Si chiamava Rocco e aveva 32 mesi. E’ il nome dell’aquilotto trovato morto nei giorni scorsi nelle campagne agrigentine. Addosso aveva 60 pallini di piombo sparati da un’arma da fuoco. Il ritrovamento di Rocco è stato possibile grazie a un microtrasmettitore satellitare che l’aquila indossava dal suo involo al nido, avvenuto nella primavera del 2017.
Da quando era nato Rocco aveva percorso circa 20mila chilometri. «Quest’anno – commenta Antonio Pollutri, responsabile del progetto Life ConRaSi, che si occupa della conservazione e riproduzione dei rapaci – avrebbe raggiunto la maturità per l’accoppiamento. E’ una perdita gravissima non soltanto per la rarità dell’animale che si riproduce solo in Sicilia, ma anche perché la perdita di giovani individui dovuta al bracconaggio rischia di vanificare gli sforzi che si stanno mettendo in atto per conservare le popolazioni italiane di questi rapaci».