Salvatore D’Anna, nato il 28 maggio 1940 a Cefalù, è una delle figure di maggiore rilevanza nella sanità siciliana. Conosciuto affettuosamente come “Totò”, ha dedicato tutta la sua carriera medica all’Ospedale “G. Giglio” di Cefalù, divenendo un punto di riferimento per l’intera comunità. E’ stato una delle personalità più rispettate nel settore sanitario, non solo per la sua straordinaria competenza professionale, ma anche per l’umanità e il profondo impegno sociale che ha sempre contraddistinto la sua visione della medicina. La sua vita e carriera sono state segnate dal desiderio di migliorare la vita degli altri, un obiettivo che ha perseguito con dedizione, passione e una forte etica del lavoro.
La sua storia si inserisce in un periodo storico particolarmente complesso, che ha visto la Sicilia attraversare significativi cambiamenti politici, sociali ed economici. Cefalù, come molte altre località siciliane, ha dovuto affrontare le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale e le sfide del dopoguerra, durante il quale le difficoltà economiche e la scarsità di risorse erano all’ordine del giorno. Nonostante queste difficoltà, la sua famiglia ha sempre avuto un forte legame con la città e la comunità, e il giovane Salvatore ha ricevuto una profonda formazione che lo ha preparato a diventare non solo un medico, ma anche una figura di riferimento per i suoi concittadini. Suo padre, artigiano orafo, non aveva molte risorse economiche, ma aveva una forte etica del lavoro che ha trasmesso ai figli. Sua madre, che aveva vissuto negli Stati Uniti, ha avuto un’importante influenza culturale su Salvatore, che ha imparato da lei il valore della conoscenza e della comunicazione.
Gli inizi della carriera medica
Fin dall’infanzia, è stato testimone delle difficoltà che la sua famiglia e la sua comunità affrontavano, e da subito ha sviluppato una forte sensibilità verso il prossimo. La sua giovinezza, trascorsa in una città segnata dai segni della guerra e dalla povertà, lo ha temprato e lo ha spinto a cercare di dare il suo contributo per migliorare la vita degli altri. Nonostante le difficoltà economiche, la sua famiglia gli ha sempre fatto capire che la cultura e l’educazione erano gli strumenti principali per uscire dalla condizione di difficoltà. La decisione di Salvatore di intraprendere gli studi di Medicina, nonostante le difficoltà finanziarie, è stata una scelta che ha segnato l’inizio di un percorso che lo avrebbe portato a diventare uno dei medici più amati e rispettati di Cefalù.
Nel 1959, Salvatore si trasferisce a Palermo per iscriversi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Palermo. L’università era un ambiente stimolante e competitivo, dove il giovane D’Anna inizia a sviluppare una passione profonda per la medicina. Gli anni universitari sono stati segnati non solo dall’apprendimento accademico, ma anche dall’impegno pratico: ha svolto volontariamente tirocini e esperienze sul campo che gli hanno permesso di sviluppare le competenze necessarie per diventare un medico completo. Nonostante le difficoltà legate alla vita lontano da casa, ha mantenuto un forte legame con la sua famiglia e la sua città, tornando spesso a Cefalù per rimanere in contatto con le radici che tanto significavano per lui. L’influenza della sua famiglia, in particolare della madre, che aveva una visione aperta e internazionale della vita, lo ha motivato a voler diventare non solo un medico, ma un medico che potesse migliorare le condizioni di vita della sua comunità.
Il ruolo chiave nell’Ospedale “G. Giglio”
Nel 1967, dopo aver completato gli studi e superato gli esami di laurea, Salvatore D’Anna entra a far parte dell’Ospedale “G. Giglio” di Cefalù come assistente medico. Il suo ingresso nell’ospedale segna l’inizio di un lungo e fruttuoso percorso professionale che si sarebbe sviluppato per quasi 40 anni. L’Ospedale di Cefalù, pur essendo una struttura relativamente piccola, rappresentava un importante punto di riferimento per l’assistenza sanitaria nelle Madonie e nelle aree limitrofe. In quegli anni, l’ospedale non disponeva delle risorse e delle attrezzature moderne di cui dispone oggi, ma grazie al lavoro instancabile di medici come D’Anna, è riuscito a garantire un livello di cura molto elevato. D’Anna ha saputo affrontare con determinazione le difficoltà quotidiane, e sin dai primi anni di attività ha dimostrato di possedere una straordinaria capacità di gestire anche le situazioni di emergenza. Il suo approccio al paziente era sempre umano, basato sul rispetto e sull’ascolto, e le sue competenze tecniche lo rendevano un professionista apprezzato tanto dai colleghi quanto dai pazienti.
Nel 1974, D’Anna viene promosso a Aiuto di Medicina Interna, un passo che gli permette di specializzarsi ulteriormente e di acquisire una solida esperienza in un campo che sarebbe diventato la sua grande passione: la medicina interna e la cardiologia. Durante gli anni successivi, Salvatore ha continuato a studiare e aggiornarsi costantemente, partecipando a convegni e seminari, e mettendo in pratica quanto appreso attraverso il miglioramento delle tecniche diagnostiche e terapeutiche dell’ospedale. Il suo approccio alla medicina era non solo scientifico, ma anche etico, improntato sulla visione di un medico che doveva essere, prima di tutto, un servitore della comunità, capace di ascoltare e comprendere il paziente nella sua totalità. Nel 1981, D’Anna raggiunge uno degli obiettivi più ambiti della sua carriera: diventa Primario di Medicina Interna dopo avere ricevuto l’idoneità nazionale. Un ruolo che lo vede al vertice dell’ospedale e che gli consente di imprimere un cambiamento significativo nell’approccio alle cure mediche nella struttura.
La famiglia
La famiglia del dottore D’Anna è una famiglia unita, caratterizzata da eventi significativi che segnano la loro vita. Il 27 dicembre 1969, Salvatore sposa Graziella Cerami, con una cerimonia che si svolge nella Basilica Cattedrale di Cefalù, officiata da monsignor Cosimo Cicero. Dopo il matrimonio, i novelli sposi intraprendono un viaggio di nozze tra Roma e Firenze, per poi tornare a Cefalù, dove iniziano a costruire la loro vita familiare. Insieme, accolgono tre figli: Gianfilippo, Patrizia e Angelo. Gianfilippo nasce a Palermo, mentre gli altri due figli vedono la luce a Cefalù.
La serenità familiare viene scossa quando, a otto anni, Gianfilippo comincia a manifestare sintomi preoccupanti. I dolori intensi alla gamba iniziano a rendere difficile per lui una vita normale. Dopo diversi esami e consulti, i medici diagnosticano inizialmente una forma reumatica, ma la situazione si aggrava e la diagnosi finale è quella di leucemia linfatica. La famiglia si trova ad affrontare una lunga battaglia contro la malattia, che li porta a spostarsi tra diverse città italiane, cercando il miglior trattamento per il loro figlio.
Nel 1981, la situazione di Gianfilippo richiede un intervento decisivo: il trapianto di midollo osseo. Angelo, il fratello minore, risulta compatibile come donatore. Nonostante la grande apprensione per la salute del piccolo, i genitori decidono di procedere, spinti dalla speranza di salvare Gianfilippo. Il trapianto avviene con successo, e Gianfilippo sembra inizialmente rispondere bene, tanto che riesce a tornare a scuola e a condurre una vita quasi normale. Tuttavia, la malattia non si arrende e una recidiva midollare si presenta nel 1986, mettendo nuovamente a dura prova la famiglia.
Nel giugno dello stesso anno, Gianfilippo accusa nuovi dolori e viene ricoverato a Monza, dove i medici diagnosticano una recidiva. Nonostante il trattamento, le sue condizioni peggiorano rapidamente. La famiglia D’Anna vive giorni di angoscia, ma mantiene sempre la speranza che il ragazzo possa superare anche questa nuova sfida. Il 22 settembre 1986, Gianfilippo si spegne, lasciando un vuoto profondo nei cuori dei suoi genitori e dei suoi fratelli. La sua morte rappresenta una tragedia immensa per la famiglia, che però trova un modo per onorarne la memoria.
Per mantenere vivo il ricordo del figlio, la famiglia D’Anna istituisce una borsa di studio in onore di Gianfilippo, destinata agli studenti meritevoli dell’Istituto Tecnico Commerciale per Geometri “Jacopo del Duca” di Cefalù. Questa iniziativa nasce due anni dopo la sua morte e ha lo scopo di premiare ogni anno l’alunno che si distingue per condotta e profitto. La borsa di studio diventa un simbolo di speranza, di coraggio e di impegno, perpetuando il ricordo di Gianfilippo e il suo esempio di forza e resilienza. Nonostante la dolorosa perdita, la famiglia D’Anna continua a celebrare la memoria del figlio, trasmettendo i suoi valori alle nuove generazioni.
Innovazioni e leadership all’Ospedale di Cefalù
Nel corso degli anni, Salvatore D’Anna ha contribuito enormemente alla modernizzazione dell’Ospedale “G. Giglio”, rendendo la struttura un modello di eccellenza per la sanità siciliana. Non solo ha migliorato la qualità delle cure offerte ai pazienti, ma ha anche lavorato instancabilmente per garantire che l’ospedale fosse dotato delle migliori attrezzature disponibili e che il personale medico fosse costantemente aggiornato sulle nuove scoperte e tecniche in medicina. Per questo ha sempre avuto una grande attenzione al lavoro di squadra, e ha fatto in modo che tutti, dai medici agli infermieri, lavorassero in sintonia per garantire il miglior trattamento possibile per i pazienti. Sotto la sua guida, l’ospedale ha visto un miglioramento non solo nelle strutture, ma anche nei servizi offerti, diventando un punto di riferimento per la sanità nelle Madonie e nell’intera Sicilia occidentale.
La figura di Salvatore D’Anna non è solo quella di un medico eccellente, ma anche di un leader carismatico e di un educatore. Come presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani della sezione di Cefalù, ha sempre promosso una visione della medicina che andasse oltre la competenza tecnica, facendo leva su principi etici e morali che ponevano il paziente al centro. Ha partecipato attivamente alla promozione della formazione continua dei medici, organizzando convegni e seminari, e contribuendo allo sviluppo della cultura medica nel territorio. La sua esperienza e la sua passione lo hanno portato anche a confrontarsi con esperti a livello internazionale, partecipando a congressi e scambi professionali che gli hanno permesso di portare nuove idee e tecniche all’ospedale.
Dopo il pensionamento: continuare a servire
Nel 2006, Salvatore D’Anna si ritira ufficialmente dall’Ospedale “G. Giglio” dopo una carriera che lo ha visto essere un punto di riferimento assoluto per la sanità cefaludese. Tuttavia, nonostante il pensionamento, D’Anna non ha mai smesso di fare il medico. Ha continuato a lavorare nel suo studio privato, dove ha messo a disposizione dei pazienti la sua esperienza e le sue competenze. È stato sempre attento alle persone meno fortunate, e ha continuato a fornire consulenze gratuite a chi non poteva permettersi le cure necessarie. La sua disponibilità, che non conosce orari e confini, lo reso una figura amatissima nella sua città e nel suo territorio.
Totò D’Anna è un medico che ha incarnato il vero spirito della professione. La sua carriera è un esempio di dedizione, professionalità e umanità, e il suo impatto sulla comunità di Cefalù è incalcolabile. Oltre ai successi professionali, ha saputo costruire una carriera che ha unito la scienza alla compassione, rendendo la medicina non solo una professione, ma una missione al servizio del prossimo. La sua figura è un vero esempio per le future generazioni di medici e per tutti coloro che hanno il privilegio di incrociare il suo cammino. La sua eredità non si limita solo alle sue realizzazioni professionali, ma è anche un esempio di come la medicina possa cambiare la vita delle persone, se praticata con passione, rispetto e amore per il prossimo.