Torna in libertà il termitano Vincenzo Calderaro. Lo scorso 31 maggio era stato coinvolto nell’operazione “Black Cat” eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Termini Imerese. Calderaro, difeso dall’avvocato Salvatore Sansone (nella foto ), secondo le accuse formulate dalla procura di Palermo, avrebbe messo sistematicamente a disposizione l’ufficio amministrativo dell’Ospedale di Termini Imerese, dove lavorava come impiegato amministrativo, per gli incontri e le riunioni riservate degli affiliati. L’avvocato Sansone è riuscito a dimostrare al GIP, Fabrizio Molinari, che le accuse a carico del suo assistito si fondano esclusivamente sulle “generiche e datate” dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Antonino Giuffrè, arrestato nel 2002, e su alcune intercettazioni ambientali. Proprio queste intercettazioni, secondo il legale, «si riferiscono ad un unica occasione di incontro del 22 gennaio 2013», presso gli uffici ove il suo assistito lavorava.
L’attività di indagine dell’avvocato Sansone si sarebbe concentrata sulla conoscenza personale e sui rapporti di lavoro avuti con i colleghi di Calderaro, alcuni dei quali fin dalla sua assunzione. I dodici dichiaranti interpellati dalla difesa, dipendenti dell’ASP di Palermo, con qualifiche diverse ed in servizio presso il presidio ospedaliero “S. Cimino” di Termini Imerese, avrebbero affermato di conoscere bene il collega. Avrebbero evidenziato che l’ufficio del Calderaro è piccolo e può ospitare solo una scrivania. «Non era adeguato per ospitare le contestate riunioni», ha affermato Sansone. Avrebbero dichiarato, inoltre, come si evince dai verbali, «di non aver mai visto o saputo che il Calderaro riunisse persone presso il suo o altri uffici del presidio Ospedaliero» e di non aver mai trovato l’assistito di Sansone «in riunione con estranei all’azienda nella sua stanza o altre stanze degli uffici amministrativi del Presidio Ospedaliero».
«Le numerose e significative dichiarazioni – ha dichiarato l’avvocato Sansone – contraddicono l’infondata contestazione dell’accusa. Ove si fosse in effetti verificata, non sarebbe potuta passare, nel tempo, inosservata agli occhi dei colleghi di lavoro che, numerosi nello stesso edificio e nel stesso piano, hanno il proprio ufficio nelle immediate vicinanze di quello del mio assistito». Il Giudice Molinari, convinto dalle controdeduzioni di Sansone, si sarebbe determinato di “affievolire” il regime cautelare per l’imputato ed ha imposto allo stesso l’obbligo di presentarsi ogni sera presso il comando della stazione dei Carabinieri ove risiede.