non hanno riportato che avarie insignificanti.

Il contegno del Comandante, degli ufficiali e degli equipaggi per abilità, valore e disciplina fu superiore ad ogni elogio».

(4) Il Climene, insieme alle siluranti: Astore, Centauro e Perseo appartenevano alla Classe “Pegaso”, mentre la torpediniera Spica, faceva parte della classe “Sirio”.

 

(5)  Virginio Trucco è nato a Roma, ha frequentato l’Istituto Tecnico Nautico “Marcantonio Colonna”, conseguendo il Diploma di Aspirante al comando di navi della Marina Mercantile. Nel 1979,frequenta il corso AUC (Allievo Ufficiale di Complemento) presso l’Accademia Navale di Livorno, prestando servizio come Ufficiale dal 1979 al 1981. Già dipendente di Trenitalia S.p.A. lo storico navale Virginio Trucco è membro dell’Associazione Culturale BETASOM (www.betasom.it).

 

Bibliografia e sitografia:

Gabriele d’Annunzio, Merope, Milano, Fratelli Treves, 1912.

Rivista Nautica Italia Navale, Anno XXI – Volume XXI 1912.

AA.VV., “L’Italia a Tripoli. Storia degli avvenimenti della Guerra italo-turca”, Società Editoriale Milanese, 1912.

AA.VV. Album ricordo Dardanelli 18-19 Luglio 1912, Macchi, 1913.

Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, Numero 98, 26 Aprile 1913.

Illustrazione Popolare. Giornale delle Famiglie. “Echi della festa di Venezia per gli eroi dei Dardanelli”, Anno 44 n. 23, 8 maggio 1913. F.lli Treves Editori, Milano.

AA.VV., “Enciclopedia Militare”, Milano, Il Popolo d’Italia – Istituto editoriale scientifico, 1927-1933.

Fratelli Treves, “La formazione dell’Impero Coloniale Italiano”, Milano, F.lli Treves Editori, 1938.

Renzo Sertoli Salis, “Le isole italiane dell’Egeo dall’occupazione alla sovranità”, Roma, Vittoriano, 1939.

Federica Saini Fasanotti, “Libia 1922-1931 le operazioni militari italiane”, Roma, Stato Maggiore dell’Esercito, Ufficio storico, 2012.

Giuseppe Longo 2021, “La guerra italo-turca. Le torpediniere italiane forzano i Dardanelli”, Cefalùnews, 20 dicembre.

www.marina.difesa.it

 

Si ringrazia Angelo Casà dell’Archeoclub d’Italia Himera di Termini Imerese per il materiale fotografico inerente il cannoniere scelto Agostino Longo, e le Torpediniere d’alto mare Astore, Centauro, Climene, Perseo e Spica.

Si ringrazia la Prof.ssa Rosa Lo Bianco, Presidente dell’Archeoclub d’Italia Himera, Termini Imerese.

Si ringrazia per il gentile e fondamentale contributo, il sig. Mario Longo, nipote del cannoniere scelto Agostino Longo.

Foto di copertina: il cannoniere scelto Agostino Longo

Ph. La festa della distribuzione delle medaglie d’oro agli eroi dei Dardanelli nel cortile del Palazzo Ducale a Venezia il giorno di San Marco 25 aprile. Ph. Naja presa mentre il deputato On. Prof. Pietro Orsi (1863 – 1943) annunciava il suo discorso.

Ph. tratte dall’Album ricordo Dardanelli 18-19 Luglio 1912.

Giuseppe Longo
giuseppelongoredazione@gmail.com
@longo redazione

Cambia impostazioni privacy
Torna in alto