Domenica 1 settembre 2019 alle ore 17,30, si inaugurerà il ristorante “LE TERME”, realizzato all’interno di un antico complesso termale nel centro storico di Cefalù. La famiglia Barranco, già attiva nell’ambito della ristorazione a Cefalù da alcuni decenni, ha deciso di investire in un luogo significativo per la storia locale, dando prova che è possibile coniugare il recupero architettonico con un’attività di ristorazione.
Il progetto, affidato all’arch. Salvatore Curcio e coadiuvato dalla competente Soprintendenza di Palermo, ha previsto il recupero di un antico complesso architettonico nel centro storico di Cefalù (Bagni Cicerone), a ridosso della spiaggia e dell’antica cortina di fortificazione ad ovest della cittadina, precisamente in via Bagni Cicerone, da cui la stessa via prende il nome.
Il complesso è stato oggetto, durante il 2017, di una campagna di scavi archeologici, diretti dalla competente Soprintendenza di Palermo e finanziata dalla ditta proprietaria, che ha fatto riemergere antichi resti significativi, aggiungendo un importante tassello scientifico alla grande memoria storica della città.
Il complesso è composto da due locali collegati, l’uno perpendicolare all’altro. L’accesso principale avviene da via Bagni Cicerone, il vano lato mare è munito di un’ampia apertura che dà sulla spiaggia a ridosso della cortina edilizia. Da un punto di vista prettamente architettonico, il vano adiacente e parallelo alla via Bagni Cicerone ha una pianta pressoché rettangolare sovrastato da una volta a sesto acuto. Il vano lato mare si presenta anch’esso con pianta rettangolare ed è sovrastato da una volta a tutto sesto o a botte. Nel vano lato strada, con volta a sesto acuto, sono state ritrovate, al di sotto del paramento murario, in posizione speculare, una colonna completa di capitello e un capitello senza colonna.
Nel vano lato mare, con volta a botte, gli scavi hanno fatto riemergere le antiche sospensurae delle vasche termali e i vani di passaggio degli antichi impianti che ne fornivano l’acqua.
Il progetto di cambio di destinazione d’uso urbanistico si è basato su un concetto semplice e cioè inserire delle strutture leggere in acciaio e vetro all’interno dei locali, senza intaccarne i paramenti murari esistenti. Ciò si è realizzato solo dopo aver eseguito le opere di recupero e restauro architettonico, quindi, il tutto è stato installato a mo’ di arredo. Si è previsto un pavimento galleggiante sotto il quale sono stati inseriti i vari impianti (idrico, elettrico, climatizzazione e trattamento d’aria).
Il progetto ha avuto un ruolo significativo in tutto il processo di recupero, rispondendo a tutte le esigenze, compresi gli imprevisti sorti in corso d’opera, sia di carattere tecnico funzionale che estetico.
Il tema della rovina e dell’abbandono di frammenti significativi di storia, è molto dibattuto negli ultimi anni in Italia. Da un lato le esigue fonti economiche delle Soprintendenze non consentono investimenti di recupero e restauro ad ampio raggio, dall’altro l’abbandono non dà l’opportunità di riportare nel circolo della vita della città, importanti complessi architettonici.
Affidare il recupero a privati, come dimostra questo lavoro, non solo permette di realizzare un investimento utile per la storia del luogo, ridando alla gente gli spazi della propria memoria, ma dà anche l’opportunità di renderli funzionali per altri scopi ed attività.
Entrando nel merito del progetto di recupero dei Bagni Cicerone, possiamo affermare che l’architettura si è sempre rinnovata stabilendo un forte rapporto con la tradizione, non c’è rinnovamento dell’architettura senza questo rapporto. Nella profonda conoscenza della tradizione un posto singolare ce l’ha proprio la “rovina” per un motivo ben preciso: la rovina è un edificio che perdendo ha acquistato in universalità, perdendo tutto ciò che la rendeva adeguata a rispondere a dei compiti legati a una società, a dei costumi, a dei riti, perdendo tutto questo la rovina assume la capacità di offrire una chiave di interpretazione e di visione universale.
L’idea di universalità della rovina permette di leggere i caratteri autentici dell’architettura, stimolando altre visioni progettuali e contenuti contemporanei, rendendola feconda con la sua riammissione nel circuito dell’esistenza della vita. Proprio perché la rovina è sopravvissuta all’eclissi delle civiltà e dei modi d’uso di antiche società, esprime tutta la sua potenza di coinvolgimento, spingendoci a pensare e ad immaginare nuovi destini per quella forma, non specifici di quella rovina, ma nuovi contenuti che assumendo i connotati di quella forma, si carichino di nuovi significati che poi dovranno fatalmente perdere per diventare nuove rovine, un ciclo destinato a non terminare mai.
Ecco alcune foto dei lavori portati avanti per il recupero del luogo storico.
Scheda progetto
Committente: Ostaria del Duomo s.n.c.
Progetto e Direzione dei Lavori: Arch. Salvatore Curcio
Calcoli strutturali: Ing. Fabrizio Piscitello
Coordinatore sicurezza: Geom. Angelo Castiglione
Lavori edili: Salvo Marsiglia s.r.l.
Impianti: Donelli Impianti s.r.l.
Strutture in ferro: Giuseppe Arrigo
Strutture in vetro: NeriGlass s.r.l.
Ebanista: Tita Francesco ed Antonino
Fornitura infissi e porte: SEPA Casa di Parasiliti
Insegna: MPGRAFICA
Tempi
Scavi archeologici: 2017
Progetto: 2017-2018
Cantiere: 2018 – 2019