Una strada a Cefalù ricorderà la concittadina Pepita Misuraca (1901-1992), instancabile animatrice culturale della città fra gli anni Sessanta e Ottanta del ‘900.
L’inaugurazione della strada (l’attuale via B5, antistante all’ingresso principale del cimitero comunale) è fissata per venerdì 15 dicembre alle ore 12.
Alle ore 9.30, invece, nella Sala delle Capriate del municipio, si terrà il convengo dal titolo “La Cefalù di Pepita: cultura e società locali tra gli anni ’20 e gli anni ’80 del ‘900”.
Durante la manifestazione sarà presentato il volume curato dal prof. Giorgio Belli dell’Isca e patrocinato dal Comune, per il Palindromo editore, dal titolo “Quando l’anima sa leggere. Storie e personaggi di Sicilia”.
La figura di Pepita Misuraca sarà ricordata dal professore Belli dell’Isca, suo pronipote e curatore del volume, e da altre testimonianze. Seguirà la consegna, agli alunni delle scuole presenti, delle copie del libro che sarà oggetto di appositi laboratori di lettura e creatività.
Una strada a Cefalù ricorderà la concittadina Pepita Misuraca (1901-1992).
Pepita: una donna dinamica e tenace sempre pronta ad affrontare nuove sfide
Giuseppina Barbarossa, meglio conosciuta col suo nome da sposata, Pepita Misuraca. Nacque a Varazze nel 1901, ma il suo amore per la Sicilia e per Cefalù in particolare, la radicarono al Sud. Durante la prima guerra mondiale, accetto’ di essere “Madrina di Guerra” cioè di svolgere quell’operato di sostegno morale e di solidarietà nei confronti dei soldati, corrispondendo con loro ed inviando qualche regalo.
Il suo “figlioccio” cefaludese fu Salvatore Misuraca, un ufficiale volontario che conobbe di persona.
I due si innamorarono e convolarono a nozze dopo che finì la guerra, trasferendosi così definitivamente a Cefalù.
Durante il periodo del fascismo e della conquista dell’Etiopia, seguì il marito in Africa, nominato commissario del Governo e nel 1943, al termine del periodo coloniale, rientrarono in Italia.
Nel periodo del dopoguerra, trascorse la sua vita tra Palermo e Cefalù, dove, oltre ad occuparsi di attività culturali, amava anche frequentare la libreria Flaccovio, dove ebbe la possibilità di conoscere il giovane Leonardo Sciascia, i registi Pino Mercante e Accursio Di Leo e lo storico Gaetano Falzone. Nel panorama cefaludese, gli anni Sessanta e Settanta la videro promotrice di diverse attività, quali animatrice culturale di eventi che permisero a Cefalù di proiettarsi in un’ottica di popolarità più ampia; nel 1966, insieme a Giovanni Agnello di Ramata ed al Prof. Giovanni Palamara,
fondò l’associazione degli “Amici della musica”,
di cui ne fu vicepresidente ed insieme all’Associazioni Concertistiche siciliane fece fare quel salto di qualità alla nostra cittadina, aprendo uno scorcio nel panorama internazionale degli eventi, dando la possibilità di ospitare artisti musicali di alto livello.
Ed ecco che si esibirono Ottavio Ziino con l’Orchestra Sinfonica Siciliana, Eliodoro Sollima, Salvatore Cicero, Giovanni Perriera, Angelo Faja, Enrico Anselmi, il chitarrista Giuliano Balestra, i direttori d’orchestra Gaetano Delogu e Giuseppe Giglio, i pianisti Giuseppe La Licata e Valeri Voskobojnikov, quest’ultimo inaugurò uno splendido pianoforte a coda Steinway, donato all’associazione da Frank Jeppi, un ricco americano di origine cefaludese.
Negli anni settanta, l’associazione venne riconosciuta dal Ministero per le Attività Culturali della Regione Sicilia,
come società concertistica di interesse provinciale e nel 1977 ne assunse la direzione artistica il prof. Nino Titone, docente di drammaturgia musicale dell’università di Palermo, e vanto’ la presenza, oltre a circa 150 soci cefaludesi attenti alla cultura del momento, anche quella dei prof. Giusto Monaco, Silvana Braida, Amedeo Tullio.
Grazie al Centro, furono organizzati diversi convegni su tematiche importanti per Cefalù, che vide la partecipazione di esperti nazionali e stranieri, Vincenzo Tusa, Pasquale Culotta, Henry Bresc, Francesco Giunta, lo storico e critico d’arte Wolfgang Kroenig, quest’ultimo sollecitato dalla signora Pepita per interessarsi dei primi restauri della Cattedrale, che, insieme alla pressione continua nei confronti delle autorità governanti, dettarono le basi per l’ottenimento dei primi finanziamenti.
Anche nel campo dell’archeologia, il Centro Studi portò avanti l’iniziativa del ritrovamento e del recupero dei reperti di una necropoli ellenistica.
Possiamo definire la signora Pepita Misuraca come una donna dinamica e tenace, elegante e vivace, sempre pronta ad affrontare nuove sfide, quasi tutte portate avanti in età matura, un vero esempio per tutte le donne a lottare e a non tirarsi mai indietro di fronte alle difficoltà ed ai pregiudizi. Riuscì in tutte le iniziative a cui diede vita, tranne ad una: l’acquisizione sociale della Caserma Botta, per la quale aveva portato avanti incontri sociali, politici e culturali e perfino aveva contattato il Ministro della Difesa, allora in carica, Attilio Ruffini. L’instancabile signora Pepita, innamorata della cultura e del bello, fu anche scrittrice; nei suoi libri troviamo racconti interessanti, scritti in modo moderno e mai retorico, con un linguaggio semplice, ma al tempo stesso dalle sfumature intense. Voglio ricordare : “I personaggi – racconti brevi” del 1973, dove parla di alcuni personaggi Cefaludesi, “I miei racconti africani” del 1977, una memoria del vissuto in Africa con la prefazione di Folco Quilici, “Quando l’anima sa leggere” del 1982. Spesso la storia ci insegna che le donne non vengono valorizzate o quantomeno ricordate per il loro operato, ma finalmente, dopo anni di richieste alle Amministrazioni e alle commissioni toponomastiche, le è stata dedicata una strada di Cefalù, un riconoscimento dovuto, ad una donna che ha speso la sua vita per la nostra cittadina nella sua passione più grande, vivendo in simbiosi con essa. (Biografia a cura di Alice Portera)