Una freccia ci parla della battaglia di Himera del 480 a.C.

Negli anni compresi tra il 2008 e il 2010, durante i lavori di scavo per il raddoppio ferroviario della linea Palermo – Messina, condotti da Italferr, Società del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane e il general contractor Cefalù 20 s.c.a.r.l. esattamente nella tratta Fiumetorto-Ogliastrillo, furono riportate alla luce circa 9.500 tombe greche risalenti al V-VI sec. a.C. L’area di scavo, localizzata in località Buonfornello, a circa dieci chilometri a est dell’odierna Termini Imerese, interessò le adiacenze della necropoli settentrionale dell’antica colonia greca di Himera, quest’ultima, già in parte nota e indagata dagli archeologi. Tuttavia, essa non fu la sola necropoli a esistere nel territorio dell’antica Himera, ce ne furono altre: quella a oriente localizzata in Contrada Pistavecchia, sulla sponda destra del fiume Imera settentrionale, e situata oggi nel territorio comunale di Campofelice di Roccella; quella occidentale, posta nei declivi di Piano Tamburino (VI-V sec.) e infine quella situata a Mezzogiorno, posta nelle adiacenze di Cozzo Scacciapidocchi, (V sec.). Pertanto, allo stato attuale, esse rappresentano le aree cimiteriali dell’antica colonia dorico-calcidese. Per l’eccezionale numero di sepolture rinvenute nella piana di Buonfornello, si trattò senza altro, di una grandiosa scoperta. Infatti, a detta dagli esperti della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo che allora coadiuvarono i lavori, tale ritrovamento, rappresentò quasi certamente un caso unico nella storia dell’archeologia: la più grande necropoli mai rinvenuta in tutta la Sicilia. Attraverso i reperti recuperati, una vera miniera di dati, gli studiosi potranno gettare nuova luce non soltanto sullo studio socio-economico e culturale di Himera, ma anche sui costumi funerari delle colonie siceliote in epoca arcaica e classica. La città Stato di Himera fu la più occidentale delle colonie greche posta sulla costa settentrionale della Sicilia, l’ultimo avamposto greco in Occidente. Fu fondata intorno alla metà del VII secolo a.C. e morfologicamente si presentava separata in due parti da un dislivello molto scosceso: la parte bassa e la parte alta della città, tanto da essere stata definita dal drammaturgo Ateniese Èschilo, “Himera dagli alti dirupi”.

L’antica Himera, rappresenta un sito archeologico di elevato interesse storico per essere stata sede di due importanti scontri tra greci e cartaginesi. Infatti, proprio a Himera nel 480 a.C. fu combattuta una delle più sanguinose battaglie del mondo antico che vide di fronte gli eserciti greci di Gelone di Siracusa, Terone di Agrigento e le truppe Imeresi, contro i Cartaginesi di Amilcare Barca. Nello scontro, i greci ottennero una schiacciante vittoria e Amilcare vi trovò la morte. Settant’anni dopo ossia nel 409 a.C. il cartaginese Annibale Giscone, nipote di Amilcare, al seguito di un potente esercito, pose nuovamente sotto assedio Himera, e dopo averla invasa e saccheggiata, si ritirò soltanto dopo averla totalmente distrutta. Himera da allora non fu più ricostruita e i sopravvissuti trovarono asilo nella vicina città di Termini. Al di là del sensazionale ritrovamento, un evento questo, che ha ridestato l’attenzione di ricercatori e scienziati di tutto il mondo, mi preme segnalare qui un originale studio condotto dal Dr. Aldo Ferruggia (1) in merito allo scheletro del guerriero sicelioto morto nella battaglia del 480 a.C. e rinvenuto per l’appunto a Himera, durante gli scavi effettuati nel biennio 2008-2010, a settentrione della Piana di Buonfornello. Il medico Ferruggia, appassionato di storia antica e autore del libro “Le guerre senza nome” 2014 (Neos Edizioni), ha condotto attraverso le immagini fotografiche da lui raccolte, una succinta analisi medico-legale dello scheletro rivenuto nella tomba di Himera e denominata dagli archeologi, con la sigla W2219. In realtà, il soldato greco perì in una circostanza drammatica, poiché la freccia, scoccata dal suo avversario (guerriero punico, soldato della coalizione, o mercenario al soldo dei cartaginesi)? durante la fase della battaglia, lo colpì, e quasi certamente, non avendo avuto egli un’adeguata corazza di protezione, il dardo lanciatogli, gli attraversò le parti molli dell’addome andandosi a conficcare tra due vertebre. Abbiamo rivolto al Dr. Ferruggia alcune domande sulle forze in campo durante la Prima Battaglia di Imera del 480 a.C. e in particolar modo di parlarci del suo singolare studio per così dire “balistico” dell’arma mortale che vide perire l’ignoto guerriero greco. Certamente attraverso quanto è stato detto il lettore potrà idealmente immaginare gli eventi letali che coinvolsero altri sconosciuti soldati di ambo le fazioni, deceduti in combattimento in circostanze analoghe, o mediante armi da taglio o fendenti che determinarono loro, lesioni, sia agli ossi cranici sia in varie parti del corpo.

Dottor Ferruggia, nel 2008 durante gli scavi archeologici effettuati nella necropoli occidentale di Himera, la Soprintendenza, ha rinvenuto in diverse fosse comuni resti scheletrici, probabilmente soldati greci, morti durante le fasi della battaglia di Himera del 480 a.C. Secondo lei è ipotizzabile attraverso le analisi scientifiche dei corpi risalire ai reparti di appartenenza e la provenienza dei soldati?

I soldati sono tutti allineati in direzione est-ovest, con la testa al sorgere del sole, senza altri elementi che possano chiaramente definirne il reparto di appartenenza. Ma vi è un’eccezione: in alcune fosse, vicino ai cadaveri umani, sono stati ritrovati anche interi scheletri di cavalli. In questo caso, quindi, è lecito immaginare che i soldati vicini fossero cavalieri. Questo inoltre confermerebbe l’importanza che ebbe la cavalleria greca nel vincere la battaglia e nell’uccidere il generale cartaginese.

I soldati sepolti nelle fosse comuni presentano segni particolari per i quali si possa accertarne le eventuali cause di morte?

In alcuni casi è possibile: alcuni presentano ancora oggi i segni ossei di armi da taglio,  altri avevano ancora al momento dell’inumazione all’interno del corpo le punte di freccia o di lancia che li avevano colpiti: queste armi furono ritrovate tra le ossa al momento della scoperta, dopo 2500 anni.

Ricostruzione grafica di un guerriero iberico (coalizione punica) colpito durante la battaglia di Himera del 480 a.C.

 

Tra gli scheletri dei guerrieri rinvenuti nella tomba W2219  perché lei ha scelto di occuparsi proprio dei resti del corpo del soldato che contiene la punta di freccia tra due vertebre?

Perché l’angolo di entrata è particolare e, essendo io medico, ho tentato una succinta analisi medico-legale. Sebbene io non abbia potuto analizzare direttamente il reperto, dalle fotografie si evince che la freccia si sia incuneata tra due vertebre finali della colonna toracica o tra le prime di quella lombare. L’arciere che scagliò la freccia non si trovava davanti al soldato, ma di lato, alla sua destra. Infine, cosa intrigante, la freccia appare essere entrata seguendo una traiettoria quasi perpendicolare alla colonna. Questo, tenendo in conto le normali traiettorie delle frecce, significa che:

a) o l’arciere si trovava più un basso rispetto al soldato colpito (a cavallo o sopra una muraglia);

b) oppure che il corpo del soldato mostrava il fianco da terra ad una freccia vagante, che cadeva quasi dallo zenit. In questo caso era già stato colpito e forse era già morto quando la freccia lo raggiunse.

Ricostruzione dei rapporti fra la freccia e la colonna del soldato greco della tomba W2219. In alto a destra il reperto archeologico.

 

Secondo la sua opinione, il soldato della tomba W2219 era un componente della falange oplitica o apparteneva all’arma di cavalleria?

Il soldato è stato sepolto da solo, non in una fossa comune e questo più facilmente lo fa annoverare tra i caduti originari della stessa Himera: difficilmente, infatti i suoi parenti, presenti alla inumazione, avrebbero permesso di collocarlo in mezzo a sconosciuti, come invece deve essere successo per la quasi totalità degli Agrigentini e Siracusani. Altro non si può dire.

Dottor Ferruggia, un’ultima domanda, durante la battaglia di Imera quali erano le forze in campo della coalizione greca?

Parlare di “coalizione greca” può essere fuorviante: nel mio libro utilizzo un intero paragrafo per spiegare quale fosse il complicato scenario di alleanze che fece da preludio alla battaglia: da una parte vi era una coalizione completamente greca, capeggiata dai Siracusani e dagli Agrigentini, coalizione a cui avevano aderito gran parte degli Imeresi. A questi si opponeva una coalizione capeggiata da Cartagine, città elima come Segesta, e fenicia come Palermo, ma anche città greche come Messina, Reggio e, soprattutto, Selinunte. Non quindi un ”Greco contro tutti” ma anche una lotta fratricida all’interno dello stesso mondo greco d’Occidente. Circa lo schieramento esclusivamente greco possiamo dire che ad Himera, in quella mattina del 480 a.C. ci fossero non meno di ventimila Siracusani, diecimila Agrigentini e circa cinquemila Imeresi. Un esercito enorme per l’epoca storica, ma ancora più grosso doveva essere l’esercito capeggiato da Cartagine!

(1) Aldo Ferruggia, è nato a Palermo nel 1966; diplomato al Liceo Classico, ha conseguito la laurea in Medicina e Chirurgia nel 1994.  Si appassiona alla storia antica davanti alle rovine del tempio “G” di Selinunte. Crea la voce di Wikipedia Italia, Guerre Greco-Puniche e Greek Punic Wars nella versione inglese. Viene incoraggiato dallo storico Michele A. Crociata a pubblicare la sua opera prima, “Le guerre senza nome” (Neos Edizioni) pubblicata nel luglio 2014. Per la sua stesura è stato necessario un certosino lavoro di ricerca nelle fonti antiche e nelle pubblicazioni dei maggiori esperti del settore.

INFO: [Sito delle guerre greco-puniche www.areablog.net].

Testi consultati da Aldo Ferruggia: Stefano Vassallo “Himera. Indagini nelle necropoli” in Fondazione Paestum Tekmeria 9 Università degli Studi di Salerno Dipartimento di Beni Culturali. Tra Etruria, Lazio e Magna Grecia: indagini sulle necropoli. Atti dell’Incontro di Studio Fisciano, 5-6 marzo 2009; Stefano Vassallo (2010) “La batatglia di Himera”.

Bibliografia: Giuseppe Longo (2011) “Himera avamposto greco in Occidente”, Aldo Ferruggia “Le guerre senza nome” 2014 (Neos Edizioni); Giuseppe Longo (2015) “Le battaglie di Imera del 480 e 409 a.C.”. Aldo Ferruggia 2015 “Il guerriero della tomba W2219”.

Foto a corredo dell’articolo:

Foto 1 Ricostruzione grafica del settore greco durante la battaglia di Himera del 480 a.C.

Foto 2 Ricostruzione grafica di un guerriero iberico (coalizione punica) colpito durante la battaglia di Himera del 480 a.C.

Foto 3  Ricostruzione dei rapporti fra la freccia e la colonna del soldato greco della tomba W2219. In alto a destra il reperto archeologico.

Si ringrazia il Dr. Ferruggia per le costruzioni grafiche di cui detiene tutti i diritti.

Giuseppe Longo
[email protected]
@longoredazione

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