Il 10 gennaio del 1693 la Sicilia viveva una delle giornate più drammatiche della sua storia. Un catastrofico terremoto, il giorno prima, aveva distrutto intere zone. Ma il peggio sarebbe arrivato qualche ora dopo, l’11 gennaio.
All’unnici ‘i innaru a vint’on’ura si vitti e nun si vitti Terranova (oggi Gela);
s’unn’era ppi Maria, nostra Signura, sutta li petri fussi Terranova.
Questi i versi di una poesia diffusa in tante località e riadattata con i nomi del Paesi cambiati e dei Santi Protettori.
Anche a Palermo
“All’unnici di innaru a vintunura,
Sicilia tutta quanta abballava,
Palermu cu gran forza lacrimava
e a Santa Rusulìa si vutava!
La Santuzza Palermu riguardava
e alla Virgini Maria la cunsignava!”
L’11 Gennaio in tutte le Chiese di Sicilia scampate a quella Catastrofe si celebrano Messe di Ringraziamento. Anche nelle Madonie Messe di ringraziamento. A Gratteri, si prega San Giacomo Maggiore Apostolo Protettore di Gratteri per lo scampato pericolo.
Terremoto dell’11 gennaio 1693: la tragedia che segnò la Sicilia.
Un evento sismico senza precedenti
L’11 gennaio 1693 si verificò in Sicilia orientale il terremoto più forte della storia sismica italiana. Con una magnitudo momento (Mw) di 7.4, rappresenta una “pietra miliare” nel panorama dei terremoti nazionali. Secondo il Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani (CPTI11), fu l’evento più devastante degli ultimi mille anni. Per l’estensione dell’area colpita, il numero di vittime e i gravi effetti provocati, questo sisma segna un capitolo doloroso e indelebile della storia del Paese.
Le due scosse: il preludio e la catastrofe
Il terremoto colpì in due riprese: la prima scossa, il 9 gennaio 1693, raggiunse un’intensità tra l’8° e il 9° grado della Scala Mercalli-Cancani-Sieberg (MCS). Centri come Augusta, Avola, Noto, Floridia e Melilli furono gravemente danneggiati. A Catania, già provata dall’eruzione dell’Etna del 1669, crollarono edifici, causando 16 vittime.
La seconda scossa, quella dell’11 gennaio, fu devastante. Avvenuta alle 21:00 secondo l’orario “all’italiana” in vigore all’epoca, ebbe effetti catastrofici su un’area più vasta rispetto al precedente evento. Crolli e danni gravi si registrarono fino a Messina, Malta, Agrigento e Palermo, oltre 150 chilometri dall’epicentro. La magnitudo, pari a 7.4, rese questa scossa una delle più potenti dell’area mediterranea.
La distruzione nelle città della Val di Noto
Le province di Catania, Siracusa e Ragusa subirono i danni più gravi. La Val di Noto fu praticamente rasa al suolo, coinvolgendo città come Sortino, Ragusa, Modica, Lentini, Augusta e Noto. Anche Siracusa, Caltagirone e Comiso furono pesantemente colpite. Complessivamente, circa 70 località registrarono danni di grado 9 MCS o superiore.
Effetti sull’ambiente naturale: fratture e tsunami
Il sisma non solo devastò i centri abitati, ma alterò significativamente il territorio. Si aprirono fenditure nel terreno e vennero segnalate fuoriuscite di gas e acque calde. Un’attività sismica così intensa fu accompagnata anche da un’eruzione dell’Etna. Particolarmente drammatici furono gli tsunami generati dalla scossa dell’11 gennaio: onde alte fino a 15 metri investirono Augusta, mentre a Catania l’acqua si riversò violentemente sulla costa, arrivando fino a piazza San Filippo.
Il costo umano della tragedia
Il bilancio delle vittime fu drammatico: 54.000 morti, secondo i dati ufficiali redatti a maggio 1693. Catania pagò il prezzo più alto con circa 12.000 vittime, pari al 63% della popolazione. Noto, Augusta, Ragusa, Siracusa e Modica registrarono percentuali di perdita umana impressionanti, mettendo in ginocchio l’intero tessuto sociale.
La rinascita barocca della Sicilia orientale
Nonostante la tragedia, il terremoto segnò l’inizio di un processo di ricostruzione straordinario. Il governo centrale e le amministrazioni locali affrontarono il compito di ridisegnare le città distrutte, adottando uno stile barocco che oggi caratterizza molte località della Sicilia sud-orientale. Da questo impegno nacque il volto nuovo di città come Noto, Siracusa e Ragusa, testimoniando la resilienza di un popolo capace di rinascere dalle macerie.
Per approfondire
Bibliografia
Azzaro R., Cascone M., Camassi R., Amantia A., Gugliemino F., Mangiagli S. and Peruzza L. (2008). Terremoti e città fantasma in Sicilia. Un viaggio attraverso i luoghi della memoria. EDURISK-INGV, Catania, DVD-Rom realizzato da Prospero, Trieste; durata: 83 minuti.
Guidoboni E., Ferrari G., Mariotti D., Comastri A., Tarabusi G. and Valensise G. (2007). CFTI4Med, Catalogue of Strong Earthquakes in Italy (461 B.C.-1997) and Mediterranean Area (760 B.C.-1500). INGV-SGA. http://storing.ingv.it/cfti4med/
Guidoboni E., Ciuccarelli C. e Mariotti D. (2001). Catania alla fine del Seicento e i terremoti del gennaio 1693, in: Boschi E. e Guidoboni E., “Catania: terremoti e lave dal mondo antico alla fine del Novecento”, INGV-SGA, pp.105-166, Bologna.