In un’edizione da ricordare, Yeman Crippa ha conquistato la 99ª edizione del Giro Podistico Internazionale di Castelbuono, riportando l’Italia sul gradino più alto del podio dopo ben 36 anni. L’ultima affermazione italiana risaliva al 1989 con Salvatore Bettiol, e il trionfo di ieri ha scatenato l’entusiasmo di un pubblico numeroso e appassionato, che ha trasformato la gara in una vera e propria festa popolare.
Il Giro di Castelbuono non è soltanto la corsa podistica più antica d’Europa, ma anche una delle più vive, partecipate e amate. Un evento che attraversa generazioni e che continua a essere curato con dedizione da una comunità che ne custodisce il valore sportivo e culturale con orgoglio e coerenza.
La gara
Partenza alle 19 da Piazza Margherita, dieci giri per un totale di 11,270 km, con la salita di via Mario Levante a mettere alla prova anche i migliori. Dopo un avvio controllato, Crippa ha lasciato il segno nel penultimo giro, superando l’inglese Cairess e prendendo definitivamente il comando. L’arrivo in piazza è stato un’esplosione di emozioni: 34’16 il tempo finale, seguito da Cairess (34’26) e Moen (34’39).
Tra gli italiani in gara anche Giuseppe Gerratana (Aeronautica Militare), ottavo assoluto, protagonista di un’ottima prestazione.
Una festa lunga un giorno
Dal mattino con la Baby Run, passando per le gare giovanili e la partecipazione degli atleti della FISDIR, fino alla Vintage Race che ha colorato le vie del paese con oltre 150 master runner in abiti d’epoca. Tra loro anche l’ex vincitore Salvatore Nicosia, che ha donato la sua storica maglia al Museo della Corsa.
La serata precedente aveva già scaldato i cuori con la presentazione degli atleti e la consegna dei premi giornalistici “Ypsigro” e “Cristiana Matano”, tra voci illustri dello sport e ospiti d’eccezione.
Un evento curato nei minimi dettagli, radicato nel territorio, capace ogni anno di rinnovarsi senza perdere la propria identità. Una manifestazione che dimostra come la tradizione, se ben custodita, possa diventare ancora oggi un motore di orgoglio, cultura e partecipazione collettiva. (La foto è degli organizzatori)