Oggi, Domenica 22 giugno, nella splendida cornice della Basilica Cattedrale di Cefalù, la comunità diocesana si riunirà per celebrare la solennità del Corpus Domini, giorno in cui la Chiesa rende gloria e onore alla Presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia.
Tre solenni Celebrazioni Eucaristiche scandiranno la giornata, con appuntamenti alle ore 09:30, 11:30 e 18:00. La Messa serale sarà presieduta da Sua Eccellenza Reverendissima Mons. Giuseppe Marciante, Vescovo di Cefalù, e concelebrata dai parroci, presbiteri e diaconi della Città. In essa, l’altare tornerà a essere la mensa del sacrificio, memoriale vivo del Calvario e segno profetico delle nozze eterne dell’Agnello.
A seguire, la comunità si snoderà in processione per le vie della Città, portando in adorazione pubblica il Santissimo Sacramento. Il corteo partirà da piazza Duomo, attraversando piazza Garibaldi, via Umberto I, via Spinuzza, via Vittorio Emanuele e piazza Marina, dove si terrà la suggestiva e sentita Benedizione del Mare — gesto ricco di significato, che affida alla protezione divina coloro che vivono e lavorano grazie al mare.
Il percorso continuerà lungo via Bordonaro per poi concludersi nuovamente in piazza Duomo, in un momento di preghiera e adorazione comunitaria. La processione, segno visibile della fede del popolo di Dio, diventa così anche invocazione perché ogni strada, casa e cuore siano illuminati dalla Presenza del Signore, fonte di vita e di speranza.
La solennità del Corpus Domini rappresenta per la Chiesa di Cefalù un’occasione privilegiata per testimoniare pubblicamente la fede, riscoprire la centralità dell’Eucaristia e rinnovare il desiderio di essere, come comunità, segno concreto del Corpo di Cristo nel mondo.
“Hoc est enim Corpus Meum”: La Solennità del Corpus Domini tra Mistero, Teologia e Tradizione Patristica
La Solennità del Corpus Domini — o del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo — costituisce uno dei vertici liturgici dell’anno cristiano, un culmine e insieme un fondamento della fede cattolica. Nata in seno alla pietà eucaristica medievale, e promulgata ufficialmente da papa Urbano IV con la bolla Transiturus de hoc mundo (1264), essa ha radici ben più profonde, che affondano nella Scrittura, nella liturgia primitiva e nella riflessione dei Padri della Chiesa. È festa della Presenza reale, della comunione ecclesiale e del Sacrificio salvifico del Signore, che si perpetua nel mistero dell’altare.
Nel cuore della celebrazione del Corpus Domini si staglia con forza l’istituzione dell’Eucaristia, narrata dai Sinottici (cf. Mt 26,26-29; Mc 14,22-25; Lc 22,19-20) e confermata da san Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (1Cor 11,23-26). Cristo, nella vigilia della sua Passione, non lascia un semplice simbolo ma un sacramento: “Questo è il mio corpo… Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue”. Il verbo greco estin (ἐστίν) non ammette ambiguità: non si tratta di una metafora, ma di un’identità reale, ontologica.
Papa Benedetto XVI, nella sua Sacramentum Caritatis (2007), ha definito l’Eucaristia “il sacramento della carità”, in quanto memoriale della Pasqua e radice della comunione ecclesiale. In essa si uniscono sacrificio, presenza e banchetto: tre dimensioni inseparabili. L’Eucaristia è sacrificium perché rende presente il dono di sé di Cristo sulla croce; è presenza reale perché il Signore risorto si offre nella sua totalità; è convivium perché anticipa il banchetto escatologico del Regno.
La processione del Corpus Domini — con l’ostensorio portato solennemente tra le vie del mondo — è epifania del Dio con noi, che “pianta la sua tenda” (Gv 1,14) nel cuore della città umana. È memoria viva del Dio che ha camminato con Israele nel deserto e ora accompagna la Chiesa nel suo pellegrinaggio terreno. È anche un atto di adorazione pubblica, in cui si proclama che il pane consacrato è realmente il Dominus, il Signore, centro di gravità della storia.
Nel mistero del Corpo donato si rivela anche il mistero della Chiesa, Corpo mistico del Signore. Come scrive sant’Agostino: “Se siete il corpo e le membra di Cristo, è il vostro mistero quello che si posa sull’altare” (Sermo 272). Celebrare il Corpus Domini significa allora accogliere l’invito all’unità, alla carità concreta, alla trasformazione eucaristica della propria vita.
“O sacrum convivium, in quo Christus sumitur”: nel sacramento dell’altare si anticipa la gloria futura, e la Chiesa — in adorazione — non fa che rispondere, in silenzio e stupore, all’amore smisurato di un Dio che si è fatto pane.