Sei andato via un po’ come era nel tuo stile. Senza dirci niente, senza farci sapere dove andavi. Fino alla fine abbiamo sperato di poterti rivedere e rincontrare. Non è stato così. Il male di questi giorni ti ha portato via. Ti scrivo per dirti la mia amicizia e fare conoscere, a chi non ha avuto la fortuna di incontrarti, il grande amico che eri e che resti. Nel cuore portavi il tuo essere carabiniere. Lo facevi vedere in ogni tuo gesto, in quella passione che mostravi ogni volta che c’era da pensare a qualcuno che era solo, dimenticato e magari anche abbandonato. Custodivi dentro segreti, sofferenze e progetti. Si anche i tuoi progetti. Ne avevi tanti… ma sempre con gli altri. Quando ci si incontrava era sempre una gioia. Non ti importava mai quello che avevi dentro. Ti curavi solo di quello che avresti potuto offrire di bello a chi in quel momento ti stava accanto. Mi scorrono le immagini dei pranzi e delle cene che abbiamo fatto insieme. Le immagini di quelle giornate trascorse fra il verde della montagna quando pensavi sempre agli altri. Immagini di un’amicizia che ha segnato le nostre vite. Immagini di un’amicizia che suggellavi sempre con il tuo sorriso. Se qualcosa poteva scalfire il tuo sorriso la tenevi solo per te. Per gli altri eri sempre l’amico della serenità. Il pensiero va a quell’ultima volta che ci siamo intravisti. Non ci siamo salutati come eravamo soliti. Tu quella mattina, quasi a presagire quello che ti era capitato, non ti sei avvicinato. Sei rimasto dall’altra parte della strada. Ci siamo parlati a distanza. Mi hai solo detto che avevi fretta e sei andato veloce per la tua strada. Quel to fare strano quel giorno mi ha fatto riflettere. Dopo qualche giorno ho appreso che eri stato ricoverato. In quel tuo ultimo saluto ho letto il segno grande della tua amicizia. Sì, perché tu Salvatore non vivevi per te stesso ma per gli altri. Adesso dal cielo continua a starci accanto come hai sempre fatto. Ciao Salvatore.
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