Stazioni ferroviarie siciliane con valenza: storica, turistica, archeologica, ambientale

Il generale Mario Pietrangeli,  consigliere nazionale Aec Italia e Utp-Assoutenti, ci comunica che le stazioni di Taormina, Termini Imerese, Santo Stefano Camastra, Sciacca e Caltagirone (grazie anche alla segnalazione del giornalista di cefalunews Giuseppe  Longo ) sono ufficialmente tra le 100 stazioni italiane ad alta valenza storica turistica ambientale archeologica.
“L’indagine/selezione – spiega il generale Pietrangeli – di AEC Italia ( ferrovieri europei), di Assoutenti / UTP Milano e di ANFG ( ferrovieri del genio) ha puntato ad individuare piccole, belle e poco conosciute stazioni che presentano una o più di queste valenze: storica, turistica, archeologica, ambientale”. Ecco la descrizione delle Stazioni ferroviarie di Termini Imerese e Santo Stefano di Camastra, le più vicine a Cefalù:
La stazione di Termini Imerese è una stazione ferroviaria posta sulle linee Palermo-Messina, Palermo-Agrigento e Palermo-Catania a servizio dell’omonima città e dei comuni del circondario. La stazione è dotata di quattro binari di circolazione atti al servizio viaggiatori collegati da sottopasso e raggiungibili dai disabili visivi e motori grazie a rampe, ascensori e percorsi tattili. L’impianto è impresenziato e telecomando dal DCO di Palermo Centrale.
Fermano a Termini Imerese tutti i treni dei servizi regionali, regionali veloci e InterCity operati da Trenitalia. La stazione costituisce, inoltre, il capolinea dei treni regionali della relazione Termini Imerese-Palermo e il punto di interscambio per i viaggiatori delle relazioni Palermo-Messina, Palermo-Agrigento, Palermo-Caltanissetta e Palermo-Catania. Gli InterCity che vi effettuano fermate sono cinque: quattro InterCity per Roma Termini (due diurni e due notturni) e un InterCity notte per Milano Centrale;
inoltre la stazione è servita da treni regionali veloci (solo la domenica) provenienti dalla stazione di Cefalù e diretti a Punta Raisi (e viceversa).
Le principali destinazioni sono Agrigento Centrale, Catania Centrale, Siracusa, Messina Centrale, Cefalù, Campofelice, Sant’Agata di Militello, Palermo Centrale, Roma Termini, Milano Centrale. La stazione fu attivata nel 1866, contemporaneamente
all’apertura della tratta da Trabia della linea Palermo-Agrigento, prolungata verso Cerda tre anni dopo.
La stazione è nelle vicinanze anche delle numerose chiese:
• Duomo di San Nicola di Bari
• Chiesa di Maria SS. Annunziata
• Chiesa di Sant’Orsola
• Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria
• Chiesa di Santa Maria di Gesù
• Chiesa della Santa Croce al Monte (Chiesa del Monte)
• Chiesa di San Girolamo (Cappuccini)
• Chiesa di San Carlo Borromeo
• Chiesa della Madonna del Carmelo e convento dell’Ordine carmelitano
• Chiesa di Maria SS. della Provvidenza (S. Filippo Neri)
• Chiesa Parrocchiale Maria SS. della Consolazione
• Chiesa di Maria SS. dell’Odigitria (Itria)
• Chiesa della Madonna della Catena
• Chiesa di S. Giacomo (antica Chiesa Madre)
• Chiesa di S. Caterina
• Chiesa del SS. Salvatore
• Chiesa di Sant’Anna
• Chiesa di San Giuseppe
• Chiesa di Sant’Antonio
• Chiesa di Sant’Antoninello
• Chiesa di San Francesco Saverio
• Chiesa del Crocifisso dei Pirreri
• Chiesa di San Bartolomeo
• Chiesa di Santa Marina
• Chiesa di San Calogero
• Chiesa di San Lorenzo
• Chiesa di San Pietro
• Chiesa di Santa Lucia
• Chiesa di San Francesco di Paola (Santo Padre)
• Chiesa di San Marco
• Chiesa di San Giovanni Battista (ne resta solo il campanile restaurato nella Villa Palmeri)
Non lontano è l’anfiteatro, uno dei tre conosciuti in Sicilia (oltre a quelli di Siracusa e di Catania): esso occupa la zona compresa tra via Garibaldi e via San Marco, dove un gruppo di case ne ha conservato la pianta. È in gran parte realizzato con paramento a
blocchetti in opera cementizia, e presenta un doppio ambulacro, fatto notevole per un edificio così piccolo (m 98 x 75 circa). La cavea era in parte scavata e in parte costruita:
resta una parte dell’ordine inferiore delle arcate, visibile sul lato occidentale (in via Anfiteatro). Non sappiamo se esistessero ordini superiori. L’anfiteatro, come gli altri simili della Sicilia, fu probabilmente realizzato in età augustea, in relazione con la
deduzione della colonia.
Negli stessi anni, e nella medesima occasione, dovette essere costruito l’acquedotto, il più importante e meglio conservato dell’isola. Le sorgenti si trovano 5 km ad est della città, alle falde del Monte San Calogero. Qui, in località Brucato, si possono ancora vedere i resti delle due vasche di decantazione. Il passaggio del torrente Barratina avveniva in località Fontana Superiore. In un primo tempo dovette essere realizzato con un sifone lungo circa 600 m, del quale resta il castello di compressione a pianta
esagonale, ben conservato, alto m 15,60 e poggiante su uno zoccolo quadrato di m 6 di lato. Su cinque dei lati si aprono finestre, e dal lato Est partiva il condotto. Su questa torre era un tempo una grande iscrizione, ora scomparsa: aquae Cornealiae ductus
p.XX. L’ultima indicazione (“venti piedi”) corrisponde forse all’area di rispetto ai lati del manufatto. Più tardi sembra che l’acquedotto passasse più a valle: in contrada Figurella è ancora visibile un ponte a doppio ordine di arcate (in origine nove
nell’inferiore, quindici nel superiore: due archi per ogni ordine sono crollati), alto 14 m. La struttura, in opera cementizia con paramento in blocchetti, è la stessa dell’anfiteatro e della curia, e mostra d’appartenere allo stesso progetto edilizio, nel
quale non si può identificare quello della colonia augustea.
Nei pressi della città, presso il fiume San Leonardo, sorge il ponte omonimo, fu ricostruito per la settima volta dal 1721 al 1723 sotto il regno di Carlo VI d’Asburgo dall’architetto Agatino Daidone. All’ingresso del ponte sorge un’iscrizione in latino che
ne attesta la sestupla ricostruzione. Di notevole interesse nell’ambito dell’archeologia industriale gli edifici ottocenteschi nei pressi del porto che erano la sede dell’impresa di Pasquale Mormino, una delle principali realtà economiche della città all’epoca.
La stazione di Santo Stefano di Camastra-Mistretta è una stazione ferroviaria posta sulla linea Palermo-Messina, a servizio dei comuni di Santo Stefano di Camastra e Mistretta. La stazione doveva diventare di diramazione per la linea a scartamento ridotto Santo Stefano di Camastra-Reitano-Mistretta che fu in minima parte costruita e mai utilizzata. Santo Stefano di Camastra (Santu Stèfanu di Camastra in siciliano) è un comune italiano di 4.476 abitanti della città metropolitana di Messina in Sicilia. È un comune del Parco dei Nebrodi distante 100 km da Palermo e 130 km da Messina, quasi al confine con la città
metropolitana di Palermo.
E’ una delle 44 città della Ceramica (città italiana di “affermata tradizione ceramica”, riconosciuta dal MISE – Ministero dello Sviluppo Economico), Santo Stefano prende la propria denominazione dalla chiesa del monastero benedettino di S. Croce di Santo Stefano in Val Demone (santuario sorto in periodo normanno, meta di pellegrinaggi). Fino al 1682, data di una disastrosa frana, al nome di Santo Stefano si aggiunge quello “di Mistretta”. L’appellativo “di Camastra” è stato assunto per onorare la memoria di Giuseppe Lanza, duca di Camastra, fautore della ricostruzione del nuovo centro. Il primo nucleo del casale si forma come aggregazione di un gruppo di vassalli e di villani che dipendono dal Monastero di S. Stefano. La denominazione perdura fino alla frana del 1682, dovuta agli ampi smottamenti di terra provocati da piogge torrenziali. Rovinato il vecchio paese, il nuovo Centro abitato sorge nel 1683 per volontà del Duca di Camastra, sotto la cui signoria si trova ad essere.
Il principe Giuseppe Lanza, duca di Camastra, e la principessa donna Maria Gomez de Silvera chiedono al re la licentia aedificandi, che viene concessa il 30 marzo del 1683, dando vita ad un nuovo abitato dal caratteristico impianto urbanistico geometrico. Il disegno urbanistico fu dato dall’ingegnere militare Carlos de Grunenbergh, collaboratore del duca di Camastra e progettista di numerose fortificazioni in Sicilia.
De Grunenbergh utilizzò uno schema che si presenta come un rombo circoscritto in un quadrato. Don Giuseppe Lanza da questo momento può fregiarsi anche del titolo di principe della Terra e Stato di S. Stefano di Mistretta. Il centro assume ufficialmente
la denominazione di S. Stefano di Camastra a partire dal 1812, anno in cui in Sicilia viene promulgata la Costituzione e che segna l’inizio della storia dell’attuale comune.
La Stazione è posta nelle vicinanze:
✓ di numerose Architetture religiose:
• Chiesa S. Giovanni
• Chiesa e Convento S. Antonio
• Chiesa del Calvario
• Chiesa madre di San Nicola di Bari
• Chiesa del Collegio di Maria
• Chiesa del Rosario
• Chiesa Maria SS di Pompei
• Chiesa Madonna della Grazie
• Chiesa Mercè
• Santuario del Letto Santo (Santa Croce)
• Chiesa di S. Antonio
✓ di Complessi Civili;
• Museo Civico (etnoantropologico)
• Museo della Ceramica Palazzo Trabia
• Palazzo Armao, antico palazzo settecentesco
• Fiumara d’arte
• Il muro di Federico, grande murale in ceramica, collocato ad uno degli ingressi della città di Santo Stefano di Camastra | Casa La Rocca

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