21 Aprile 2006. Era una splendida mattinata di sole, sul Lungomare «Giuseppe Giardina» di Cefalù, quando incontrammo il regista e grande maestro del Cinema Marco Bellocchio. Aveva appena concluso le riprese del film «Il regista di matrimoni», con un cast eccezzionale di attori. Erano presenti quasi tutti i protagonisti, attori e tecnici, con tanti colleghi giornalisti accorsi da tutta Italia. Presenti anche gli indimenticabili Michele Bellipanni (giornalista) e Nico Marino (storico). Ci fermammo a pranzo. Nel tavolo riservato a Cefalunews c’era l’Aiuto regista, la strardinaria Barbara Daniele, figura ora di primissimo piano nel modo del cinema e della Tv.
La domanda a Bellocchio fu secca: come nasce un film di Marco Bellocchio?
Altrettanto secca la risposta, ma poi motivata da una profonda riflessione sul film:
«Per me – aggerma Bellocchio – un film nasce da un’immagine.
E infatti Il regista di matrimoni è nato per un’mmagine casuale sulla spiaggia di Scilla in Calabria: una coppia di giovani sposi filmati appunto da un regista di matrimoni… Mi colpì osservandoli seduto sulla sabbia (proprio come il protagonista del film) l’obbedienza dei due sposi che facevano tutto ciò che il regista diceva loro di fare. Mi colpì quest’obbedienza senza domande di spiegazioni (come fanno spesso gli attori professionisti) in due giovanissimi che avevano ancora tutta la vita davanti a sé per fare tutto ciò che volevano come se per loro la vita, fatta per fortuna anche di rifiuti, di disobbedienza, di ribellioni all’ordine costituito, fosse già tutta preordinata, e il doppio sì davanti al sacerdote, o anche davanti all’ufficiale di stato civile, fosse stata come una resa definitiva, incondizionata, come se entrassero col matrimonio nel mondo
obbediente e razionale dei padri, e dei padri dei padri, che prima di loro si erano sposati.
E allora successivamente, nello scrivere il soggetto e la sceneggiatura, ho immaginato un personaggio, il regista Franco Elica che trovandosi nella situazione di dover filmare un matrimonio non si preoccupa di capirne il significato (anche perché quel significato è pacifico, non c’è bisogno di dimostrarlo ancora una volta) ma agisce per sabotarlo, il matrimonio, perché non avvenga, non abbia luogo (un’agire “politico”), motivato da una passione inaspettata e travolgente per la futura sposa, Bona Gravina, principessa di Palagonia.
Questa passione lo guiderà – come Teseo nel labirinto – alla salvezza di Bona, evitandogli pericoli anche mortali che troverà disseminati sulla sua strada… Ma poiché non è un eroe nato sbanderà spesso in questo pericoloso percorso e quasi volontariamente come se avesse paura di vincere, di conquistare la donna amata e di essere felice con lei. A un passo dalla vittoria rischierà di perdere tutto come se sbagliasse apposta per rimandarla continuamente.
Questa potenza intermittente, interrotta da vuoti mentali, viltà, fughe improvvise quando è a una passo dal successo, sono il movimento, quasi l’immagine di base del film, questa continua alternanza di felicità piena e sua immediata negazione, di trasposto pieno e completo irrigidimento, che fa pensare all’atto sessuale che tendendo naturalmente all’orgasmo (inteso anche come perdita di coscienza), è continuamente minacciato e aggredito proprio dalla coscienza, che ha paura di perdersi, di non svegliarsi più…Questa forse è la vera immagine da cui sono partito. La conquista finale di una donna, la prima vera conquista di Franco Elica con cui finisce il film è anche un messaggio di sincero incoraggiamento.
La conquista di Elica avviene in una Sicilia immaginaria forse scelta per il mare, quell’azzurro speciale del mare di Sicilia (o forse perché in Sicilia qualcosa di arcaico, mitologico c’è ancora). Eppure, anche se il film è pieno di esterni, solari o notturni, di mare, di cielo, di paesaggi sconfinati, di totali, il film è stato girato come in interno, dall’interno, dal buio verso la luce».
Nota Biografica e filmografia
MARCO BELLOCCHIO
Nasce a Piacenza nel 1939. Nel ’59 interrompe gli studi di filosofia alla Cattolica di Milano e si iscrive a Roma al Centro Sperimentale di Cinematografia. Tra il ’61 e il ’62 realizza i cortometraggi “Abbasso lo zio”, “La colpa e la pena” e “Ginepro fatto uomo” e si trasferisce poi a Londra dove frequenta la Slade School of Fine Arts. Il suo lungometraggio di esordio “I pugni in tasca”, presentato a Locarno nel ’65, lo impone all’attenzione internazionale.
La sua filmografia comprende (lungometraggi):
I pugni in tasca (1965)
La Cina è vicina (1967)
Discutiamo, discutiamo, episodio di Amore e rabbia (1969)
Nel nome del padre (1972)
Sbatti il mostro in prima pagina (1972)
Marcia trionfale (1976)
Il gabbiano (1977) – Film TV
Salto nel vuoto (1980)
Gli occhi, la bocca (1982)
Enrico IV (1984)
Diavolo in corpo (1986)
La visione del sabba (1988)
La condanna (1991)
Il sogno della farfalla (1994)
Il principe di Homburg (1996)
La balia (1999)
L’ora di religione (2002)
Buongiorno, notte (2003)
Il regista di matrimoni (2006)
Sorelle Mai (2006)
Vincere (2009)
Rigoletto a Mantova (2010) – Opera TV
Bella addormentata (2012)
Sangue del mio sangue (2015)
Fai bei sogni (2016)