Diversi studiosi definiscono il bullismo come un comportamento aggressivo intenzionale di uno o più ragazzi, ripetuto nel tempo, basato sull’asimmetria di potere bullo-vittima, spesso compiuto di fronte ad altri soggetti. Si distinguono diversi tipi di bullismo: 1) Bullismo fisico 2) Bullismo verbale 3) Bullismo relazionale. Inoltre, esistono inoltre altre forme particolari come il bullismo a sfondo razzista o quello diretto contro le persone disabili.
Negli ultimi anni è inoltre stato introdotto il termine “cyberbullismo” per indicare l’utilizzo di mezzi informatici per veicolare insulti o minacce. Il bullismo comporta degli effetti sulla vita di tutti i soggetti coinvolti. In primo luogo, le prevaricazioni possono avere effetti molto gravi sulle vittime. Le ricerche riportano casi di suicidi tra i ragazzi che non riuscivano a sopportare le umiliazioni (Fedeli, 2007). In ogni caso, anche quando non accadono episodi così estremi, le persone che hanno subito atti di bullismo portano con sé ferite psichiche che hanno effetti sia a breve che a lungo termine.
Diversi studiosi sostengono che il bullismo determina una serie di distorsioni nello sviluppo emotivo, cognitivo e comportamentale dei ragazzi. Il bullismo ha un impatto devastante in termini emozionali su tutti i soggetti coinvolti nel fenomeno: sul bullo e sulla vittima. La prima emozione che entra in gioco quando si parla di bullismo è, sorprendentemente, la felicità. Alcuni studi (Perry, Williard e Perry, 1990) evidenziano che i soggetti aggressivi non provano dispiacere per le conseguenze delle loro azioni contro le vittime, bensì sentono la felicità e, questo meccanismo consente al soggetto di evitare il senso di colpa. Passando ad osservare la situazione dal punto di vista della vittima, Cowie (2004), sostiene che l’emozione preponderante è la paura. Se questo stato d’animo diventa cronico può portare all’insorgenza di disturbi ansiosi come fobie, ossessioni e attacchi di panico.
Un’altra emozione rilevante per la vittima è la tristezza. Le vittime spesso riferiscono vissuti di infelicità e di tristezza, che li hanno spesso portati ad isolarsi dagli altri. Quando un bambino si confronta con una situazione di bullismo (in quanto vittima, bullo o persino spettatore) può esprimere il proprio disagio manifestando queste emozioni in modo molto forte attraverso scoppi d’ira e violenza o disinteresse al mondo circostante e chiusura in sé. Le reazioni a livello fisiologico possono essere l’insorgere di fobie, insonnia, calo dell’appetito o propensione ad abbuffarsi. È inoltre possibile che i soggetti coinvolti abbiano delle conseguenze dal punto di vista cognitivo, come un calo dell’attenzione e delle performance scolastiche.
Solitamente il bullismo “va in scena” nelle aule scolastiche e spesso gli adulti sono assenti, o presenti sullo sfondo. La spiegazione di questo sta nel fatto che, ancora oggi, il bullismo sia un fenomeno spesso sottovalutato dagli adulti, che tendono ad assimilarlo ai comportamenti scherzosi e goliardici, ritenendolo in fondo inoffensivo. Quando vengono messi di fronte all’esplicita sofferenza della vittima, gli insegnanti possono agire in modi diversi, non sempre positivi. Ad esempio, è molto diffusa la tendenza a rivestire il ruolo di giudice implacabile, spesso con l’esito di isolare ancora di più la vittima.
Per riconoscere la presenza del fenomeno del bullismo è necessario dunque che l’adulto sia esente dal giudizio facile, “con i sensi attivi e svegli” orientati al ragazzo e alle sue manifestazioni emotive e comportamentali e soprattutto che sia in grado di ascoltare con empatia il disagio manifestato.