Cefalù: i nove vescovi del secolo delle scomuniche

La storia della chiesa cefaludense, durante la dominazione aragonese in Sicilia, si caratterizza per avere avuto due vescovi scomunicati dal Papa, due Presuli deposti dal Re, un quinto vescovo imprigionato e fatto morire in carcere dal Barone di Gratteri e almeno otto vescovi eletti che non ricevono mai la conferma del Papa. Il tutto in quei 140 anni che vanno dallo scoppio dei Vespri siciliani del 1282 al 1422 quando Alfonso il Magnanimo prevale sugli Angioini ricostruendo l’antica unità del Regno con il titolo di Re delle due Sicilie. In mezzo ci sono gli anni nei quali il Papa si trasferisce ad Avignone fra il 1309 e il 1377.

Tutto comincia il 31 marzo del 1282 quando a Palermo scoppiano i vespri siciliani. A Cefalù, da sette anni, la diocesi era guidata dal vescovo Giovanni, un prelato originario di Roma. A nominarlo era stato Papa Martino IV che non condivideva la rivolta del vespro e la carneficina di francesi che si ebbe in terra siciliana. Quando Pietro d’Aragona, il 26 settembre 1282, venne coronato Re di Sicilia a Palermo era assente l’allora arcivescovo  Pietro Santafede. A imporre la corona al nuovo Monarca fu quindi il vescovo cefaludese Giovanni. Il fatto non passò inosservato a Papa Martino IV che lo scomunica. Fra Roma e il vescovado cefaludese inizia un periodo di tensioni che sembra acuirsi alla morte del vescovo Giovanni quando il Papa nomina subito il suo successore. E’ un prelato palermitano, cappellano di Re Pietro d’Aragona. Il vescovo Giunta arriva a Cefalù con il compito di ristabilire l’armonia con il Papa. Trascorrono quasi due anni e nel novembre del 1285 a Palermo si tiene una nuova incoronazione del Re. Questa volta viene imposta a Giacomo d’Aragona figlio di Pietro. Tra i vescovi presenti non quello palermitano ma quello di Cefalù. Papa Onorio IV dapprima lo sospende, successivamente lo scomunica ed alla fine lo espelle dalla Diocesi. Sono anni di tensione. Il vescovo Giunta non lascia mai definitivamente la Diocesi nonostante sia arrivato un Legato apostolico per deporlo.

Per quasi un ventennio la Diocesi di Cefalù resta senza Presule. Il 10 gennaio 1304 papa Benedetto XI nomina un arcidiacono di Benevento: Giacomo da Narni. La morte improvvisa del Papa, avvenuta solo otto mesi di pontificato, il lungo conclave che ne segue con il successivo trasferimento del Papato ad Avignone nel 1309 fanno dimenticare i contrasti che la diocesi di Cefalù aveva avuto con il Papa. Giacomo resta alla guida della diocesi cefaludese per diciannove anni. Propio durante il suo episcopato il Papa si trasferisce ad Avignone.

Durante la permanenza Avignonese vengono nominati a vescovi di Cefalù il messinese Ruggero di san Giovanni che eletto dal capitolo della Cattedrale viene confermato da papa Giovanni XXII il 22 gennaio 1324. Resta a Cefalù per circa sei anni. Alla sua morte il capitolo della Cattedrale elegge vescovo fra Tommaso da Butera che resta a Cefalù per due anni senza ottenere alcuna conferma dal Papa. Il 14 ottobre 1333, Papa Giovanni XXII nomina vescovo di Cefalù un messinese dell’ordine dei frati Minori: fra Roberto Campolo. Questi, al contrario di alcuni suoi predecessori, contrasta l’operato del re Pietro II d’Aragona e per questo viene espulso. Forte dell’appoggio del Papa, però, il vescovo Roberto difende la diocesi dalle ingerenze del Re. Muore nel 1342 dopo nove anni di episcopato. I contrasti fra il Re e il Campolo spingono il capitolo della Cattedrale ad eleggere quale nuovo vescovo fra Pietro da Caltagirone, un fedele della monarchia, che viene respinto dalla santa Sede.

Il 20 novembre 1342 papa Clemente VI, residente ancora ad Avignone, nomina vescovo di Cefalù il fiorentino fra Galgano Blasio. I contrasti del vescovo cefaludese con il potere politico si acuiscono tanto che il Presule è costretto a difendere i confini della sua diocesi da chi se ne voleva impossessare. Muore nel 1351 dopo nove anni di episcopato. Due anni dopo, il 14 ottobre 1353, viene nominato il palermitano Nicolò de Burellis. Si acuiscono sempre di più i contrasti con la monarchia e con i signori del territorio. Nicolò, nel tentativo di difendere la diocesi dalle ingerenze del Barone di Gratteri, viene arrestato e rinchiuso nel carcere di questa città. Vi muore in fama di santità nel 1370 dopo avere retto la diocesi per 17 anni.

Per avere il nuovo vescovo di Cefalù si deve attendere il rientro del papa a Roma che avviene il 27 gennaio 1377. Undici anni dopo, infatti, il 18 marzo 1388 viene nominato il polizzano fra Guglielmo Salamone. Forte di temperamento questo nuovo vescovo non ha alcun timore nel contrastare lo strapotere del Re. Per questo viene deposto. Il capitolo della Cattedrale elegge a vescovo fra Giuliano da Mileto ma il Papa non condivide la scelta e per otto anni la diocesi di Cefalù si ritrova ad avere un vescovo deposto, Guglielmo, ed uno eletto, Giuliano. Alla morte di Guglielmo il Papa conferma il vescovo Giuliano ma il capitolo della Cattedrale nomina il canonico fra Filippo da Butera quale suo coadiutore e vicario. A questo punto precipita la situazione in diocesi. Nel 1410, quando muore il vescovo Giuliano, viene eletto vescovo fra Antonio da Firenze, un frate cappuccino che parteggia per l’antipapa e riceve la conferma proprio dall’antipapa Giovanni XXIII che fu deposto dal Concilio di Costanza. Sempre in questi anni si ha notizia di altri vescovi eletti per la diocesi di Cefalù che non ricevono mai la conferma del Papa: Giovanni de Paludibus, Andrea Campisio da Polizzi, Pietro le Visione, Antonio Acciaioli, Filippo da Butera. Nel 1421 si ha anche notizia di un amministratore nominato da Re Alfonso nella persona del domenicano fra Filippo Gambacorta. La situazione torna nella normalità solo nel 1422 quando, ricostituito il regno delle due Sicilie, Papa Martino V nomina a vescovo di Cefalù il palermitano fra Antonio di Pontecorona.

I nove vescovi del secolo delle scomuniche

  • Giovanni Romano, scomunicato da Papa Martino IV
  • Giunta da Palermo, scomunicato da Papa Onorio IV
  • Giacomo da Narni
  • Ruggero di san Giovanni
  • Roberto Campolo, espulso da Re Pietro II d’Aragona
  • fra Galgano Blasio
  • Nicolò de Burellis, morto in fama di santità in prigione
  • fra Guglielmo Salamone, deposto da Re Martino I
  • fra Giuliano da Mileto
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