A 88 giorni dalle elezioni nasce il governo M5s-Lega. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i ministri hanno giurato fedeltà alla Repubblica e alla Costituzione davanti al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nel Salone delle feste del Quirinale. Il nuovo esecutivo è così ufficialmente in carica. Di Maio: “E’ ora di far ripartire il Paese, di mettere da parte la Fornero, di istituire il reddito di cittadinanza e il salario minimo orario”.
Un giuramento sobrio, rapido, con sorrisi e strette di mano tra i 18 ministri, di cui cinque donne. Grandissima attesa fuori in Piazza, tra i cronisti, per la prima volta di tantissimi di loro, finora praticamente misconosciuti e oggi protagonisti della scena politica. E ancora tanta gente, per strada, pronta ad applaudire, soprattutto Matteo Salvini, segretario della Lega e neoministro dell’Interno, assieme al capo politico M5s, Luigi Di Maio, mentre a poca distanza, a Piazza Santi Apostoli, si teneva la manifestazione del Pd.
La cerimonia della campanella – Quindi la tradizionale cerimonia della campanella a Palazzo Chigi: anche qui cordialità, strette di mano e sorrisi nel passaggio delle consegne tra Paolo Gentiloni e Giuseppe Conte, affiancati dai due sottosegretari alla Presidenza, l’uscente Maria Elena Boschi e l’entrante, Giancarlo Giorgetti. In mattinata, su twitter, l’ex premier dem, aveva rivendicato con orgoglio: “Abbiamo lasciato un Paese migliore di cinque anni fa”.
Berlusconi: fedeli al centrodestra, voteremo no – Silvio Berlusconi conferma che voterà no alla fiducia. “Noi rimaniamo coerenti e fedeli al voto del popolo di centrodestra e saremo perciò molto rigorosi nell’opporci a tutto quello che giudicheremo non positivo per l’Italia e per gli italiani”, queste le parole del leader di FI. Ma venerdì, dopo settimane segnate da rotture e intese, tiene banco la festa del primo giorno le prime parole di questa squadra tutta da scoprire. “Al lavoro per chi non ce l’ha, per chi ce l’ha ma non ha dignità, per chi oggi lo dà, come gli imprenditori, per chi in questo paese lavora da una vita e ancora deve andare in pensione. Io al lavoro per creare lavoro”, sintetizza Luigi Di Maio.
“Ammetto di essere emozionato – confessa Matteo Salvini – starò un po’ in ufficio, un po’ in piazza…”. Non teme che la linea dura sull’immigrazione possa creargli problemi con la Chiesa: “Troveremo convergenze su un’accoglienza nelle regole”, assicura sorridente. Non si sbilancia se seguirà o meno la linea del suo predecessore nei confronti della Libia: “Studierò e deciderò”.
I due leader: Di Maio e Salvini – Di Maio e Salvini sono a capo dei ministeri più consoni al loro percorso elettorale. Il primo guida quello che si prospetta come un super ministero Mise-Lavoro e annuncia già che, tra le sue priorità, ci saranno reddito di cittadinanza, superamento della legge Fornero e l’istituzione di un salario minimo orario. Il secondo, nelle sue prime ore da ministro, mostra il volto più “aggressivo” del governo Conte, annuncia già tagli agli aiuti ai migranti e il fermo impegno di ricontrattare le regole europee. Ma non saranno le uniche misure-bandiera dei primi cento giorni del governo giallo-verde: a margine del Consiglio dei ministri si sarebbe già parlato, infatti, di un cospicuo taglio alle auto blu e di limitare, per quanto possibile, gli aerei di Stato.
Imperturbabile il titolare della Farnesina Enzo Moavero Milanesi che esclude vi sia il problema di mantenere nei ranghi Lega e M5s: “Non siamo un governo militare, lavoreremo uniti e motivati”, assicura lasciando il Colle. Determinatissima la leghista Erika Stefani, ministra agli Affari regionali: “Il primo punto che intendo realizzare è l’autonomia soprattutto del Veneto e della Lombardia. Mattarella – racconta sorridente – ci ha detto che ha fiducia: dopo 90 giorni abbiamo tanto da fare”. Altrettanto chiaro Danilo Toninelli (Ms5), a sorpresa titolare delle Infrastrutture. A chi gli chiede della Tav, risponde netto: “Le grandi opere le analizzeremo e le studieremo tutte: sull’Alta velocità quello che è giusto fare lo faremo, quello che non è giusto no”. Durante il ricevimento nei giardini del Quirinale, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria chiarisce che “nessuna forza politica vuole l’Italia fuori dall’euro”. Chi non perde tempo è Matteo Salvini. Dopo aver lasciato la festa al Quirinale, riceve i giornalisti nel suo nuovo ufficio al Viminale. Qui, in diretta su Facebook, lancia un messaggio rassicurante all’amministrazione delle forze di sicurezza: “Arrivo qui in punta di piedi, non con la ramazza. C’è una macchina che funziona, cercherò di renderla migliore”.