Le ingiunzioni

Riprendiamo oggi il tema delle “ingiunzioni”, per approfondirne gli aspetti psicologici e le conseguenze disfunzionali ricadenti nel processo educativo, nella relazione adulto-bambino e nella crescita sana e armoniosa dell’individuo.  

Ingiungere significa intimare, imporre, ordinare, così nucleo dell’ingiunzione è vedere il proprio bisogno senza riuscire a comprendere e legittimare quello dell’altro, cercando di imporgli ciò che è soddisfacente per le proprie necessità, senza che egli però, possa più soddisfare le sue.

Le ingiunzioni scattano perlopiù dall’ansia del genitore di fronte al cambiamento dei figli, di solito nel momento in cui stanno progredendo verso una nuova fase della crescita.

Per chiarire come si differenzino dalle regole, facciamo l’es. di un/a ragazzo/a che vuole guidare il motorino o prendere la patente: il bisogno del genitore è l’ansia e la paura del pericolo, tuttavia il bisogno del figlio/a è di potersi muovere liberamente e di sperimentarsi. L’ingiunzione è: non agire, non correre rischi -in definitiva- non crescere …; la regola invece, è: metti il casco, non guidare se hai bevuto.

Le ingiunzioni si scontrano coi bisogni più naturali e sani dell’essere, del fare, del sentire, anche dell’osare … e non sempre si esprimono direttamente, più spesso sono mediate da atteggiamenti di disapprovazione, svalutazione, minaccia, rifiuto, ostilità. Una delle cose più gravi che si possa fare a un bambino è delegittimarne le emozioni, negative o positive che siano; quando ad es. in un momento di rabbia egli sbatte una porta, anziché dire «non ti permettere mai più!!», dovremmo spiegare e riconoscere quell’emozione, dicendo «non mi piace il tuo gesto, però lo capisco, sei arrabbiato».

Le ingiunzioni trasmettono messaggi del tipo: non fare, non correre rischi!; non piangere!; non devi sbagliare!; non fare il bambino, sii serio!; sei grande, non chiedere!, e simili.

I “permessi” invece, attengono a messaggi del tipo: puoi osare, puoi prendere iniziative; puoi fidarti delle tue emozioni; puoi fare errori, ti voglio bene lo stesso; puoi essere allegro e divertirti; puoi essere grande e avere bisogni da soddisfare; puoi chiedere direttamente e non ammalandoti … (e qui si apre il grande capitolo di come l’infanzia sia “l’età d’oro della psicosomatica” L. Kreisler).

Il contatto con la propria spontaneità viene dolorosamente compromesso, quando si sono costantemente ricevute ingiunzioni; «l’individuo si ammala quando il divario tra la sua originaria natura e quanto egli ha assorbito per imitazione e identificazione, diventa incolmabile. Per tornare ad essere un individuo, non-diviso, deve percorrere un cammino che può comportare anche la nevrosi, il disagio, la sofferenza psichica» (A. Carotenuto). Dico spesso che tutti nasciamo con la spontaneità, la perdiamo per strada e poi … andiamo in terapia per riappropriarcene!! Nella relazione terapeutica, trasformiamo le ingiunzioni in permessi, ripristinando “percorsi interrotti” di spontaneità e consapevolezza; il setting funge da “laboratorio”, in cui autentiche e finalmente legittimate emozioni … ri-prendono vita.

Tutti abbiamo ricevuto ingiunzioni, ma tutti possiamo tornare a darci … PERMESSI! 

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