Arriva il sesto film di Ficarra e Picone in sala dal 19 gennaio con Medusa in oltre 600 copie. L’ora legale racconta di un paese siciliano animato dalla voglia di cambiare il sindaco corrotto Gaetano Patanè (Tony Sperandeo) con uno onesto, Pierpaolo Natoli (Vincenzo Amato) che diventa, proprio per la sua onestà, subito inviso ai suoi stessi elettori. «Abbiamo iniziato a girarlo due anni fa – dice Ficarra – e siccome la realtà ci superava a destra abbiamo dovuto spesso aggiustare la sceneggiatura per non fare riferimenti a quello che stava succedendo». Ci troviamo in Sicilia, a Pietrammare, dove da anni comanda Gaetano Patanè, sindaco corrotto e clientelare. A lui si oppone alle elezioni Pierpaolo Natoli, professore cinquantenne puro come una colomba. Il paese è allo sfascio, macchine in doppia fila, immondizia dappertutto, ambulanti e parcheggiatori abusivi, buche, e l’assenza di ogni forma di controllo. La gente è stufa e così, a sorpresa, vince il candido Natoli. Ma quando comincia a fare il suo lavoro in tutta onestà, piste ciclabili, raccolta differenziata, lotta all’abusivismo edilizio e multe (la comparsa dei vigili nel paese, mai visti prima, è accolta alla pari di un’invasione aliena) fa pensare a tutti i paesani che era meglio prima.
Salvo e Valentino sono due fratelli proprietari di un bar in piazza, schierati su fronti opposti nella campagna elettorale: l’opportunista Salvo è con Patanè, dato vincente; mentre l’onesto Valentino è per Natoli a cui è legato, come lo stesso Salvo, da un vincolo di parentela in quanto cognato. Entrambi sperano però di ottenere un «favore»: un gazebo che permetterebbe di ampliare la loro clientela. Ma Natoli l’onesto viene meno a uno dei dogmi di certa politica italiana, il familismo, e questo è davvero troppo. Nel cast del film, Leo Gullotta, nel ruolo di un prete proprietario di un B&B su cui non vuol pagare le tasse, Antonio Catania, in quello di un vigile costretto per la prima volta ad indossare la divisa, Eleonora De Luca, Ersilia Lombardo, Alessia D’Anna, Francesca Benigno e con la partecipazione straordinaria di Alessandro Roja. «E’ solo un film che fotografa quello che abbiamo visto. In ogni singolo cittadino – continua Ficarra – si nasconde un Patanè se viene toccato nei suoi interessi. In fondo abbiamo solo cercato di guardare all’Italia ridendo. Una cosa che abbiamo sempre fatto anche a Zelig». E Picone aggiunge: «Ci siamo solo divertiti a invertire la situazione. Una cosa bella e onesta l’abbiamo fatta diventare cattiva».