Nel cuore di Cefalù, tra le viuzze che raccontano storie di secoli e le tradizioni che si intrecciano con il presente, c’è un uomo che ha segnato la vita della sua città con il suo mestiere, la sua musica e la sua passione per il collezionismo. Angelo Battaglia, affettuosamente chiamato dai cefaludesi “Ancilu trentasei”, è stato un artigiano che ha dedicato la sua vita a lavorare il cuoio, a suonare la fisarmonica e a raccogliere tesori che raccontano la storia di epoche passate. La sua vita è un intreccio di tradizioni, amore per il lavoro, passione per l’arte e per la cultura, che ha lasciato un’impronta indelebile nei cuori di chi lo ha conosciuto.
Le origini di Angelo Battaglia: Una famiglia di artigiani
Angelo Battaglia nacque il 10 dicembre 1927 a Cefalù, figlio di Arancio Nazarena e Giuseppe Battaglia. La sua famiglia, numerosa e tradizionale, rappresentava un microcosmo della società cefaludese. I genitori, infatti, avevano già dieci figli e quando nacque Angelo, si sperava che lui fosse il bastone della loro vecchiaia. Crescendo in una famiglia che non temeva il duro lavoro, Angelo fu avviato fin da giovane al mestiere che avrebbe segnato la sua carriera e la sua vita: quello del calzolaio.
Nel periodo della sua giovinezza, la città di Cefalù era un crocevia di tradizioni artigianali che risalivano a secoli di storia, e Angelo, sotto l’influenza del padre Giuseppe, venne introdotto nell’arte della calzoleria. Lì, tra pelli, cuoi e attrezzi del mestiere, sviluppò la passione per un lavoro che gli avrebbe permesso di vivere e crescere a stretto contatto con le persone del paese. Fu il “mastro calzolaio” che lo prese sotto la sua ala a insegnargli il mestiere, e ben presto Angelo divenne parte integrante della comunità, non solo come artigiano ma anche come uomo di cultura.
L’incontro con Cristina: Un matrimonio che segna la vita di Angelo
Il destino lo condusse anche a un incontro che avrebbe cambiato il corso della sua vita: quello con Cristina Papa. Cristina, una giovane ragazza anche lei appassionata di artigianato, imparava l’arte del cucito da una sarta, e spesso si recava alla bottega di Angelo per far applicare fibbie e bottoni sui vestiti che cuciva. Tra i due scoppia l’amore, e nel 1950, dopo un lungo corteggiamento, si sposarono il 28 ottobre. Questo matrimonio rappresentò un altro passo fondamentale nella vita di Angelo. Insieme, Angelo e Cristina unirono le loro competenze, dando vita a una vera e propria attività familiare. Creavano modelli di scarpe su misura, sandali in cuoio con decorazioni personalizzate, cartucciere per cacciatori, borse portattrezzi per muratori e, naturalmente, solette e scarponi da lavoro.
Il lavoro di Angelo si arricchì, e non solo per l’amore della sua famiglia. Con la sua dedizione, creò una bottega che ben presto divenne un punto di riferimento per la città. Non solo il negozio di calzoleria, ma anche la casa d’amore e di lavoro, dove Cristina e Angelo costruirono la loro vita insieme. Angelo e Cristina, infatti, collaborarono per rendere l’attività sempre più commerciale, grazie alla passione per il loro lavoro e alla qualità dei prodotti realizzati.
La musica: Una passione che accompagna il mestiere
Mentre il suo negozio prosperava, Angelo non abbandonò mai la sua passione per la musica. Suonava la fisarmonica e, in compagnia di altri musicisti, formò un’orchestra che portava il nome di “Blue Moon”. Con la sua band, Angelo e i suoi compagni di musica allietavano le feste, i matrimoni e anche i teatri. Quanti ricordi degli anziani e dei giovani di Cefalù che si riferiscono a quelle serate magiche in cui la musica accompagnava la quotidianità della cittadina. La fisarmonica di Angelo divenne sinonimo di serenate e di gioia, un’altra espressione della sua abilità nell’arricchire la vita degli altri.
Dietro ogni suono, dietro ogni nota suonata, c’era il volto di Angelo, sempre impegnato a portare avanti i suoi sogni e a insegnare attraverso la musica. Il suo carattere solitario e tenebroso non lo limitava mai, anzi, gli permetteva di esprimere al meglio la sua creatività. La musica divenne una parte fondamentale della sua vita, tanto quanto il mestiere che svolgeva ogni giorno. Cristina, sua moglie, lo supportava in ogni modo, aiutandolo anche nel trascrivere gli spartiti, lavando e stirando le camicie bianche che Angelo indossava con cura.
Un collezionista con la passione per il dettaglio
Oltre al suo lavoro e alla musica, Angelo era anche un collezionista meticoloso. La sua passione per gli orologi a pendolo, gli orologi da polso, le sveglie e le “cipolle” da panciotto lo portò a collezionare oggetti che raccontavano storie di altre epoche. Non solo collezionava orologi, ma li rimetteva in funzione con una pazienza certosina, acquisendo una conoscenza approfondita dei meccanismi che li rendevano così affascinanti.
Anche le monete estere, raccolte con cura nel corso degli anni, raccontavano la sua attenzione al dettaglio e il suo amore per la storia dei popoli. Angelo amava conoscere la storia di ogni oggetto che collezionava, e questo lo rendeva unico, un uomo che non solo lavorava con le mani, ma che con la sua mente curiosa e aperta esplorava il mondo attraverso le sue collezioni.
Un artista: L’espressione della solitudine creativa
Angelo non era solo un artigiano, musicista e collezionista, ma anche un artista. Durante i periodi in cui doveva restare seduto per ore a lavorare nel suo negozio, si dedicò all’arte, scoprendo tecniche decorative come il mosaico, la scultura, il rame a sbalzo e la pittura. Creò migliaia di quadri, ognuno dei quali rappresentava un pezzo della sua anima. Il suo carattere rigoroso, solitario e tenebroso si rifletteva nelle sue opere d’arte, che raccontavano un uomo in lotta con se stesso, ma anche in cerca di bellezza.
Le sue creazioni artistiche sono rimaste un tesoro per la sua famiglia e per i suoi nipoti, Benedetto e Angelo, che hanno avuto la possibilità di apprezzare e preservare il suo talento. Angelo, nonostante la sua solitudine, ha saputo esprimere la sua vena artistica in molteplici forme, lasciando tracce indelebili attraverso la pittura e la scultura.
La malattia e la rinuncia ai sogni: La fine di un’epoca
Gli anni passarono e Angelo, nonostante la sua dedizione al lavoro e alla famiglia, dovette affrontare le difficoltà della malattia. Il diabete che lo colpì, limitando le sue energie, gli impedì di continuare a coltivare le sue passioni come il giardinaggio e le passeggiate in campagna che tanto amava. La sua attività si rallentò, ma non venne mai meno l’amore per il suo mestiere e la sua famiglia.
Nel 2014, all’età di 86 anni, in una calda giornata di agosto, Angelo dovette rinunciare a tutti i suoi sogni, ma non alla sua dignità. Morì il 3 agosto 2014, lasciando una famiglia che lo aveva amato e che, fino all’ultimo, gli fu vicina, accudendolo e rispettando ogni suo desiderio.
Un’eredità che vive nel cuore della città
Oggi, Angelo Battaglia è ricordato con affetto da chi lo ha conosciuto. La sua bottega, che ha visto passare generazioni di cefaludesi, rappresenta non solo il lavoro di un artigiano esperto, ma anche la tradizione di un’intera città che non si dimentica delle sue radici. La sua musica, i suoi quadri e le sue collezioni continuano a vivere nelle memorie di chi ha avuto il privilegio di assistere alla sua arte e alla sua passione.
Angelo è stato un uomo che ha vissuto con intensità ogni giorno della sua vita, un uomo che ha lavorato con le mani e con il cuore, arricchendo la sua comunità non solo con il suo mestiere, ma anche con il suo spirito. La sua vita è un esempio di passione, dedizione e amore per l’arte, e il suo ricordo continua a ispirare coloro che portano avanti le tradizioni e i valori che lui ha incarnato.
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