Le piante che crescono in maniera “selvatica”, ossia anche al di fuori dell’influenza umana, quasi naturalmente fanno parte della cultura “erboristica” degli esseri umani. In alcuni casi fanno parte anche di riti, e cerimonie particolari, oltre che a risultare integrati in un contesto pratico ed effettivo, come quello alimentare. L’alloro ha una forte influenza sia in quest’ultimo settore ma anche in quello puramente culturale: gli antichi infatti consideravano questa pianta quasi sacra, simbolo di vittoria e gloria, oltre che di successi raggiunti. I romani adornavano con fogli di alloro il capo dei vincitori, ed anche gli imperatori stessi, così come facevano i guerrieri greci.
Vegetale diffuso e caratteristico
Ad oggi l’alloro, diffuso largamente in tutta la zona corrispondente al Mediterraneo, viene utilizzato sopratutto come condimento in cucina: gli arbusti di questa pianta che è un vero e proprio albero, sono infatti caratterizzati da delle foglie sottili, discretamente lunghe e appuntite che sprigionano un aroma assolutamente inconfondibile. Si tratta di un vegetale che cresce piuttosto rapidamente ed in maniera rigogliosa anche senza particolari cure.
Qual è l’alloro velenoso? Ecco come distinguerlo. “Attenzione”
In campo alimentare viene utilizzato l’alloro anche nel contesto degli infusi, mentre risulta essere meno gradevole da mangiare proprio a causa del sapore piuttosto forte e pungente. L’alloro tuttavia non è tossico, a differenza da una variante vegetale che viene chiamata anch’essa alloro (o lauro) ma che a differenza di quello “normale”, è decisamente tossico ed in grandi quantità può portare addirittura al decesso.
Riconoscere l’alloro “buono” da quello “cattivo”, denominato Lauroceraso è abbastanza facile: il primo presenta foglie verde scuro, sottili e affusolate, mentre quelle del lauroceraso, invece, sono più grandi e più carnose, arrotondate, color verde brillante. Basta quindi fare un po’ di attenzione per evitare una vera e propria intossicazione, in quanto contiene acido cianidrico che compromette la normale circolazione di ossigeno nell’organismo.