Poche cose sono così diffuse nelle nostre abitudini alimentari come l’acqua frizzante, chiamata anche abitualmente acqua gassata, che rappresenta una delle principali alternative alla tradizionale acqua liscia, spesso preferita in quanto leggermente “differente” nella percezione. Anche a livello commerciale risulta essere particolarmente diffusa nel nostro paese, e ciò è dimostrato dai moderni dispositivi in grado di rendere gassata anche la tradizionale acqua di rubinetto. Ma fa bene o fa male?
Attenzione a bere acqua frizzante: ecco cosa accade al nostro corpo
Si tratta di un quesito che tendenzialmente non sempre trova risposta, in quanto quest’ultima risulta essere un “no, ma dipende”. Dipende infatti da vari fattori, a partire dalla tipologia di acqua frizzante. Quelle naturalmente gassate presentano un valore, definito residuo fisso, che indica il grado di sali minerali che restano in un litro di acqua dopo che 1 litro d’acqua viene fatto evaporare a 180 gradi centigradi. Se la maggior parte delle acque frizzanti in commercio è definibile oligominerale, ossia tutte quelle che sull’etichetta presentano un tasso di residuo fisso inferiore a 500. Queste tendenzialmente non fanno male, anzi favoriscono l’azione diuretica, sono indicate in caso di pressione alta essendo in grado di rilassare il corpo e depurarlo. Se il tasso è maggiore, risulta essere più indicata alla reintegrazione di liquidi.
L’acqua frizzante con un tasso superiore a 1000 come residuo fisso può provocare problemi e fastidi veri e propri sopratutto a chi soffre di gastrite, reflusso gastroesofageo, le ulcere e qualsiasi altra forma di sensibilità particolari inerenti all’apparato digestivo. In questi casi è consigliabile optare per acque con un tasso di residuo fisso minore.
Tendenzialmente quindi non ci sono problemi in senso generale: l’acqua frizzante, sopratutto quella naturalmente frizzante, che già presenta nativamente un contenuto di anidride carbonica può effettivamente favorire la digestione e se bevuta prima di un pasto, grazie ad un potere “dilatatorio” delle pareti dello stomaco, riduce sensibilmente lo stimolo di appetito.