Esiste davvero della frutta che può ridurre l’indice glicemico? E’ possibile conciliare il consumo di frutta con il diabete? Esistono frutti più indicati per chi soffre di diabete ed ha la necessità di tenere sotto controllo costantemente l’indice glicemico?
La frutta non deve essere un tabù per i diabetici
La frutta di per sé non è un alimento da escludere dalla dieta dei diabetici o di chi, per svariate ragioni, vuole tenere un indice glicemico basso: bisogna sempre ricordare che anche se un prodotto ha un alto contenuto di zucchero non si deve necessariamente escluderlo dalla tavola.
E’ di fondamentale importanza tener presente la differenza tra carico glicemico ed indice glicemico: il carico glicemico si riferisce infatti alla quantità totale di zuccheri ricavati dai carboidrati, l’indice glicemico invece di riferisce alla qualità di questi carboidrati. Fare confusione tra questi due aspetti è spesso deleterio.
Per questo il grande segreto del consumo della frutta per chi soffre di patologie come il diabete è racchiuso nel saper ben dosare anche la frutta più zuccherina. In questo ambito non esistono divieti assoluti ma accortezze da tenere sempre presenti.
Quanta e quale frutta mangiare?
I frutti più indicati per chi vuole tenere basso l’indice glicemico sono senz’altro le mele, le pere, le albicocche, le arance, le nespole, le fragole, le pesche ed i lamponi. Invece sarebbe bene evitare i cachi, i canditi, la frutta sciroppata, l’uva, le banane, i fichi e la frutta secca. Inoltre bisogna sempre tener presente che nei succhi di frutta industriali quasi sempre sono presenti altri zuccheri aggiunti artificialmente.
Come detto, per chi ha la necessità di tenere sotto controllo la glicemia, è importante fare una giusta considerazione tra carico glicemico ed indice glicemico. Per questo se si soffre di diabete sarebbe bene che una porzione di frutta non arrivasse mai a contenere più di 15 grammi di carboidrati.
E’ questo il concetto da inserire nella dieta del consumatore diabetico. La grandezza della porzione dipenderà ovviamente dal tipo di frutto: all’aumentare del contenuto di carboidrati presenti nel frutto si avrà una riduzione della porzione e, viceversa, avremo una porzione più ampia per frutti dal contenuto di carboidrati più basso. Quantità maggiori per frutta dal basso indice glicemico e quantità minori per frutta dal contenuto glicemico più alto.
Con questa accortezza si potranno contenere i livelli di glucosio nel sangue, senza mai dimenticare che oltre al contenuto di zuccheri è molto importante anche l’influenza della fibra presente e anche della forma in cui si assume l’alimento. Infatti all’aumentare della presenza di fibra si riscontrerà un minore picco glicemico dopo la digestione. Ad esempio: un’arancia, mangiata in spicchi ha un picco glicemico inferiore rispetto ad un succo d’arancia fatto in casa (quindi senza zuccheri aggiunti), poiché nella parte bianca dell’arancia, l’albedo, vi è contenuta la pectina.
Rispettando queste piccole accortezze e soprattutto entrando in questo meccanismo che mette sempre a parallelo l’indice glicemico degli alimenti con il carico glicemico, la frutta non sarà più un tabù nemmeno per chi ha bisogno di contenere i livelli di glucosio.