A Polizzi è festa per il patrono san Gandolfo: breve storia della sua vita

Gandolfo era nato a Binasco in provincia di Milano nella nobile famiglia dei Sacchi. Poco sappiamo della sua infanzia. Entra nell’ordine francescano quando era ancora in vita san Francesco d’Assisi che ha incontrato. Arriva a Palermo nel 1225. La santità della sua vita, l’austerità dei costumi e l’efficacia della sua predicazione l’avevano reso popolare fra i palermitani. Desideroso di vivere in solitudine si ritira a Castelvetrano. Qui vive in un bosco prossimo all’abitato dove sorgeranno una chiesa a lui dedicata e il monastero dell’Annunziata. L’attività di Gandolfo si svolge tra il borgo e il bosco, in una capanna, vicino a un pozzo che successivamente viene inglobato nel recinto del monastero dell’Annunziata. Si ha notizia che le acque di questo pozzo fossero miracolose in quanto risanavano chi le beveva. La fama di Gandolfo si sparge subito e a li accorrevano da tutti i paesi vicini per chiedere un miracolo. Per sfuggire ancora una volta alla fama che lo circondava si sposta a Polizzi Generosa per predicarvi la quaresima. E’ la fine del gennaio del 1260 quando Gandolfo arriva a Polizzi. Con lui fra Pasquale. Cerca subito un luogo appartato e lontano dal paese. Si rifugia in contrada San Leonardo che oggi porta il suo nome. Qui si ha notizia di un miracolo del santo di Binasco. Vi era nella zona una fontana e nelle vicinanza un giovane alla ricerca con il padre di uno giumento. Il giovane era muto e con molta difficoltà aiutava il padre nella ricerca dell’animale. Gandolfo si commuove e si adopera perché il giovane trovasse il giumento e riavesse la voce. Il fatto non passa inosservato. In paese si sparge subito la voce del giovane muto che era tornato a parlare. Quando Gandolfo arriva a Polizzi subito i cittadini si prodigano per riceverlo. Viene accolto in una casa alle porte del paese da una donna detta “Pisana”. Da qui Gandolfo si trasferisce presso l’ospizio annesso all’ospedale di San Nicolò de Franchis. Predica ai polizzani la quaresima. E’ il 17 febbraio quando Gandolfo predica ai polizzani il mercoledì delle ceneri. L’ultima sua predica il 31 marzo in coincidenza del 31 marzo. Subito dopo perde le forze e trascorre le sue ultime ore di vita adagiato su un giaciglio composto da un fascio di sarmenti e da un tronco d’albero. muore la mattina della vigilia di Pasqua.

E’ il 3 aprile. Il corpo viene trasportato dall’ospizio dell’ospedale alla Chiesa Madre. Viene adagiato sulla nuda terra. Trascorrono alcuni giorni e nel luogo dove era stato sepolto Gandolfo si vedono alcuni ceri accessi. Trascorrono sessant’anni e nel 1320 i polizzani chiedono al vescovo di Cefalù di proclamarlo loro patrono. I polizzani decidono di fare una nuova sepoltura a frate Gandolfo. Le sue ossa vengono raccolte in una bianca tovaglia di lino e deposte sui gradini dell’altare maggiore. Vengono ripulite dal terriccio e lavate prima con l’acqua e poi col vino. Vengono adagiate in una cassa di legno e collocate in un sepolcro per la devozione dei polizzani. Nel luogo che per 60 anni aveva accolto il suo corpo spuntano fiori di gelsomino. Nel 1482, la cassa di legno contenente le spoglie, viene collocata all’interno di un’arca marmorea opera di Domenico Gagini. Nel 1549 la cassa viene rivestita con lamine d’argento dall’argentiere Di Leo. Nel 1579 circa sopra la cassa venne collocato il busto argenteo del Santo. Attualmente le reliquie sono custodite nella Cappella detta “di San Gandolfo”, all’interno della Chiesa Madre, nella navata destra e vengono portate solennemente in processione la terza domenica di settembre, sopra una grande vara.

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