Non tutti lo sanno ma in Sicilia c’è un comune che è un vero museo a cielo aperto. E’ Gibellina, una città giovane. E’ stata ricostruita nella seconda metà del secolo scorso dopo il violento terremoto che nel 1968 ha colpito la Valle del Belìce seminando distruzione ovunque. Il comune di Gibellina è risorto dalle macerie. Il sindaco di allora, Ludovico Corrao, chiese aiuto ai suoi amici pittori, architetti e poeti per ridisegnare la città. Al suo appello risposero importanti artisti come Alberto Burri, Mario Schifano, Franco Angeli, Andrea Cascella. Ed ancora Pietro Consagra, Arnaldo Pomodoro, Mimmo Palladino.
Un pò di storia
La nuova città di Gibellina nasce il 3 Giugno 1979. La cerimonia si svolse tra i ruderi del paese vecchio. Vi è stata rappresnetata l’Orestiade di Eschilo. E’ stata reinventata dal poeta e artista siciliano Emilio Isgrò. Oggi della vecchia città distrutta dal terremoto restano solo i ruderi. La nuova, invece, è diventata il comune più aperto della Sicilia. E’ stata progettata da numerosi artisti contemporanei. Si sviluppa in modo fantastico e originale. La nuova Gibellina è stata costruita partendo da un’idea: farne un comune aperto, un vero e proprio museo a cielo aperto. Una sorta di museo permanente con sculture disseminate per le vie. Gli stessi edifici diventano vere opere d’arte. Il paese si raggiunge uscendo allo svincolo per Salemi dell’autostrada A29 Palermo-Mazara del Vallo.
La Porta del Belice
La porta del Belice è un’istallazione in acciaio inox opera di Pietro Consagra. E’ stata eretta sulla strada che conduce alla città di Gibellina Nuova. L’opera richiama le luminarie di paese. le stess e che nel passato venivano installate per le festività. Nel tempo la Porta del Belice è divenuta un vero e proprio simbolo che identifica la valle del Belice. E’ stata eretta proprio a seguito della ricostruzione di Gibellina. L’opera è alta ben 26 metri. La nuova città di Gibellina è nata secondo criteri moderni. Ha pianta ellittica e centrifuga. Non vi è alcuno centro aggregante dove convergono le strade. Le strade sono lunghe e larghe. Delle vere e proprie ottime vie di fuga. Le case sono tutte nuove. Sono tutte ordinate e firmate dai grandi dell’architettura moderna.
Tra le opere da visitare ne suggeriamo alcune. Anzitutto la Chiesa sferica di Ludovico Quaroni. C’è poi anche il Giardino Segreto di Francesco Venezia che racchiude la facciata della cattedrale terremotata. da visitare anche Meeting, la scultura-edificio polivalente di Pietro Consagra. Le piazze sono cinque e sono collegate tra loro. C’è anche il Municipio di Vittorio Gregotti e Giuseppe Samonà. Importantissimo è il Grande Cretto di Alberto Burri. Ricopre le macerie della Gibellina vecchia, la città totalmente distrutta dal terremoto del 1968. Burri, ricoprì i ruderi della vecchia Gibellina con una colata di cemento bianco lasciando però inalterato l’impianto viario.
Da mangiare la Vastedda del Belice
Per chi visita Gibellina non può non mangiare la Vastedda del Belice. E’ un formaggio a pasta filata che si ottiene da latte ovino intero, crudo, di pecore di razza Valle del Belìce. Le pecore sono ancora alimentate al pascolo, o con foraggi freschi quali fieno e paglia. La Vastedda della Valle del Belìce è un formaggio a forma di focaccia. Il suo diametro è di circa 15-17 cm e pesa fra mezzo chilo e 700 grammi.