Sebbene il principio ispiratore dello studio preparatorio del lavoro teatrale sia stato il tempo magico dei bambini, inalienabile anche dove si perpetra dolore e disperazione, oggi “Barchette di carta” è cresciuta, trasformandosi in una metafora di compresenze, perché ha inteso riscrivere con un linguaggio performativo la necessità del gioco e della forza dell’infanzia e, al contempo, la sostanza di un dolore che evolve, che si fa viaggio e oscurità, ma anche chiarore e superamento.
Tante barchette di carta. Fatte direttamente in scena da mani giovanissime, esse lasciano aperti alla possibilità i nostri occhi tentati dall’abitudine o dalla rassegnazione, mentre una lunga fune bianca induce a pensare, coralmente, il “viaggio”, quello che, in ogni tempo, ha alimentato il sogno di una vita migliore. Una momento drammaturgico pensato come atto di gratitudine: un inno per tutte le vite che si mettono in gioco, per ogni ingiusta fine, per la forza dell’esistenza che continua a stupire, nell’auspicio di uno sguardo orientato sul mondo che chiede di essere visto, per dirci di noi nell’altro, e dell’altro in noi. Con la regia di Stefania Sperandeo, “Barchette di carta” andrà in scena a Castelbuono, domenica 19 febbraio 2017 alle ore 19, con replica alle 21, presso Centro Sud, in corso Umberto I, n. 49. È richiesto un contributo di 3 euro. Il ricavato sarà devoluto in beneficenza .