L’archeoclub chiede la riapertura dell’Osterio magno

Chiede la riapertura dell’Osterio Magno e per questo ha scritto al Presidente della Regione Siciliana, all’Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, all’Assessore Regionale del Turismo e alla Soprintendente ai BB.CC.AA. di Palermo. A firmare la missiva l’associazione Archeoclub d’Italia, sede di Cefalù. «L’importante complesso architettonico – si legge nella lettera – adibito per un lunghissimo periodo ad abitazione plurifamiliare, nel 1911 fu ritenuto, con vincolo, di interesse monumentale e nel 1958 fu fatto oggetto di un progetto organico di espropriazione e di restauro, redatto dal prof. Epifanio. Nel 1979, conclusa la procedura d’espropriazione, furono avviati alcuni studi propedeutici e minimi interventi da parte dei proff. Culotta, Leone e Giuffrè, dell’Università degli Studi di Palermo. Successivamente, negli anni che vanno dal 1988 al 1992, l’Osterio Magno fu oggetto di un profondo restauro, con un finanziamento dell’Assessorato alla Presidenza della Regione Siciliana esotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo. A completamento dei lavori, l’Osterio Magno fu affidato alla gestione culturale dell’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Cefalù, oggi Servizio Turistico Regionale di Cefalù. Nell’ambito dei lavori di restauro, diretti dall’arch. Braida, vi furono effettuati,dall’archeologo prof. Amedeo Tullio, una serie di scavi archeologici; questi misero in luce,all’interno dell’edificio, resti dell’area urbana di età ellenistica; furono inoltre individuate le trincee dei muri di fondazione della sovrastante torre, utili per la datazione dell’edificio. Tra gli anni ’90 del secolo scorso e i primi anni del 2000 l’edificio, riaperto al pubblico, ha accolto al suo interno diverse iniziative di carattere culturale, divenendo per un certo periodo anche luogo di rappresentanza del Corso di laurea in Scienze del Turismo Culturale dell’Università degliStudi di Palermo, che in quegli anni ha avuto sede a Cefalù. Per anni, parecchi anni ormai, l’edificio è rimasto chiuso, e chiuso resta tuttora; la motivazione iniziale di ciò parlava, per quanto sappiamo, di una chiusura temporanea per lavori di manutenzione. A questa Associazione pare adesso che tale attesa sia stata anche troppa, considerando anche il fatto che non vi sono attualmente lavori in corso. Vivo è inoltre il timore che l’edificio, lasciato in stato di abbandono, possa subire gli attacchi del tempo e i danni dell’abbandono, mortificandosi così la sua storia, il suo recupero, la sua valorizzazione e la sua fruizione. Più volte abbiamo chiesto informazioni in ambito locale, ma le risposte non sono mai state chiarificatrici. A questo punto, in un contesto generale in cui del patrimonio culturale vienesbandierata l’importanza, mentre per altro verso ne viene ignorata la tutela e l’adeguata fruizione, a noi Archeoclub d’Italia, movimento d’opinione al servizio dei beni culturali e ambientali, interessa sapere cosa si stia facendo per riaprire le porte dell’Osterio Magno ai cittadini e agli studenti di Cefalù, ai Siciliani e a tutti i visitatori che frequentano la nostra città. Ci piacerebbe, infatti, poter inserire il sito archeologico che vi è contenuto nell’elenco dei siti visitabili per la conoscenza di Cefalù antica, e desidereremmo che esso fosse destinato, attraverso un progetto serio, a un uso culturale più ampio della mera musealizzazione. Pertanto chiediamo alle SS.LL. di essere informati sulla situazione attuale, e, se ci si trovasse a un punto di stallo, chiediamo di conoscere come e quando sarà possibile procedere, da parte di ognuno per le proprie competenze, affinché questa Domus Magna dell’antica famiglia dei Ventimiglia possa ritornare alla pubblica fruizione. La nostra Associazione intanto procederà con una serie di iniziative culturali per mantenerealto il livello d’attenzione su questo importantissimo “bene” della città di Cefalù».

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