Lo Stalking, nella sua accezione fenomenica e sindromica, delinea una situazione nella quale un individuo impone, ad un altro, comunicazioni e approcci considerati intrusivi ed indesiderati. Quale che sia la natura del riferimento linguistico lo stalking si configura come una forma di “terrorismo psicologico” (Aramini M., 2002) che sconvolge la vita della vittima, limitandola ad uno spazio di vita sempre più ridotto.La triade, necessaria per la sua costituzione, è formata da un attore (stalker, molestatore), una vittima (la persona oggetto d’interesse delle attenzioni dello stalker) e dalla relazione che si instaura tra i due. La natura dei comportamenti che la vittima riceve è piuttosto varia, e può comprendere molestie dirette, come avvicinamenti, appostamenti e violazioni di proprietà, e/o indirette, nelle quali l’identità dello stalker rimane celata, come lettere, sms, e-mail, ecc… In ogni caso, tali condotte generano una spirale di paura e angoscia, che progressivamente porta alla rottura di un equilibrio e costringe la vittima, in un ridotto raggio di azione caratterizzato da sentimenti di rabbia, impotenza, preoccupazione, timore e solitudine che si sostituiscono a ciò che preesisteva, provocando una chiusura, in termini psico-relazionali. Inoltre, la campagna delle molestie agite dallo stalker può, non solo colpire la vittima designata, ma di riflesso anche i familiari, gli amici e i colleghi di lavoro. Secondo tali considerazioni, sarebbe lecito dedurre che lo stalking è una patologia della relazione, ma probabilmente non è solamente questo. Lo stalking può colpire chiunque, dal partner/ex-partner, all’insegnante, al medico, al poliziotto, e può essere agito da chiunque, sia esso un adulto o un adolescente; è necessario quindi pensare a tale fenomeno, non come una “nuova patologia”, bensì come “una nuova chiave di lettura” di fenomeni esistenti, ma di cui non si riusciva a dare una sistematizzazione, sia per la loro complessità, sia per i contorni non definiti. Ma allora ci si potrebbe chiedere: perché il fenomeno è emerso solamente oggi, se esisteva già da prima?
La risposta si deve inquadrare in uno scenario di trasformazione socioculturale, che interessa trasversalmente tutte le generazioni: oggi, a causa delle nuove interdipendenze, che si generano tra, il mondo della vita quotidiana e il mondo organizzato del lavoro, si fa più crescente la richiesta di assunzione di identità riflessive, in cui il singolo è costretto a prendere delle decisioni che non hanno orizzonti predefiniti dalla tradizione. Inoltre, spesso si è più riconosciuti per quello che si fa, che per quello che si è come persona. Lo stalking è dunque, almeno in parte, una creatura della contemporaneità, delle sue realtà e ideologie sempre più contraddittorie. La complessità del fenomeno comporta quindi un allargamento del focus d’interesse; infatti, lo stalking può essere pensato sia come un comportamento sanzionabile, deviante e/o disturbato del singolo individuo, che un problema sociale inter-soggettivo e relazionale complesso.
Lo studio del fenomeno dello stalking, nella sua doppia accezione, sindromica e fenomenica, diventa quindi fondamentale per poter contenere e prevenire il fenomeno, mettere a punto strategie di cura del molestatore e della vittima, e per la formulazione di ordinamenti legislativi adeguati, che possano far fronte a tale fenomeno.