“A me sembra più probabile che mi chiamino nell’Inter a giocare al posto di Icardi, come centroavanti”. Così poco più di due mesi fa Carlo Cottarelli rispondeva a chi gli chiedeva di commentare l’ipotesi che gli fosse affidato un incarico da premier. Ora mister Spending rewiev, l’uomo che nel novembre del 2013 ottenne dal governo Letta l’incarico di mettere mano agli sprechi pubblici italiani, è stato convocato al Colle. Una telefonata arrivata ‘a sorpresa’ che, racconta chi gli ha parlato, ha colto Cottarelli nel bel mezzo della correzione dei compiti dei suoi studenti della Bocconi, dove attualmente è ‘visiting professor’. Laureato a Siena e alla London School of Economics, Cottarelli, pur lavorando a Washington dal 1988 quando entra al Fondo Monetario dopo la Banca d’Italia e una breve esperienza all’Eni, ha sempre seguito con attenzione gli affari italiani. All’Fmi, infatti, è direttore del dipartimento affari di bilancio dal 2008 e in questi anni più volte redige e illustrato il Fiscal Monitor, ovvero il rapporto dove si analizzano i bilanci pubblici delle principali economie. Nato a Cremona nel 1954, dopo venticinque anni al Fondo Monetario e sei alla Banca d’Italia, Cottarelli ricopre l’incarico di commissario alla spending review per il governo per un anno. Il conto dei tagli possibili arriva a 32 miliardi. L’incarico si conclude con un corposo dossier di risparmi possibili e qualche amarezza che lo portato a sottolineare più volte gli ostacoli incontrati sulla strada della revisione della spesa. Nel novembre del 2014 Cottarelli lascia e torna al Fmi su nomina del Governo Renzi, come direttore esecutivo nel board. L’amore per il rigore dei conti però non si interrompe e dal 30 ottobre 2017 il Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano. Recentissimi i suoi affondi sulla necessità di ridurre il debito e sul risanamento che passa per la finanza pubblica.