Assenteisti all’assessorato sanità. Scattano undici arresti e trentuno denunce

C’erano presenze fittizie, lunghe pause durante il turno di lavoro e assenze continue. A finire questa volta nel mirino degli investigatori è stato l’Assessorato Regionale alla Salute di piazza Ottavio Ziino.  Le indagini hanno accertato numerosi episodi di assenteismo ingiustificato: i dipendenti pubblici, in completa autonomia, gestivano i loro turni di servizio con presenze certificate tramite una stretta collaborazione tra loro.

“Alla base del meccanismo – spiega la guardia di finanza che negli ultimi mesi ha monitorato costantemente i movimenti degli impiegati – lo scambio dei badge e l’utilizzo dei computer aziendali, che permettevano di attestare false presenze”. Molti dipendenti risultavano in servizio nonostante non si fossero recati al lavoro, altri arrivavano in ufficio con circa tre ore di ritardo per occuparsi di faccende private. Dalla la spesa al parrucchiere, fino alle trasferte fuori città. Attraverso pedinamenti, riscontri sul territorio e tramite l’utilizzo di microspie sono stati smascherati  i “dipendenti fantasma”, rilevando più di quattrocento ore attestate ma in realtà mai effettuate.

A finire nella rete delle fiamme gialle sono stati 42 dipendenti dell’Assessorato Regionale che, a vario titolo, dovranno rispondere dei reati di truffa aggravata, accesso abusivo al sistema informatico e false attestazioni e certificazioni. Per undici di loro sono scattati gli arresti domiciliari, altri undici sono stati sottoposti all’obbligo di firma, venti sono invece stati denunciati a piede libero. Si tratta di Nicola Bonello, Gabriella Gugliotta, Salvatore Migliorisi, Giovanni Bronzo, Angelo Lentini, Fulvio Monterosso, Luciano Romeo, Ivan Trevis Vito Saputo, Benedetto Sciortino e Letterio Taormina, finiti ai domiciliari. Obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per  Giovanni Allegra, Marco Camarda, Anna Maria Chiavetta, Antonino Costumati, Salvatore Gervasi, Giuseppe Magno, Giuseppe Maranzano, Angela Maria Misseri, Giuseppina Palazzolo, Giovanna Tagliavia e Francesco Bongiorno, quest’ultimo era un componente dello staff dell’assessore alla Sanità e quindi non a tutti gli effetti un dipendente regionale.

“Si tratta di un’operazione dai numeri importanti – dice Alessandro Coscarelli, comandante del Gruppo guardia di finanza di Palermo – cominciata due anni fa. In pratica, 42 impiegati su 200, hanno certificato con estrema disinvoltura ore di lavoro mai rese, quattrocento per la precisione. Abbiamo cominciato ad indagare dopo una segnalazione giunta al 117, riguardava l’assenza frequente di alcuni impiegati, in particolare del marito di una donna. Poi le indagini sono riuscite a ricostruire il fenomeno e le modalità con le quali i dipendenti riuscivano, grazie ad una rete di complicità, a garantire la presenza mentre si trovavano fuori per sbrigare faccende private. Nei casi più gravi il gip ha verificato la configurazione di tre delitti: falsa attestazione della presenza in servizio, truffa aggravata a danno di un ente pubblico, accesso abusivo al sistema sistema informatico di un ufficio pubblico per i quali è prevista anche la reclusione – precisa Coscarelli -. Il gip ha sottolineato un’anomalia: diversi dirigenti che avrebbero dovuto accertare la presenza dei loro dipendenti in ufficio, non si sarebbero mai accorti di nulla. Per questo – conclude . sono ancora oggi in corso le indagini”.

A scambiarsi “il favore” e quindi a timbrare il cartellino quando uno dei due era assente, erano anche marito e moglie, entrambi dipendenti dell’assessorato regionale. Pure loro sono stati immortalati dalle telecamere collocate nell’edificio dai finanzieri, mentre si allontanavano dall’ufficio senza indicare l’assenza o mentre timbravano due badge, in base all’assenza della donna o dell’uomo.

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