Campofelice di Roccella si è fermata per salutare Gioele Tempra, il bambino di sette anni che ha perso tragicamente la vita in un incidente avvenuto venerdì scorso sull’autostrada Palermo-Catania, all’altezza della zona industriale di Termini Imerese. Nella chiesa madre di Santa Rosalia, amici, parenti e tanti cittadini si sono raccolti per dare l’ultimo saluto a Gioele, circondando con affetto la famiglia, devastata dal dolore. La madre Mariagrazia, il padre Roberto e il fratello maggiore Samuele, di 12 anni, erano accanto al piccolo, vegliato per l’ultima volta con una bara bianca, simbolo della sua giovane età, circondata da palloncini azzurri e bianchi e da un grande cuore di orchidee.
La cerimonia funebre, officiata dal Parroco don Francesco Casamento, ha rappresentato un momento di profonda condivisione per tutta la comunità. In una chiesa gremita e colma di emozione, don Casamento ha condiviso parole di consolazione, cercando di dare un senso a una tragedia che ha colpito tutti profondamente: «Questa tragedia ha gettato un’ombra profonda nei cuori di tutti noi, ma oggi vogliamo lasciare che sia Gesù a parlare», ha detto durante la funzione. Un silenzio denso ha accompagnato le sue parole, mentre lo sguardo dei presenti era rivolto al piccolo Gioele, la cui giovane vita ha lasciato un vuoto incolmabile.
Tra i fiori bianchi che adornavano l’altare, spiccavano rose e gigli, un omaggio al piccolo tanto amato, che avrebbe dovuto crescere e giocare come tutti i bambini della sua età. Gioele era un bambino vivace, sempre al fianco del fratello Samuele, con cui condivideva la passione per il calcio. Proprio il giorno dell’incidente, Gioele e suo padre stavano tornando a casa da Termini Imerese dopo aver ritirato attrezzature per la squadra locale, di cui Samuele fa parte.
Alla fine della cerimonia, un lungo corteo ha accompagnato Gioele fino al cimitero, in un ultimo atto di affetto e solidarietà verso la famiglia Tempra. L’intera comunità di Campofelice di Roccella si è unita in questo silenzioso e commosso saluto, con volti segnati dalla tristezza e mani intrecciate in preghiera.