Cesi: Lettera alle Confraternite

A conclusione dei lavori i Pastori delle Chiese di Sicilia hanno indirizzato alle 1053 Confraternite dell’Isola la seguente Nota pastorale:
LE CONFRATERNITE NELL’OGGI DELLA CHIESA
Carissimi Fratelli e Sorelle,
Il “tesoro” umano e spirituale, storico e sempre attuale della pietà popolare, testimoniato anche dalle Confraternite, è motivo di apprezzamento e di custodia, perché – come ci ha ricordato Papa Francesco nella visita a Palermo il 15 settembre del 2018 – ha una grande “forza evangelizzatrice”. Esso è affidato a cuori e mani purificate dalla forza del Vangelo (evangelicità), a persone che vivono la comunione e rifiutano ogni protagonismo autoreferenziale (ecclesialità), a uomini e donne che si proiettano come missionari autentici, credenti credibili, nella Chiesa particolare e nel mondo intero (missionarietà). Questi criteri fondamentali – indicati da Papa Francesco ai membri delle Confraternite già nel 2013 – si rivelano particolarmente attuali anche per il cammino sinodale che la Chiesa è chiamata a vivere.
Il significato profondo della pietà popolare.
Consapevoli di ciò, Noi, Pastori delle Chiese di Sicilia, siamo lieti di rivolgere un affettuoso incoraggiamento a tutti gli appartenenti alle numerose Confraternite laicali. In questi mesi di pandemia, pur costretti per il bene della salute di tutti a rinunciare alle processioni e alle manifestazioni della pietà popolare, abbiamo intensificato la preghiera, suggerendo modalità diverse di partecipazione e operando con carità generosa. Si tratta ora di riprendere il cammino comune della nostra vita di credenti e di cittadini con prudenza, responsabilità, fiducia oltre che scoprire e gustare il significato profondo della pietà popolare. In occasione della sua visita a Palermo nel 25° anniversario della morte del Beato Giuseppe Puglisi, Papa Francesco affermava: «”La pietà popolare è il sistema immunitario della Chiesa”. Quando la Chiesa incomincia a farsi troppo ideologica, troppo gnostica o troppo pelagiana, la pietà popolare la corregge, la difende». Essa è tale perché la sua fonte e il suo culmine sono nella Celebrazione Eucaristica, il suo senso nell’ascolto della Parola di Dio, la sua conseguenza pratica nella sequela di Gesù e nell’imitazione della Madonna e dei Santi.
In questo tempo di pandemia molte Confraternite, continuando una tradizione secolare, hanno dimostrato di condividere le sofferenze di chi ha perduto i propri cari e delle persone ammalate; sono andate incontro alle difficoltà dei luoghi di cura e degli operatori sanitari, alle vecchie e nuove povertà manifeste nei bisogni elementari della vita quotidiana. Da queste esperienze, alla luce del magistero della Chiesa, emerge l’esigenza di rafforzare la vostra identità. In un incontro con le Confraternite tenuto nel 2007, Benedetto XVI ha affermato: «Le Confraternite non sono semplici società di mutuo soccorso oppure associazioni filantropiche, ma un insieme di fratelli che, volendo vivere il Vangelo nella consapevolezza di essere parte viva della Chiesa, si propongono di mettere in pratica il comandamento dell’amore, che spinge ad aprire il cuore agli altri, particolarmente a chi si trova in difficoltà». In tal senso, le Confraternite sono chiamate ad incarnare i cinque criteri di ecclesialità, che San Giovanni Paolo II riteneva indispensabili, affinché un’aggregazione di persone possa definirsi cristiana: l’ecclesialità con la chiamata di ogni cristiano alla santità; la cattolicità espressa nella professione di tutta la fede; la comunione col Vescovo e con tutte le altre realtà ecclesiali; la missione e partecipazione al fine apostolico della Chiesa; l’impegno ad essere presenti come “sale” e “lievito” nella realtà umana (Cfr. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Christifideles laici, 30).
2. L’urgenza dell’evangelizzazione.
Alla luce dei suddetti criteri, le Confraternite – come pure i Comitati, le Deputazioni e i Ceti – sono tenuti ad accogliere tra i propri membri persone che non appartengono ad associazioni di tipo mafioso, non sono contrarie ai valori evangelici e non si sono rese colpevoli di delitti disonorevoli.
Per coniugare il momento cultuale con gli impegni della vita cristiana, le Confraternite devono superare la frattura fra la devozione, che potrebbe ridursi a spettacolo, e la testimonianza di fede all’interno della comunità ecclesiale e nella vita quotidiana. Per questo, è necessario evidenziare il nesso fra la liturgia e le manifestazioni della pietà popolare; con esse, infatti, le opere di misericordia corporale e spirituale rivelano tutta la loro forza evangelizzatrice. Nel solco del magistero pontificio, l’urgenza dell’evangelizzazione esige oggi che anche le Confraternite partecipino più intensamente e più direttamente all’opera che la Chiesa compie per portare la luce, la redenzione, la grazia di Cristo agli uomini del nostro tempo: «Nella pietà popolare, poiché è frutto del Vangelo inculturato, è sottesa una forza attivamente evangelizzatrice che non possiamo sottovalutare: sarebbe come disconoscere l’opera dello Spirito Santo. Piuttosto, siamo chiamati ad incoraggiarla e a rafforzarla per approfondire il processo di inculturazione che è una realtà mai terminata. Le espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci e, per chi è in grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui dobbiamo prestare attenzione, particolarmente nel momento in cui pensiamo alla nuova evangelizzazione» (Francesco, Evangelii gaudium, 126). Pertanto, incoraggiamo opportune iniziative per la formazione religiosa, ecclesiale e pastorale dei membri delle Confraternite, da estendere anche ai vari gruppi impegnati a promuovere attività socio-religiose nelle quali occorre introdurre il lievito del Vangelo.
3. Appartenenza per amore.
L’educazione alla fede è un compito impegnativo che non s’improvvisa, ma si realizza curando la formazione spirituale: la preghiera personale e comunitaria e la partecipazione all’Eucaristia soprattutto la domenica, Pasqua della settimana. Alimentiamo la coscienza dei motivi di devozione e di solidarietà fraterna, che stanno all’origine dell’identità cristiana. La scelta di aderire ad una Confraternita presuppone il desiderio di un maggiore impegno di vita cristiana. Occorre evitare la contraddizione di aderire ad una realtà ecclesiale più impegnativa e non vivere da buoni cristiani e onesti cittadini.
L’esigenza di una formazione più intensa nasce dalla natura stessa dell’appartenenza, abbracciata per amore della devozione che vi ha coinvolti e responsabilizzati, a cominciare dalla corretta e scrupolosa amministrazione dei beni. Ciò è frutto di un senso di onestà e di legalità, e soprattutto l’espressione della coscienza che i beni di una Confraternita sono beni ecclesiastici, non privati, e la loro destinazione, oltre che riguardare le esigenze della stessa, riguarda i bisogni dei poveri e della comunità ecclesiale.
La Quaresima ci invita a non stancarci di fare il bene verso tutti, poiché è “tempo di semina e di mietitura” (Francesco, Messaggio per la Quaresima, 2022). Viviamo questo percorso personale e comunitario di conversione, preghiera e condivisione delle nostre esperienze. Questo tempo ci aiuti a rivisitare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene dal mistero pasquale di Gesù Cristo morto e risorto, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l’amore, la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre.
Maria, Madre del Signore e Madre della Chiesa, ci sostenga nel cammino e ci guidi verso una rinnovata stagione dell’umanesimo cristiano in Sicilia. Il tesoro della pietà popolare arricchisca la vita confraternale di autentica vocazione alla santità, di operosa carità e di audacia missionaria.
Con la nostra paterna benedizione.
I Vescovi delle Chiese di Sicilia

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