Pasquale Culotta (1939-2006), architetto, accademico e progettista, è una figura imprescindibile nell’ambito dell’architettura siciliana del secondo Novecento, la cui visione e influenza vanno ben oltre i suoi progetti. Culotta incarna il perfetto equilibrio tra la tradizione culturale siciliana e l’innovazione architettonica, proponendo un’architettura che rispetta e dialoga con il contesto, senza mai rinunciare alla modernità. La sua carriera, sia professionale che accademica, è segnata da un forte impegno per la comunità e per l’educazione delle nuove generazioni, cercando sempre di trasmettere il valore etico e sociale dell’architettura. La sua morte prematura, avvenuta nel 2006, non fa altro che consolidare la sua eredità, che continua a influenzare non solo la sua città natale, Cefalù, ma l’intera architettura siciliana.
Nasce a Cefalù il 30 luglio del 1939. Cresce in un periodo di profondi cambiamenti storici e sociali, segnato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dalle trasformazioni rapide che interessano l’Italia e la Sicilia, in particolare. Negli anni ’40 e ’50, la Sicilia è una terra caratterizzata da forti contrasti sociali ed economici, dove le tradizioni agricole e rurali convivono con le prime manifestazioni di modernità, sebbene il divario tra la classe aristocratica e quella contadina sia ancora evidente. A Cefalù, il piccolo paese di provincia dove nasce e cresce, le radici storiche sono fortemente sentite, con la città che si erge come un simbolo della Sicilia tradizionale, ma che si trova a confrontarsi con il crescente sviluppo turistico. Gli anni ’60, con la scoperta della vocazione turistica della zona, portano con sé una rapida espansione urbana, la costruzione di nuovi alberghi e la nascita di strutture moderne, ma anche la perdita di gran parte della sua identità storica e culturale. In questo contesto, Culotta cresce consapevole delle tensioni tra il desiderio di preservare la tradizione e la necessità di affrontare il progresso.
Dal punto di vista culturale è immerso in un ambiente intellettualmente fertile, dove la Sicilia vive una riscoperta dell’importanza della propria identità culturale e artistica. La Sicilia degli anni ’50 e ’60 è un crocevia di stimoli artistici e culturali, con l’emergere di un rinnovamento che parte dal mondo dell’architettura, ma che investe anche la letteratura, la musica e le arti visive. In questo periodo, l’architettura siciliana è influenzata da tendenze nazionali e internazionali, tra cui il Movimento Moderno, ma allo stesso tempo si avverte un forte legame con la storia dell’isola. La figura di Giuseppe Samonà, tra i maggiori esponenti dell’architettura moderna in Sicilia, rappresenta per lui un punto di riferimento fondamentale. Samonà, con la sua capacità di leggere e reinterpretare il contesto siciliano, diventa un mentore per il giovane architetto, segnando la sua formazione e ispirandolo a coniugare modernità e tradizione nel suo lavoro. La Sicilia, con la sua ricchezza storica e la sua complessità culturale, diventa così il terreno ideale per il pensiero architettonico di Culotta, che si sviluppa nel rispetto per le radici culturali, ma con uno sguardo sempre rivolto al futuro.
Cefalù, con i suoi monumenti medievali, la sua Cattedrale normanna e la Rocca che domina il paesaggio circostante, diventa per lui una fonte inesauribile di ispirazione. La sua esperienza adolescenziale è fortemente legata al paesaggio siciliano, e i suoi primi disegni si concentrano su questa realtà immediata. Ogni angolo di Cefalù è per lui un’occasione di studio, un modo per entrare in contatto con la sua cultura e tradizione architettonica. Questo legame con il suo territorio diventa il motore del suo lavoro da adulto, un elemento che non solo lo accompagna, ma che diventa il perno di tutto il suo percorso professionale. Non è un caso che Pasquale, da giovane, preferisca passare il suo tempo libero a disegnare e fotografare la sua città, catturando l’essenza del costruito e del paesaggio attraverso schizzi e rilievi che gli permettono di esplorare la relazione tra l’architettura e la natura.
Dopo aver completato il liceo artistico, si iscrive alla Facoltà di Architettura di Palermo, dove il suo percorso di studi si intreccia con la figura di alcuni maestri fondamentali per la sua crescita, come Edoardo Caracciolo e Carlo Doglio. La relazione con questi professori va ben oltre la semplice didattica: Caracciolo, in particolare, si rivela un mentore determinante che introduce Pasquale nel mondo dell’urbanistica, mentre Doglio, sociologo e teorico dell’architettura, gli apre gli occhi su un nuovo modo di pensare la progettazione, più legato ai temi sociali e collettivi. Grazie a questi insegnanti, sviluppa una sensibilità per l’architettura che non si limita alla forma, ma che pone al centro il valore umano e sociale degli edifici. La sua formazione universitaria, infatti, è fondata su un dialogo continuo tra teoria e pratica, tra l’esigenza di innovazione e il rispetto per il patrimonio storico. Un incontro fondamentale nella sua carriera è quello con Giuseppe Samonà, architetto e teorico, che Pasquale considera un punto di riferimento intellettuale. Grazie a Samonà, entra in contatto con una visione di architettura che guarda al territorio come a un sistema di relazioni da rispettare e valorizzare.
La sua carriera professionale prende avvio subito dopo la laurea, quando insieme al suo compagno di studi Giuseppe Leone fonda lo studio “Culotta & Leone” a Cefalù. L’idea di stabilirsi in una cittadina di provincia, lontano dai grandi centri urbani come Palermo, non è casuale: Pasquale vede in Cefalù una realtà ancora da valorizzare, un laboratorio ideale per la sperimentazione di una nuova architettura. La scelta di operare a Cefalù diventa il simbolo della sua visione: un’architettura che parte dal territorio, ma che sa aprirsi al futuro. La villa Salem, uno dei primi progetti realizzati dallo studio, diventa subito un simbolo del suo approccio progettuale. In questo e in molti altri lavori successivi, dimostra la sua capacità di coniugare il moderno con il tradizionale, senza mai rinunciare alla qualità e al rispetto per il contesto.
L’attività accademica
L’attività accademica è una parte fondamentale della sua vita professionale, che unisce la pratica architettonica all’impegno nella formazione delle nuove generazioni di architetti. Dopo la laurea, il suo interesse per l’insegnamento lo porta a entrare alla Facoltà di Architettura di Palermo, dove diventa un punto di riferimento per gli studenti. Sin da subito si distingue per il suo approccio innovativo alla didattica, ponendo al centro la progettazione come strumento di apprendimento. Per lui, l’architettura non è solo un insieme di tecniche e regole, ma un linguaggio che deve essere insegnato in modo pratico, tramite esercitazioni, progetti e discussioni critiche. La sua visione dell’insegnamento, maieutica e interattiva, spinge gli studenti a sviluppare un pensiero autonomo e a riflettere criticamente sui temi sociali ed etici legati alla professione.
Culotta ha una carriera accademica che si arricchisce di ruoli importanti: nel corso degli anni, infatti, diventa direttore del dipartimento e preside della Facoltà di Architettura di Palermo per ben due mandati. Questi incarichi lo rendono un interlocutore fondamentale per il miglioramento e il rinnovamento dell’istituzione accademica. Durante il suo mandato come preside si impegna a portare la Facoltà a un livello internazionale, cercando di attrarre docenti di fama e di sviluppare un curriculum che sia in grado di formare architetti capaci di affrontare le sfide globali. La sua leadership si caratterizza per un equilibrio tra la tradizione e l’innovazione, promuovendo un ambiente in cui la ricerca e l’insegnamento si alimentano reciprocamente.
Si distingue anche per l’attenzione e l’affetto che riserva ai suoi studenti. La sua figura non è solo quella di un professore, ma anche di un mentore che segue i suoi allievi con dedizione e passione. Il suo approccio all’insegnamento è innovativo: non si limita a impartire nozioni tecniche, ma cerca di stimolare nei suoi allievi una riflessione profonda sul ruolo dell’architettura nella società. Il suo metodo si basa sulla progettazione maieutica, una didattica che mette al centro l’apprendimento attraverso il “fare”, stimolando negli studenti la capacità di pensare autonomamente e criticamente. La sua attenzione al valore sociale dell’architettura è costante, e cerca sempre di sensibilizzare i suoi studenti sull’importanza di un progetto che sia funzionale, bello e soprattutto utile alla comunità. Culotta non è solo un insegnante, ma anche un mentore, capace di entrare in relazione con i suoi studenti, con i quali mantiene rapporti di stima e affetto anche dopo la fine del loro percorso accademico.
Ogni incontro con lui rappresenta un’opportunità di crescita non solo professionale, ma anche personale. La sua capacità di ascoltare e di stimolare il pensiero critico nei suoi studenti fa di lui una figura molto amata e rispettata. Incoraggia i giovani architetti a pensare l’architettura come un atto di responsabilità sociale, capace di rispondere ai bisogni delle persone e di rispettare l’ambiente. La sua attività di insegnamento si estende anche oltre i confini accademici, con la creazione e la direzione della rivista In Architettura, un’importante pubblicazione che promuove il dialogo tra giovani architetti siciliani e il panorama architettonico internazionale.
Culotta e Cefalù
Il rapporto con Cefalù è profondo e indissolubile, una relazione che si intreccia tra passione professionale e affetto personale. Cresciuto in questo comune siciliano, vede sempre Cefalù non solo come il luogo della sua nascita, ma come una fonte inesauribile di ispirazione per il suo lavoro e la sua vita. La città, con la sua storia millenaria, la Cattedrale normanna, le antiche mura e la maestosa Rocca, è per lui un laboratorio vivente, dove ogni angolo e ogni pietra raccontano storie di epoche passate.
Nonostante il richiamo di grandi centri urbani come Palermo, sceglie di radicarsi a Cefalù, dove fonda il suo studio con Giuseppe Leone, collaborando a stretto contatto con la comunità e cercando di coniugare la modernità con la tradizione storica del luogo. Sebbene la città sia di dimensioni contenute, vede sempre nella sua città non solo il suo punto di origine, ma anche una fonte inesauribile di ispirazione architettonica e culturale. Cresciuto tra i vicoli storici e gli antichi monumenti, come la Cattedrale normanna e la Rocca che sovraintendeva il paesaggio, sviluppa una forte connessione con il suo patrimonio. La sua architettura riflette questa relazione con il territorio: i progetti che realizza a Cefalù non sono mai un’imposizione estranea, ma cercano di integrarsi armoniosamente con il paesaggio e la storia locale. Il suo approccio progettuale mette sempre al centro il rispetto per l’identità storica della città, ma con uno sguardo contemporaneo che desidera contribuire positivamente alla sua evoluzione.
Per Pasquale, la città di Cefalù non rappresenta un semplice scenario, ma un vero e proprio protagonista nel suo lavoro. Il suo amore per il paesaggio siciliano e la sua voglia di conservare la bellezza del territorio lo spingono a progettare con grande attenzione all’ambiente, rispettando e valorizzando la storia e l’identità culturale della città. I suoi interventi architettonici, come le ville e le ristrutturazioni nel centro storico, sono espressione di un equilibrio delicato tra l’architettura contemporanea e il patrimonio storico. La città, con la sua tessitura urbana unica e il suo paesaggio mozzafiato, diventa il terreno ideale su cui Pasquale sperimenta la sua idea di architettura: un’architettura che non distrugge, ma piuttosto integra e valorizza ciò che già esisteva.
L’impegno per Cefalù si estende anche sul piano politico e urbanistico. Quando la città inizia ad affrontare un’espansione dovuta al boom turistico degli anni ’60 e ’70, si fa portavoce di un progetto di sviluppo sostenibile che possa tutelare la bellezza e l’autenticità del paese, senza cadere nella banalità delle costruzioni selvagge. È proprio in quel periodo che diventa assessore all’urbanistica, e con l’ausilio di esperti come Giuseppe Samonà e Carlo Doglio, si impegna nella stesura del Piano Regolatore della città. Il suo obiettivo è creare un equilibrio tra l’espansione necessaria per il turismo e il rispetto per il patrimonio storico e culturale di Cefalù. Nonostante i numerosi ostacoli politici e amministrativi, il suo lavoro rimane un punto di riferimento per chi, come lui, crede che la pianificazione urbana debba rispondere non solo a esigenze funzionali, ma anche a quelle estetiche e culturali.
Non si limita a vivere la città come un semplice abitante; la sua visione urbanistica e architettonica si intreccia con un profondo desiderio di migliorare la qualità della vita locale. In questo senso, Cefalù non è solo il suo luogo di nascita, ma anche un laboratorio in cui Pasquale sperimenta e applica la sua filosofia progettuale, un luogo che ama e al quale dedica una parte significativa della sua vita.
Cefalù, quindi, per Pasquale Culotta non è solo un luogo dove vivere e lavorare, ma un compagno di viaggio costante, che lo accompagna nelle sue riflessioni e nelle sue scelte professionali. Non solo architetto, ma anche cittadino e uomo impegnato, ama raccontare la città e la sua storia ai suoi studenti, ai colleghi e agli amici, cercando di trasmettere l’amore per il luogo che tanto lo ha formato. La sua visione di Cefalù è quella di una città in continua evoluzione, capace di guardare al futuro senza mai dimenticare il proprio passato. Il suo lavoro, le sue riflessioni politiche e il suo impegno culturale sono testimoni di una relazione con Cefalù che, seppur segnata dalla professionalità, si fonda principalmente su un amore profondo per il suo territorio e la sua identità.
I progetti realizzati a Cefalù
I progetti realizzati da Pasquale Culotta riflettono la sua capacità di unire il linguaggio architettonico moderno con un profondo rispetto per il contesto storico e culturale. Uno dei lavori più significativi è la Villa Salem a Cefalù, un progetto che unisce funzionalità e bellezza, rispettando l’ambiente circostante e il paesaggio naturale. La villa è un perfetto esempio di come Culotta sia in grado di mescolare l’architettura contemporanea con le tradizioni locali, utilizzando materiali che si integrano armoniosamente con il contesto. La villa non solo diventa un luogo di abitazione, ma rappresenta un punto di riferimento per la sua visione architettonica: un’architettura che dialoga con la natura, rispetta la storia e si adatta alle esigenze della vita moderna. La progettazione della villa è stata anche un’occasione per esplorare il rapporto tra lo spazio e la luce, creando ambienti che rispettano e amplificano le caratteristiche naturali del sito.
I restauri condotti a Cefalù sono tra i momenti più significativi del suo lavoro professionale, poiché rappresentano l’incontro tra la sua visione architettonica contemporanea e il rispetto profondo per il patrimonio storico e culturale della sua città natale. Uno dei restauri più importanti che realizza è quello della Casa Comunale, un antico monastero benedettino risalente al Trecento. L’edificio, che nel corso dei secoli ha subito numerosi interventi e trasformazioni, viene sottoposto a un restauro minuzioso, che cerca di preservare l’“animus” del luogo, cioè la sua anima storica, pur introducendo gli elementi funzionali richiesti dalla nuova destinazione d’uso. Culotta, con la sua attenzione al contesto e alla storia, riesce a mantenere intatta l’identità storica dell’edificio, integrando con discrezione e modernità gli spazi necessari per la nuova amministrazione comunale.
Un altro intervento significativo riguarda il Bastione di Capo Marchiafava, uno degli angoli più affascinanti di Cefalù, che restaura con l’obiettivo di valorizzare questa struttura storica senza compromettere la sua funzione di elemento difensivo e paesaggistico. Il restauro rispetta la materia e la struttura originaria del bastione, ma migliora l’accessibilità e la fruibilità del sito per la cittadinanza e i turisti. Pasquale non considera mai il restauro come un semplice atto di conservazione, ma come una possibilità di rinnovare e restituire alla città dei luoghi di incontro che rispecchiano la storia e la cultura del passato, ma che possono essere vissuti anche nel presente.
Un altro esempio significativo del suo lavoro di restauro riguarda la Postierla, una delle porte storiche di Cefalù, che è stata oggetto di un attento intervento di recupero. Anche in questo caso, cerca di restituire al sito la sua originalità, pur migliorandone la visibilità e l’accessibilità. Il suo approccio è quello di non alterare mai l’equilibrio tra il nuovo e l’antico, lavorando sempre con un’estrema delicatezza e attenzione ai dettagli. Ogni intervento è pensato come parte integrante di un più ampio progetto di conservazione della città, un progetto che include la valorizzazione del patrimonio architettonico e la sua integrazione armoniosa con la vita quotidiana della comunità.
In tutti questi interventi, applica un principio fondamentale: il restauro non deve mai essere una pratica che cerca di imitare o di replicare l’antico, ma una ricerca di come l’architettura storica possa integrarsi con le necessità moderne, senza tradirne l’anima. Questo approccio gli permette di realizzare opere che diventano parte integrante del tessuto urbano di Cefalù, rispettando la memoria storica della città ma proiettandola anche nel futuro. La sua abilità nel coniugare l’architettura contemporanea con il patrimonio storico rappresenta una delle caratteristiche distintive del suo lavoro di restauratore.
L’impegno politico
L’impegno politico di Pasquale Culotta è il riflesso di un forte senso civico e di un desiderio di contribuire attivamente al miglioramento della sua città, Cefalù. Negli anni ’60, quando la città sta attraversando una fase di trasformazione grazie all’affermazione del turismo, sente il bisogno di intervenire per guidare l’espansione urbana in modo consapevole e sostenibile. La crescente pressione edilizia, infatti, minaccia di alterare l’identità storica e culturale di Cefalù, e Culotta, da giovane architetto e attento osservatore della realtà locale, decide di scendere in campo per affrontare le sfide legate alla crescita della città. Il suo impegno politico non è animato da un interesse personale per il potere, ma dalla consapevolezza che l’architettura e l’urbanistica possano essere strumenti fondamentali per migliorare la qualità della vita dei cittadini e preservare il patrimonio storico.
Nel 1963, il sindaco di Cefalù, Giuseppe Giardina, lo invita a candidarsi come assessore all’urbanistica, un ruolo che accetta con entusiasmo. La sua esperienza come assessore all’urbanistica, sebbene breve, è determinante per il futuro della città, anche se la realizzazione del Piano Regolatore non avviene mai completamente come auspicato. Il suo compito principale è quello di avviare la redazione del Piano Regolatore della città, un progetto ambizioso che mira a controllare l’espansione edilizia e a pianificare in modo organico lo sviluppo urbano. Coadiuvato da esperti del settore, comprende che Cefalù debba affrontare una rapida crescita, ma senza sacrificare la sua identità e la sua bellezza storica. La sua proposta si fonda sull’idea di un equilibrio tra il rispetto per il passato e la necessità di un progresso che non sia invasivo. Per lui, la città deve crescere in modo organico, tenendo conto della sua natura, della sua storia e delle esigenze della popolazione.
L’impegno politico non si limita solo alla stesura del Piano Regolatore, ma si estende anche alla riflessione più generale sull’urbanistica e la qualità della vita cittadina. La sua visione per Cefalù è chiara: un’amministrazione che abbia come priorità il benessere della comunità e che affronti le sfide dell’urbanizzazione in modo responsabile. Vede l’architettura e la pianificazione come strumenti di crescita sociale, culturale e economica. Sebbene la sua carriera politica sia relativamente breve, la sua influenza sullo sviluppo di Cefalù si fa sentire soprattutto grazie alla sua capacità di promuovere un’idea di città che sia al contempo moderna e rispettosa delle tradizioni. Dopo aver completato il Piano Regolatore, si dimette dal suo ruolo politico, poiché non ha mai visto la politica come una carriera, ma come un’opportunità per mettere in pratica i suoi ideali di architettura e urbanistica. La carriera politica, sebbene breve, rappresenta un aspetto interessante della sua vita. Il suo lavoro in ambito politico è motivato dalla sua convinzione che l’architettura debba essere uno strumento di miglioramento sociale, in grado di rispondere alle necessità della comunità.
La progettazione internazionale
Pasquale Culotta, pur essendo profondamente legato alla sua terra, non limita la sua attività progettuale ai confini siciliani. La sua carriera si estende anche a livello internazionale, con numerosi progetti che lo vedono impegnato in concorsi e collaborazioni in diversi contesti. La sua esperienza internazionale si arricchisce di occasioni per confrontarsi con diverse realtà culturali e architettoniche, mettendo in luce la sua capacità di adattarsi alle specifiche esigenze di ciascun progetto senza mai perdere di vista i suoi principi fondamentali: il rispetto per il contesto, l’integrazione con l’ambiente circostante e l’innovazione. Progetti come il restauro del Tempio Duomo di Pozzuoli, il complesso parrocchiale di San Carlo Borromeo a Roma e l’Auditorium di Isernia sono esempi di come Culotta sia in grado di combinare la sua visione architettonica con le necessità pratiche e storiche di ogni contesto. La sua progettazione internazionale è caratterizzata da un approccio che cerca di comprendere e rispettare la cultura del luogo, ma anche di introdurre un linguaggio architettonico contemporaneo che si integri in modo armonioso con il passato.
Nel corso della sua carriera partecipa a diversi concorsi internazionali, affrontando progetti complessi che gli permettono di lavorare con altri architetti e di confrontarsi con sfide progettuali stimolanti. Un esempio significativo della sua progettazione internazionale è il progetto di riqualificazione urbana del centro storico di Benevento, che vince, ma che purtroppo non vede la sua realizzazione a causa della sua prematura morte. Questi progetti internazionali dimostrano non solo l’elevato livello professionale di Culotta, ma anche la sua capacità di innovare pur mantenendo un legame profondo con la tradizione e la cultura locale. Sebbene la sua attività internazionale sia limitata dal suo forte legame con la Sicilia, Pasquale lascia comunque un’impronta anche al di fuori dei confini regionali, contribuendo a una visione globale dell’architettura che unisce il locale e l’universale.
L’attività editoriale
L’attività editoriale di Pasquale Culotta è stata una parte fondamentale del suo impegno nella diffusione della cultura architettonica e nella promozione della progettazione siciliana. Ha sempre considerato la rivista come uno strumento essenziale per il confronto e la riflessione, non solo tra architetti, ma anche tra le diverse generazioni e tra le varie discipline legate all’architettura. Nel 1986 fonda la rivista In Architettura, la prima pubblicazione dedicata all’architettura in Sicilia, con l’obiettivo di offrire una piattaforma di discussione per le nuove tendenze e per le esperienze progettuali locali e internazionali. La rivista diventa uno spazio di confronto intellettuale, in cui lui e i suoi collaboratori, tra cui giovani architetti siciliani, possono condividere e promuovere la loro visione dell’architettura. Con In Architettura, cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di un’architettura che non sia solo funzionale, ma che sia anche capace di rispondere a questioni sociali, culturali e ambientali, fornendo un punto di vista critico sulla trasformazione dei contesti urbani siciliani e italiani.
Ha diretto anche la collana editoriale I Quaderni Neri, una serie di pubblicazioni incentrate sulla progettazione e sull’analisi delle dinamiche architettoniche nel contesto siciliano. Con questa collana, intendeva raccogliere e diffondere i frutti della sua attività didattica, ma anche offrire un supporto concreto alla riflessione teorica sull’architettura contemporanea. Questi volumi, che trattano temi legati alla progettazione urbana, al restauro e all’architettura, diventano una risorsa importante per studenti, professionisti e studiosi. L’attività editoriale, quindi, non solo ha avuto una valenza didattica, ma ha anche svolto un ruolo di promozione e valorizzazione delle esperienze locali, consentendo ai progetti siciliani di essere noti e apprezzati anche al di fuori dei confini regionali.
Il tempo libero
Pasquale Culotta ama trascorrere il suo tempo libero immerso nella tranquillità della campagna di Cefalù, dove ha costruito una casa in collina, lontano dalla frenesia della vita quotidiana. Questa casa di campagna, che chiama Timpa Russa, rappresenta per lui un rifugio dove può allontanarsi dal lavoro e ritrovare il contatto con la natura e la serenità. Qui, oltre a dedicarsi alla lettura e allo studio, ama trascorrere lunghe ore in compagnia della sua famiglia e dei suoi amici più cari. Le domeniche, in particolare, sono per lui un momento speciale, durante il quale si raccoglie intorno alla famiglia, godendo della compagnia e delle conversazioni che possono durare per ore. La sua passione per la lettura, che include non solo libri di architettura ma anche autori classici della filosofia e della letteratura, lo accompagna in ogni momento libero, confermando il suo desiderio di coltivare continuamente la sua mente.
Oltre al tempo trascorso in campagna, ama anche gli incontri informali al bar, dove ogni mattina, prima di partire per Palermo, si ferma a prendere un caffè. Questo rituale quotidiano gli permette di incontrare i residenti di Cefalù, scambiando chiacchiere e momenti di convivialità con gli amici e i conoscenti. Nonostante il suo impegno professionale e accademico, questi piccoli momenti di socializzazione sono per lui essenziali per mantenere un legame forte con la comunità e per non perdere il contatto con la vita semplice e autentica del suo paese. Pasquale, infatti, è noto per la sua disponibilità a interagire con tutti, condividendo sempre il suo ottimismo e il suo spirito vivace, anche nei contesti più informali. La sua vita privata, quindi, si intreccia con quella sociale, in un equilibrio che gli permette di rimanere connesso sia con il suo lavoro che con la realtà che lo circonda.
In parallelo, il suo impegno nella progettazione liturgica segna un altro capitolo significativo nella sua carriera. Negli ultimi anni della sua vita, si dedica allo studio e alla progettazione di chiese e complessi parrocchiali, convinto che l’architettura religiosa debba essere un riflesso della spiritualità e delle necessità liturgiche del Concilio Vaticano II. Questo interesse lo porta a creare un laboratorio di laurea incentrato sulla progettazione liturgica, con l’intento di formare nuovi architetti sensibili a questa particolare dimensione dell’architettura.
La sua morte improvvisa nel 2006, mentre partecipa a un concorso di progettazione, segna la fine prematura di una carriera che avrebbe sicuramente continuato a lasciare il segno. Nonostante la sua morte, lascia un’eredità che non si limita ai suoi progetti architettonici, ma che si estende anche alla sua filosofia progettuale e al suo impegno sociale. La sua capacità di unire l’architettura moderna con la tradizione, la sua visione critica della città e il suo amore per la sua terra continuano a ispirare i giovani architetti siciliani e non solo.
Pasquale Culotta è stato un architetto che ha saputo vedere oltre l’apparenza delle cose, capace di comprendere le necessità del presente senza mai dimenticare il valore della storia. La sua eredità è una lezione di impegno civile, intellettuale e professionale, che continua a parlare a chiunque si occupi di architettura e urbanistica.
La biografia di Pasquale Culotta, presentata in questo articolo, farà parte di una pubblicazione che Cefalunews sta curando per la sua uscita prevista nel mese di aprile 2025. Il libro raccoglierà le biografie di quei personaggi che hanno lasciato un’impronta indelebile nella nostra comunità e oltre. Se conosci storie di persone che hanno segnato la storia della nostra città con il loro impegno, che abbiano lavorato per il bene comune o che abbiano lasciato una traccia nelle istituzioni, nelle scuole, nelle chiese, nelle strade o nei luoghi di ritrovo, ti invitiamo a contribuire.
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