Non è facile riannodare i fili di un cinema come quello di Elio Petri. Per questo abbiamo chiesto la consulenza del professor Gabriele Rigola*. Impossibile riassumere in questa sede le sue ricerche su Elio Petri, pertanto, il professore ci introdurrà allo studio del grande maestro Petri ed in particolare ci farà conoscere alcuni aspetti, da pochi conosciuti, del film “A ciascuno il suo”, che in questo Museo virtuale del cinema occupa il posto d’onore (il museo ospita solo i film girati a Cefalù col contributo di studiosi e testimoni diretti) . A 50 anni dall’uscita nelle sale, il film girato a Cefalù resta per la nostra Città il capolavoro assoluto con “Nuovo cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore.
A tal proposito, afferma il prof. Rigola:
Non è facile riannodare i fili di un cinema come quello di Elio Petri. Un’opera tutto sommato contenuta, composta da circa quindici film (esclusi i cortometraggi degli anni Cinquanta e compresi lungometraggi, documentari, episodi, film televisivi), e tutta racchiusa nei decenni Sessanta e Settanta, se si esclude il progetto incompiuto del film Chi illumina la grande notte?, proiettato verso gli anni Ottanta. Non è facile riannodare i fili del suo cinema perché i temi e le questioni che si intrecciano sono davvero molti, appartenenti tanto allo stile proprio di Petri, quanto all’insieme di opere e ai contesti del periodo: le eredità del Neorealismo, le mediazioni produttive, la militanza, il cinema politico, i generi, gli incroci tra cinema popolare e impegno, gli adattamenti letterari, senza contare gli aspetti forse più trascurati dagli studi sul cineasta, ossia il rapporto del suo cinema con le altre arti e la riflessione intorno ai media. Inoltre, pur dovendo fare i conti con un ristretto gruppo di studi su Petri regista e intellettuale, anche in sede storiografica e critica è ampia la mole di questioni che si accumulano nel dibattito, soprattutto a partire dal controverso rapporto con la critica tra anni Sessanta e Settanta, e il pressoché generale disinteresse e occultamento successivi, dalla seconda metà degli anni Settanta a non molti anni fa (1).
Chi intende studiare Petri trova certamente un insispensabile riferimento nel suo libro “Elio Petri, Uomo Di Cinema. Impegno, spettacolo, industria culturale a cura di Gabriele Rigola. Prefazione di Jean A. Gili. Postfazione di Paola Pegoraro Petri, Bonanno Editore”. Spieghiamo ai visitatori di questo Museo del Cinema cefaludese on line di cosa si tratta?
In queste pagine avviano un lavoro collettivo di studio sul cinema e sui film di Elio Petri. Mi soffermerò su alcuni momenti da riconvocare e ridiscutere, cercando in questo modo di mettere in luce l’impostazione metodologica da cui il volume intero ha preso le mosse.
Studiando i discorsi critici sul cinema di Elio Petri s’incorre in due tipi di ricorrenze. Da una parte, la necessità è quella di etichettare il suo lavoro e i suoi film in diciture e classificazioni, lemmi semplificativi che spesso – invece di dilatarne gli echi – ne hanno ridotto la portata. Dall’altra parte, sono ricorrenti i riferimenti all’esigenza di rimediare a un rimosso, quello di aver troppo in fretta liquidato e dimenticato un autore decisivo. Già nel 1983, un anno dopo la scomparsa del cineasta, Ugo Pirro parla di un «tardivo, ma necessario, risarcimento»; e alla stessa maniera, nel 2012, l’ultimo contributo dedicato al suo lavoro (L’ultima trovata, edito da Pendragon) procede proprio nella direzione di un necessario “risarcimento”.
Nella sua ricerca su cosa punta?
La tendenza delle ricerche più recenti, che vorremmo fare nostra, è quella di ristudiare l’opera di Petri anzitutto confrontandola con il contesto dei decenni di riferimento, sullo sfondo della cultura italiana ed europea. I contesti, cinematografici e storico-culturali, sono oggi fondamentali per rintracciare linee di contaminazione e richiamare i vari fenomeni di scambio: possiamo per ora riferirci a quelli più discussi nel presente volume, come il rapporto tra cinema di genere e cinema d’autore, la questione dell’impegno civile, la dimensione industriale e produttiva del cinema italiano, ecc.
Petri attaccato ferocemente dai futuri amici: episodi che confermano la genialità del regista?
Un episodio famoso è raccontato nel suo libro:
«Scrissi sul numero due di “Cinema e Film” una stroncatura di A ciascuno il suo di Elio Petri, che rimase famosa per la sua ferocia. In realtà era un articolo contro lo zoom e il suo uso sconsiderato nel cinema di allora […]. Due anni dopo, all’ANAC, Petri si fece indicare da qualcuno chi io fossi e, fuori, mi prese per il petto e mi sbatté contro il muro! Dopo parecchi anni ci siamo rincontrati a Milano, e siamo diventati amicissimi […]. Aveva capito il nostro atteggiamento, diciamo la “purezza” di esso», (Dichiarazione di Maurizio Ponzi, in Franca Faldini, Goffredo Fofi (a cura di), L’avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti (1960-1969), Feltrinelli, Milano 1981, p. 403).
Come iniziare lo studio su Elio Petri?
A mio avviso ci si può concentrare preliminarmente su alcuni nodi storiografici, metodologici e interpretativi, che – pur nella diversità di approcci – tutti gli interventi del volume tengono ampiamente in considerazione.
Il primo nodo, che attraversa inevitabilmente diversi contributi e diverse analisi, è quello inerente le varie declinazioni del politico, a partire dalle acquisizioni raccolte negli anni dalla letteratura sull’autore. Si potrebbe partire dall’asse analitico della costruzione della maschera politica, dalla commedia dell’arte al teatro italiano, fino all’«impossibile messa in scena del Politico» nel cinema di Petri, che costituisce lo scheletro dello studio apripista di Alfredo Rossi (A. Rossi, Elio Petri, cit., p. 8. Si rimanda anche alla recente risistemazione di queste ricerche da parte dell’autore, confluita in A. Rossi, Elio Petri e il cinema politico italiano. La piazza carnevalizzata, Mimesis, Milano 2015), orientato verso l’interpretazione del grottesco come indice dell’“italianità”. Allo stesso tempo Rossi studia la dimensione carnascialesca e mortifera interna al cinema petriano: «I cineasti italiani, mi pare abbiano letto l’invocazione sessantottesca come “risposta”, Petri ne ha letto la “domanda”, il disagio, la pulsione di morte di cui era intessuta».
Dove attingere per far luce su ulteriori aspetti inediti della questione del politico?
La documentazione del Fondo Petri, conservato presso l’Archivio del Museo del Cinema, permette di far luce su ulteriori aspetti inediti della questione del politico: mi riferisco soprattutto a certi documenti scritti dallo stesso regista, e al materiale di corrispondenza (attenzione particolare meritano le lettere scambiate con Leonardo Sciascia). Per approfondire queste questioni, si vedano i saggi di Paolo Noto e di Claudio Bisoni in questo volume, e i rimandi ivi contenuti alla documentazione del Fondo.
Per approfondire:
“Elio Petri, Uomo Di Cinema. Impegno, spettacolo, industria culturale a cura di Gabriele Rigola. Prefazione di Jean A. Gili. Postfazione di Paola Pegoraro Petri, Bonanno Editore”.
Per un resoconto dei temi sollevati nelle lettere di Petri e di Sciascia, si veda: Gabriele Rigola, «Riderai, se ti dico che io mi sento un poco come Laurana?». Note a margine del carteggio Petri-Sciascia (1966-1968)
Maurizio Grande, Eros e politica. Sul cinema di Bellocchio, Ferreri, Petri, Bertolucci, P. e V. Taviani, Protagon, Siena 1995
Maurizio Grande, La commedia all’italiana (a cura di Orio Caldiron), Bulzoni, Roma 2002.
* Gabriele Rigola è
Docente a contratto di Critica cinematografica presso l’Università degli Studi di Torino
Docente a contratto di Forme e generi del linguaggio radio-televisivo presso l’Università degli Studi di Torino
Docente a contratto di Storia, forme e modelli della sceneggiatura cinematografica presso l’Università degli Studi di Genova
Dottore di Ricerca in Spettacolo e Musica presso l’Università degli Studi di Torino
Cultore della materia presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Torino per il settore scientifico-disciplinare L-ART/06
Membro del CRAD (Centro di Ricerche sull’Attore e il Divismo), Università degli Studi di Torino
Membro della CUC (Consulta Universitaria di Cinema)
Redattore della Rivista La Valle dell’Eden/East of Eden. Rivista di Cinema, fotografia, media (Università degli Studi di Torino)
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