Conta 3.599 abitanti. È incluso nel Parco delle Madonie e si trova nell’entroterra della valle di Himera. E’ sovrastato da una grande Rocca ed è nato nato come antica roccaforte in periodo bizantino. E’ stato dominato da diverse popolazioni e i suoi abitanti si chiamano caltavuturesi (cartavutrisi in siciliano). Stiamo parlando Caltavuturo che fra i monumenti da vedere annovera i ruderi di un Castello del IX secolo m anche una splendida chiesa con divrese opere dei Gagini.
Un po’ di storia
Nel passato Caltavuturo ha svolto un ruolo strategico di avamposto fra le valli di Mazara e Valdemone. Il suo nome compariva su alcune vecchie mappe. A dimostrazione della posizione privilegiata di controllo in tutto il bacino dell’Imera. Qal‘at Abī l-Thawr rimanda ad un passato di insediamento fortificato arabo. Per altri, invece, il suo nome si deve alla parola araba qal‘at che singifica Rocca. Unendo i due termini si ottiene il significato di “Rocca dell’Avvoltoio”. E’ un rapace che ancora abita il territorio.
La Rocca di Sciara
A dominare Caltavuturo è la Rocca di Sciara. Un monte alto 1050 metri. La zona presenta numerose bellezze naturalistiche e archeologiche. L’ingresso è posto a circa 725 metri di altezza. Il sentiero si snoda in salita attraverso una pineta cui si alternano qualche quercia e qualche leccio. Lungo il percorso si aprono vedute spettacolari sul paese di Caltavuturo ma anche sulla lontana Riserva di Granza. Quando si raggiungono gli 880 metri ci si in una spettacolare spaccatura della Rocca. Vi si trova il punto di contatto tra argilliti silicee ben stratificate e i calcari sovrastanti.
Salendo ancora e arrivando ai 950 metri di quota si possono ammirare degli argilliti dal colore rosso vinaccia – grigio violaceo. A quota mille metri ecco i resti di un eremo di origine medievale. Da pochi passi si godono le vedute meravigliose sulle Madonie. Sui ammirano Monte Cucullo, Pizzo Cervi fino alla Quacella e persino il Vallone Madonna degli Angeli. Quando si torna verso la valle è possibile ammirare scorci bellissimi sulle Madonie e sulla pianura sottostante solcata dal Fiume Imera. Si possono ammirare le poiane che proprio in questo ambiente trovano il terreno ideale per nidificare e vivire. Alla fine si potranno ammirare i resti del castello e della chiesa di San Bartolomeo di Terravecchia.
Da non perdervi il fungo Ferla
Il fungo Ferla si mangia fresco, arrostito, essiccato, sott’olio o cotto. Dipende dalla fantasia dello chef. Questo particolare fungo mantiene intatte le sue proprietà organolettiche. Delizia i palati quando è assaggiato da solo. Il gusto di questo fungo è condizionato dalla vicinanza del finocchietto selvatico che, crescendogli a fianco, gli conferisce unicità e originalità.