Oggi è il Salvatore, Patrono della Città e della Diocesi: una festa antica tra fede e tradizione

Secondo l’antica tradizione liturgica e storica, il Patrono principale della Città e della Diocesi di Cefalù è il Santissimo Salvatore Trasfigurato. Tale indicazione è riportata in tutti gli antichi Ordinari per i Divini Offici della Diocesi, nonché in documenti ufficiali come i Brevi Pontifici, i Rescritti della Sacra Congregazione dei Riti e nel Directorium ad Divina peragenda pro Dioecesi Cephaleditana.

Le origini e l’evoluzione della festa

La celebrazione del SS. Salvatore è testimoniata da documenti antichissimi. In epoca medievale, il 6 agosto era il giorno in cui gli abati, i priori e altri detentori di benefici ecclesiastici sottoposti al Vescovo di Cefalù dovevano presentarsi in Cattedrale – personalmente o tramite procuratori – per rendere omaggio e consegnare simbolicamente parte delle rendite spettanti al vescovo.

Tra le tradizioni più caratteristiche della festa vi è quella della “Chiesa addumata”: la sera dei Primi Vespri, ovvero il 5 agosto, la Cattedrale veniva illuminata con torce e candele, creando un’atmosfera suggestiva in perfetta sintonia con le “vampe” che si accendevano nei paesi vicini alla vigilia delle feste importanti.

Il Novenario e gli apparati liturgici

La festa era preceduta da un novenario, che un tempo si celebrava nel pomeriggio con l’esposizione del SS. Sacramento. In seguito, per la scarsa partecipazione popolare, si cominciò a celebrarlo al mattino, alle ore 7, sempre con il Santissimo esposto all’altare del SS. Sacramento. Il novenario prevedeva la predica sul Vangelo del giorno, la recita della coroncina e canti devozionali accompagnati dall’organo.

In occasione della Festa la Cattedrale veniva preparata con grande cura: i muri tappezzati di drappi, i capitelli rivestiti di seta, colonne adornate di fiori, e una grande quantità di candele. Questa scenografia, anticamente realizzata tramite impalcature per raggiungere le altezze più elevate, fu semplificata sotto l’episcopato di Mons. Proto (1844-1854), pur mantenendo l’impatto visivo ed emotivo della celebrazione.

I momenti solenni della festa

I momenti solenni della festa erano tre.

I Vespri Pontificali si tengono alle ore 20.30, con il Vescovo che, in cappa magna, entra dalla Porta dei Re accompagnato dal Capitolo, dal Clero e dal Seminario, sotto il suono di una marcia eseguita dalla banda musicale.

La Messa Pontificale viene celebrata la mattina seguente, alle ore 10, sempre presieduta dal Vescovo.

La sera del 6 agosto si tiene la solenne processione del Santo Legno della Croce, guidata dal Vescovo e preceduta da confraternite e ordini religiosi. Il corteo attraversa le principali vie della città: Corso Ruggero, via Spinuzza, via Vittorio Emanuele, via Corte e dalla parte inferiore di corso Ruggero ritorna in Cattedrale. Al termine, il Vescovo imparte la benedizione col prezioso reliquiario del S. Legno.

Tra i partecipanti alla processione si annoverano le confraternite, in abito tradizionale con i cosiddetti “misteri”, ciascuna con il proprio santo. I Domenicani con la statua di S. Vincenzo. I Mercedari con la Madonna delle Mercede. Gli Osservanti con S. Diego. I Conventuali con Sant’Antonio. I Riformati con S. Pasquale. I Cappuccini con S. Clemente. I Confrati del Santissimo con la bara e calice. I Confrati del Rosario con la Madonna del Rosario. I Confrati di S. Nicola con S. Nicola. I Confrati del Purgatorio con S. Stefano. I Confrati dell’Annunziata con S. Rocco. Confrati dell’Itria …I Confrati di S. Giovani… I Confrati della Trinità con S. Dorotea. Intervenovano anche S. Francesco di Paola coi contadini. In seguito anche la statua del Salvatore e successivamente quella della Madonna della Catena.

Una patrona per la città e la diocesi

Nel 1954, alle soglie del Concilio Vaticano II, il Vescovo Emiliano Cagnoni, con voto unanime del clero e dei religiosi e sentite le rappresentanze del laicato, chiese al Santo Padre – vista la natura trinitaria del Cristo – di proclamare la Madre di Dio, sotto il titolo di Madonna di Gibilmanna, patrona della Diocesi, e Maria SS. Immacolata patrona della Città di Cefalù. Papa Pio XII accolse la richiesta con breve del 3 dicembre 1954.

Con il SS. Salvatore ci sono dei patroni secondari: S. Sebastiano, S. Rocco e S. Gaetano da Thiene.

Per la Cronaca non esiste alcun documento ufficiale con il quale si attesta che il Santissimo Salvatore non è più il Patrono di Cefalù.

A chi, nel tempo, ha sollevato dubbi teologici sostenendo che il SS. Salvatore, in quanto Cristo, cioè Dio, non possa essere considerato Patrono della città, occorre ricordare che in moltissimi centri della Sicilia e d’Italia il Patrono è proprio il Crocifisso. Un titolo che si riferisce direttamente a Gesù Cristo, seconda Persona della Santissima Trinità, nella sua fase finale della vita terrena, nel momento del supremo sacrificio in croce. Così come accade per il Crocifisso, anche il culto del SS. Salvatore — nella forma specifica della Trasfigurazione — è storicamente e teologicamente fondato, ed esprime una devozione profonda e pienamente legittima verso la figura del Cristo glorioso, luce e guida per la comunità cristiana.

A tutte le polemiche che, negli anni, hanno cercato di sminuire il ruolo del SS. Salvatore quale Patrono della Città e della Diocesi di Cefalù, ha risposto in maniera chiara e brillante Don Pietro Piraino, archivista diocesano, con una serie di note puntuali e documentate. Attraverso un’attenta ricognizione delle fonti liturgiche e storiche, Don Piraino ha ricostruito il legame secolare e ininterrotto tra la comunità cefaludense e il suo Patrono, mettendo a tacere, con eleganza e rigore, ogni tentativo di revisionismo. Le sue riflessioni sono pubblicate sul sito ufficiale della Diocesi di Cefalù e sono consultabili all’indirizzo che si trova a questo link. Una lettura preziosa per chi vuole comprendere davvero la storia e l’identità religiosa di Cefalù.

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