Da Cefalù Musumeci è chiaro e preciso: «No alla mafia dell’antimafia»

«Non basteranno altri due anni e mezzo per rendere la Sicilia normale. Il mercato ci ha condannato a rimanere ultimi». Lo ha detto il presidente Nello Musumeci durante la convention di Diventerà Bellissima, a Cefalù. presso l’Hotel Costa Verde. Numerose sono state le stoccate del Governatore sopra il palco a Cefalù davanti ai suoi sostenitori e ai politici di riferimento siciliani. «Molti pensano che il nostro governo non stia facendo nulla. Ma i vecchi governi erano abituati a giochi d’artificio, coriandoli prime in tv. Come dargli torto se la gente era abituata a vedere ex presidenti della Regione semi nudi sulle spiagge mentre noi in silenzio lavoriamo per scavare in questa Sicilia e creare le fondamenta per la rinascita di questa terra». Musumeci non esita a rivolgersi a qualcuno dell’Assemblea regionale siciliane che non esita a chiamare cretino:  «A qualche cretino dell’assemblea siciliana. Non ce ne sono tanti ma c’è una delegazione importante che si chiede: “Ma quando questa Terra diventerà Bellissima?”. Questo significa non avere capito le parole di Paolo Borsellino, che aveva detto che “un giorno questa terra Diventerà Bellissima”. Non esteticamente, ma interiormente, come fiducia nelle sue potenzialità. Certo… le strade che sono schifose. Ma non sono di responsabilità del governo regionale, ma di Roma». E poi anche una stoccata verso coloro che dicono di fare antimafia che a volte e pericolosa quanto la mafia. «Il nostro slogan “Diventerà Bellissima” è perché in Sicilia c’è ancora speranza. Superare lo spirito del fatalismo e della rassegnazione. Dividere il bene dal male. La buona politica dalla malapolitica. Ma non la mafia dall’antimafia, perché a volte l’antimafia ha fatto i suoi danni in Sicilia». In quanto alle mosse future Musumeci non esita a chiarire che se «un leader nazionale invita in modo particolare il movimento di Musumeci, io non ho difficoltà a discutere. Noi dobbiamo cercare l’intesa sugli obiettivi; dobbiamo delegare a difendere i nostri obiettivi e in Sardegna lo hanno già fatto. Prima di noi. Hanno fatto un patto federativo. Se ci sediamo intorno a un tavolo. Io ho il compito di difendere il nostro diritto a restare quello che siamo. Io parlerò con tutti i leader dei partiti del centro-destra nazionale. Ma state certi: la vita del nostro movimento non è messa in discussione».

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