Docente del Liceo Artistico di Cefalù pubblica un romanzo emozionante: «La luce dell’acqua di cielo»

Giuseppe Orifici, docente del Liceo Artistico di Cefalù, stupisce il panorama letterario con il suo romanzo “La luce dell’acqua di cielo”. Portando nella narrazione la sua esperienza educativa e la sua sensibilità artistica, l’autore intreccia una storia ricca di emozioni, ambientata su una piccola isola e intrisa di riflessioni sulla precarietà del lavoro, i legami umani e la ricerca di sé.

L’opera racconta di Felice Infelice, un professore supplente che accetta un incarico temporaneo su un’isola, dove intreccia una relazione con una collega sposata. La sua vita, già segnata dalla precarietà lavorativa, si trova a oscillare tra passione, scelta e cambiamento. L’isola diventa lo specchio dei suoi sentimenti, in un paesaggio evocativo che riflette la capacità di Orifici di trasformare il suo talento artistico in una narrazione visivamente potente e toccante.

Con “La luce dell’acqua di cielo”, Giuseppe Orifici offre una lettura che affascina per la sua profondità e per l’autenticità che solo chi vive tra arte e insegnamento può portare in una storia. Una scoperta imperdibile per chi ama i romanzi che sanno unire emozione e riflessione.

In “La luce dell’acqua di cielo”, Giuseppe Orifici intreccia la vita personale e professionale del protagonista, Felice Infelice, con un’eleganza che tradisce l’esperienza dell’autore stesso nel mondo dell’istruzione. La figura del professore, precario e in movimento tra incarichi temporanei, incarna le sfide e le incertezze che molti insegnanti conoscono bene, soprattutto coloro che lavorano nel sistema scolastico italiano. La transitorietà dell’incarico sull’isola non è solo un elemento narrativo, ma anche una metafora dell’instabilità che spesso accompagna il lavoro del docente, un tema che l’autore riesce a rappresentare con profondità e autenticità.

L’isola come spazio educativo e personale

L’isola dove si trasferisce Felice rappresenta un microcosmo, un luogo di confine dove i legami si intensificano e le dinamiche umane si fanno più nette, quasi senza vie di fuga. Per un docente come Felice, abituato a osservare e analizzare comportamenti all’interno dell’aula, questo ambiente chiuso amplifica la sua capacità di riflettere non solo sui suoi studenti e colleghi, ma soprattutto su sé stesso. La relazione con la collega sposata, che evolve in una convivenza sull’isola, diventa il fulcro della narrazione e un banco di prova per i suoi ideali e desideri.

Questo tema si collega strettamente all’esperienza dell’autore: Orifici, con decenni di insegnamento alle spalle, conosce bene il valore delle relazioni che si creano in contesti educativi e quanto queste possano influenzare le vite personali e professionali di chi lavora nella scuola. La sua capacità di tratteggiare i rapporti umani in modo realistico nasce da questa lunga osservazione, che conferisce alla storia una vividezza speciale.

Il ruolo del docente: mediatore di esperienze

Felice non è solo un protagonista, ma anche un osservatore privilegiato della vita sull’isola. Il suo ruolo di insegnante lo pone in una posizione peculiare: da un lato guida e educa i giovani, dall’altro si confronta con le proprie fragilità. Questo doppio ruolo rispecchia una delle sfide dell’insegnamento: riuscire a essere una figura di riferimento pur essendo, in fondo, un essere umano con le sue contraddizioni.

Nel romanzo, Felice appare come un mediatore di esperienze, un ponte tra diverse vite e realtà. Il suo rapporto con gli studenti non è esplicitato in dettaglio, ma si intuisce che la sua sensibilità lo renda un insegnante capace di leggere tra le righe, un’attitudine che poi applica anche alle sue relazioni personali.

Il conflitto sentimentale come riflesso della precarietà

La relazione tra Felice e la collega sposata si evolve in una convivenza temporanea, segnata dall’incertezza e dalla consapevolezza della sua inevitabile fine. Questo conflitto, che culmina nella scelta definitiva della donna tra l’amante e il marito, riflette in modo più ampio il tema della precarietà, una condizione che non si limita solo al lavoro ma si estende alla sfera emotiva del protagonista.

L’autore, essendo lui stesso un docente con una lunga carriera, conosce bene quanto il senso di precarietà lavorativa possa influenzare le relazioni personali. La destituzione dall’incarico di Felice, decisa dal provveditorato, diventa il catalizzatore per un cambiamento non solo professionale ma anche sentimentale. Questo legame tra vita lavorativa e personale è rappresentato con grande finezza, mostrando quanto i due aspetti siano inevitabilmente intrecciati.

Le suggestioni artistiche di un architetto-insegnante

Non si può ignorare il background artistico e architettonico di Giuseppe Orifici, che permea le descrizioni del paesaggio e degli ambienti del romanzo. L’isola non è solo uno scenario, ma un’entità viva, un personaggio a sé che influenza e rispecchia lo stato d’animo dei protagonisti. La “luce dell’acqua di cielo”, che dà il titolo al romanzo, rappresenta un’idea di bellezza effimera e sfuggente, un simbolo che si collega tanto alla relazione tra Felice e la collega quanto alla visione dell’autore come architetto: la capacità di cogliere i dettagli e trasformarli in significati universali.

L’esperienza dell’autore come chiave narrativa

Giuseppe Orifici, docente e architetto, mette in campo la sua doppia esperienza professionale per creare un romanzo che è al contempo un racconto personale e un’opera universale. La sua conoscenza del mondo dell’istruzione emerge nella rappresentazione autentica del lavoro precario e delle sfide emotive che ne derivano. Al tempo stesso, la sua sensibilità artistica si manifesta nelle descrizioni liriche e nell’uso del paesaggio come specchio dell’interiorità dei personaggi.

“La luce dell’acqua di cielo” non è solo una storia d’amore o di crescita personale, ma anche una riflessione sul ruolo del docente come figura instabile e poliedrica, capace di influenzare ed essere influenzata dai contesti in cui opera. La trama, intrecciata con il bagaglio di esperienze dell’autore, dona al romanzo una dimensione autentica e universale, rendendolo una lettura consigliata per chi ama le storie che affrontano con profondità temi di precarietà, legami umani e ricerca di sé.

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