Il terremoto del 28 dicembre del 1908 fu uno dei più forti della storia sismica italiana, un’autentica catastrofe. Sia per l’altissimo numero dei morti che per la distruzione di due città importanti come Reggio Calabria e Messina. La scossa fu registrata alle ore 05:20:27 con un valore di magnitudo di 7.1 ed ebbe una durata di circa quaranta secondi.
Oltre settanta località della provincia di Reggio Calabria e quattordici della provincia di Messina subirono distruzioni devastanti, estese dal 70 al 100% del fabbricato.
A Messina il terremoto distrusse completamente il tessuto urbano. Secondo i dati del Ministero dei Lavori Pubblici soltanto due case risultarono illese, le altre crollarono totalmente o ne rimasero in piedi solo le pareti esterne, mentre collassarono tetti, solai, muri divisori e scale.
Bisogna dire che i danni di questo terremoto si sovrapposero in molti casi a quelli degli eventi sismici del 1894, del 1905 e del 1907.
Non erano state effettuate riparazioni adeguate e il disastro fu causato non solo dalla grande violenza del terremoto ma anche da fattori di debolezza strutturale dell’edilizia.
A seguito del terremoto uno tsunami si scagliò su entrambe le coste dello Stretto.
Secondo i testimoni il maremoto avvenne da cinque a dieci minuti dopo il terremoto. Fu anch’esso di violenza straordinaria e probabilmente, almeno in epoca storica, il più importante rilevato in Italia. Colpì entrambe le coste dello Stretto di Messina e aggravò, in diverse località. Sulla costa orientale della Sicilia l’altezza raggiunta dalle onde fu compresa tra sei e nove metri e mezzo. Venne rilevata nel tratto compreso tra la foce della fiumara Portalegni, a sud del porto di Messina, e Giardini Naxos, con una punta estrema di oltre undici metri a Sant’Alessio Siculo.
Per quanto riguarda la Calabria, lo tsunami fu più grave nel tratto da Gallico Marina a Lazzaro. L’altezza massima delle onde fu compresa tra i sei e gli undici metri, con un massimo di circa tredici metri rilevato a sud del paese di Pellaro.
Per quanto riguarda i decessi, la stima più accreditata per tutta l’area colpita è di circa ottantamila morti.
Notevoli variazioni della linea di costa vennero riscontrate in numerose località calabresi. Il terremoto e il maremoto accelerarono una fase di immersione del litorale già in atto. Presso Pellaro la costa arretrò in alcuni punti di cinquanta metri circa mentre a Gallico Marina la spiaggia perse dieci metri di larghezza. Infine, una vasta area della Calabria e della Sicilia subì frane, smottamenti e scoscendimenti attivati dal terremoto con parziali spostamenti e scivolamenti dei terreni.
Anche Giuseppe Mercalli visitò nell’aprile del 1909 Messina, Reggio e altre località calabresi colpite. Stilò una relazione ricca di osservazioni. E di fronte alle immani dimensioni delle distruzioni, aggiunse il grado XI “catastrofe”.
Continuare a fare ricerca sui terremoti storici e divulgarne i risultati ottenuti contribuisce a migliorare le carte di pericolosità sismica.
Per questo è così importante mantenere viva la memoria degli eventi passati.
Alla scoperta degli eventi sismici del passato: il terremoto – tsunami calabro messinese del 1908
Testo da FRANCESCA PEZZELLA in INGV.it