Storie di pescatori di Cefalù: Felicia e Pippinè Brocato

La marina di Cefalù, con il suo antico molo e le pietre che raccontano storie di mare, è un luogo unico nel suo genere. Ogni sera, quando il sole tramonta, il panorama che si apre dalla punta del molo verso la Rocca di Cefalù è uno dei più spettacolari del mondo. Le vecchie case del centro storico, con sullo sfondo le torri della Cattedrale e la maestosità della Rocca, sembrano dipinte da un maestro come Giuseppe Forte.

Un giorno, un imprenditore di Milano, dopo aver lavorato con me, mi chiese: “Ma lei di dove è originario, Geometra Fava?” Non gli risposi subito, ma gli mostrai una foto della marina e della Rocca al tramonto. Lui, sorpreso, mi chiese: “Ma che cos’è… un fotomontaggio?” In effetti, se fossi stato Gesù Salvatore e dovessi scegliere un posto dove diventare patrono, non avrei potuto scegliere di meglio.

La storia di Felicia e Pippinè Brocato

Fino a pochi anni fa, se ti affacciavi alle finestre delle vecchie case del molo, proprio al tramonto, avresti visto Felicia Marsiglia, una figura maestosa e affascinante. Felicia era la moglie di Pippinè Brocato, un pescatore di Cefalù. Ogni sera, quando il sole stava per tramontare dietro il promontorio di Santa Lucia, Felicia si affacciava dalla sua casa di Via Vittorio Emanuele, “da strata ru ciumi”, in attesa del ritorno del marito.

Pippinè Brocato, nato nel 1926, era un pescatore nato. A soli quindici anni, per un atto di orgoglio, suo padre gli affidò la loro barca, e da quel momento ogni onda e ogni granello di sale segnarono la sua vita. A Cefalù, quando si parla di “pescatori”, si pensano subito a nomi leggendari come Miceli, Brocato, Fertitta, Papa e molti altri.

Mio nonno, Mastro Andrea, aveva la falegnameria in via Porto Salvo, e io, da bambino, passavo molto tempo lì. Ma la vera emozione arrivava quando, verso le cinque del pomeriggio, scappavo per andare al molo a vedere il ritorno delle barche da pesca. Ogni sera era una festa vedere i pescatori scaricare il pesce, con i gabbiani che riempivano il cielo sopra il molo.

Felicia, una donna di mare

Felicia, figlia di commercianti, si innamorò giovanissima di Pippinè, il “beddu picciuttieddu ca cumannava a varca ri pisci”. Prima di tutto, fu una moglie devota, capace di comprendere il carattere forte e talvolta spigoloso del marito. Con infinita bontà, riuscì a diventare per lui un punto di riferimento imprescindibile.

Felicia fu anche madre di cinque figli: Sara, Masetto, Enza, Salvatore e Lillo. Un giorno, mentre aspettava il ritorno del marito, mi confessò: “Spero che nessuno di loro faccia il pescatore.” E infatti, nessuno dei suoi figli seguì le orme del padre, ma tutti trovarono successo in altri settori, dall’artigianato al commercio.

Tuttavia, Lillo, il più giovane, pur essendo un artista della ceramica, non riuscì mai a nascondere l’amore per il mare. Un giorno, decise di riprendere la piccola barchetta di Pippinè per andare a pescare, anche se talvolta dimenticava tutto, inclusi chiavi e portafogli!

La vita da pescatore e la nostalgia del mare

La vita di un pescatore non è facile. Il mare, con i suoi capricci e la sua bellezza, è anche implacabile. Felicia, consapevole dei rischi e delle difficoltà, temeva sempre che “u livanti” o il maestrale potessero impedire il ritorno di Pippinè. Ogni sera, quando il marito rientrava, si ripeteva la stessa domanda: “Ma ancuora un tuorna?”

Quando Pippinè, con l’età, decise di non andare più in mare, si dedicò a “ntrizzari i nassi”, uno strumento tradizionale usato per pescare. Seduto davanti alla sua bottega in via Bordonaro, divenne involontariamente una delle attrazioni turistiche di Cefalù, con turisti che si fermavano per scattare foto, probabilmente i primi “selfie” con il leggendario pescatore.

Il triste addio

Poi, un giorno triste come un tramonto senza sole, Felicia se ne andò, portata via da una malattia che non le lasciò scampo. Fu un dolore immenso per Pippinè, che rimase solo, ma sempre circondato dai suoi figli e nipoti. Tuttavia, l’uomo di mare, che conosceva solo il mare e la sua famiglia, sentì la solitudine più profondamente.

L’unica cosa che gli dava ancora serenità era guardare l’orizzonte dal suo balcone, sperando che il mare gli riservasse un ultimo regalo. E quella sera arrivò. Il mare era calmo, una tavola immensa di luce. Una piccola barca si stava avvicinando, lasciando una scia di luce che si allargava sempre di più. E dentro c’era Felicia, venuta a prenderlo per il loro ultimo viaggio, insieme.

Con un sorriso che spuntò sulle sue rughe di pescatore, Pippinè scese al molo, salì sulla barchetta e scomparve nell’immensità del mare, dove Felicia l’aspettava. La barchetta colorata scomparve lentamente all’orizzonte, nel mare che li aveva accompagnati per tutta la vita.

Era il loro ultimo viaggio di nozze, insieme, per sempre.
Firmato: Andrea Fava

Cambia impostazioni privacy