«Ecco i cibi stranieri da non mangiare»: allarme della Coldiretti

Ecco alcuni dei cibi stranieri non sicuri: le nocciole turche, il pollo del Brasile, le arachidi dell’Egitto. Il pomodoro da mensa, le arance, le clementine, le fragole, i cetrioli, le zucchine, l’aglio, i carciofi e l’olio di oliva che arrivano dal Marocco. Le fragole, l’uva da tavola e i finocchi che arrivano dall’Egitto. L’olio di oliva che arriva dalla Tunisia dove non valgono certamente gli stessi standard produttivi, sociali ed ambientali vigenti in Italia. A lanciare l’allarme è la Condiretti. I cibi stranieri importati in Italia hanno provocato quasi un allarme alimentare al giorno. L’analisi è della Coldiretti sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf). Sul totale dei 398 allarmi che si sono verificati in Italia nel 2018 – sottolinea la Coldiretti – solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 194 provenivano da altri Paesi dell’Unione europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%).

Oltre quattro prodotti su cinque, aggiunge la Condiretti, pericolosi per la sicurezza alimentare provengono dall’estero (83%), dalle nocciole turche al pollo dal Brasile fino alle arachidi dall’Egitto. Dal rapporto sono evidenti le maggiori garanzie di sicurezza dei prodotti nazionali mentre – evidenzia Coldiretti – preoccupazioni vengono soprattutto dalle importazioni. 

Il motivo è sui “pericoli chimici negli alimenti che consumiamo”. Il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari è stato pari al 4,7% rispetto alla media Ue dell’1,2% e ad appena lo 0,4% dell’Italia secondo le elaborazioni Coldiretti sulle analisi relative alla presenza di pesticidi rilevati sugli alimenti venduti in Europa effettuata dall’Efsa. I prodotti extracomunitari, quindi, sono 4 volte più pericolosi di quelli comunitari e 12 volte di quelli Made in Italy. «L’Unione europea – denuncia Coldiretti – con accordi preferenziali agevola l’ingresso in Europa di prodotti che spesso non rispettano la normativa comunitaria per i pericoli alla salute, l’utilizzo di sostanze chimiche dannose per l’ambiente o lo sfruttamento dei lavoratori. E questo accade spesso grazie alla regia e alle norme sancite dagli accordi bilaterali o multilaterali di libero scambio. Ne sono un esempio secondo la Coldiretti le condizioni favorevoli che sono state concesse al Marocco per pomodoro da mensa, arance, clementine, fragole, cetrioli, zucchine, aglio, carciofi, olio di oliva, all’Egitto per fragole, uva da tavola e finocchi, oltre all’olio di oliva dalla Tunisia dove non valgono certamente gli stessi standard produttivi, sociali ed ambientali vigenti in Italia. L’Unione Europea arriva addirittura ad agevolare l’ingresso in Europa del riso dal Vietnam accusato di sfruttamento del lavoro minorile».

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