Coronavirus, liberi tutti: cosa accadrà se l’Rt ricomincerà a salire?

Cosa accadrà se l’Rt ricomincerà a salire? Lo rivela uno studio pubblicato sulla rivista “Disaster Medicine and Public Health Preparedness” e realizzato dal gruppo di docenti e ricercatori del dipartimento di Medicina traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale, del Crimedim (il Centro di ricerca in medicina d’emergenza e dei disastri che fa capo allo stesso ateneo) e del dipartimento di Economia e Scienze politiche dell’Università della Val D’Aosta. «La nostra è un’analisi di scenario – spiega Francesco Barone Adesi, professore di Sanità Pubblica all’Università del Piemonte Orientale e autore di riferimento dello studio – con la quale capire cosa succede se l’indice Rt inizia a salire, anche se lentamente, e che impatto potrebbe avere sul sistema sanitario».
Per gli studiosi occorre continuare a monitorare l’andamento del contagio in modo da valutare giorno per giorno se le aperture sono sostenibili. Un’eventuale ripresa dell’epidemia si potrebbe tradurre velocemente in un aumento del numero di ricoveri ospedalieri, che porterebbe il sistema ospedaliero in una situazione simile a quella registrata ad aprile. In Italia, l’abbandono graduale delle misure restrittive si completerà solo dopo il 3 giugno, con la prevista riapertura degli spostamenti tra regioni e delle frontiere. Il week end del 23-24 maggio e la settimana precedente rappresentano un importante banco di prova con la riapertura, dopo un prima parte di attività produttive, anche di parrucchieri, barbieri, centri estetici, bar, ristoranti, palestre, spiagge. Secondo gli studiosi se l’indice di contagio dovesse risalire la domanda di posti letto in ospedale e di posti in terapia intensiva ricomincerebbe a crescere in modo evidente a partire dal prossimo mese di luglio per raggiungere il picco verso la fine del mese di agosto e l’inizio di settembre. Le elaborazioni evidenziano come l’Italia si troverebbe con un numero di contagiati pari a circa 275mila, di questi oltre 250mila sarebbero contenuti in isolamento domiciliare, altri 16mila circa sarebbero ricoverati in ospedale e circa un migliaio avrebbero bisogno della terapia intensiva.

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