Francesco “Ciccio” Liberto, nato il 19 febbraio 1936 a Cefalù, in Sicilia, è stato un artigiano di fama mondiale, celebre per la sua invenzione delle scarpe da corsa. Conosciuto come “il calzolaio dei piloti”, ha legato il suo nome a alcuni dei più grandi campioni della Formula 1 e della Targa Florio, realizzando calzature su misura che sono diventate vere e proprie icone nel mondo delle corse automobilistiche. La sua capacità di fondere tradizione artigianale e innovazione tecnica ha reso le sue scarpe indispensabili per i piloti di tutto il mondo, diventando un simbolo del Made in Italy. La sua passione, la sua precisione e la sua attenzione ai dettagli lo hanno reso un maestro nell’arte della calzoleria, riconosciuto e apprezzato in ogni angolo del mondo, da Maranello a Stoccarda, da New York a Tokyo. Il mitico calzolaio di Cefalù è scomparso all’età di 87 anni, ma la sua eredità nel mondo delle corse e dell’artigianato continua a vivere, testimoniata dalle sue scarpe ancora oggi apprezzate e ricercate dai piloti e dagli appassionati di automobilismo di tutto il mondo.
Cresciuto in un contesto socio-economico difficile, segnato dalla povertà e dalla perdita del padre quando era ancora un bambino, il giovane ciccio di Cefalù ha dovuto affrontare una realtà che sembrava non offrire molte opportunità. La Sicilia degli anni ’40 e ’50, con la sua durezza e il suo isolamento, non sembrava essere il terreno fertile per realizzare grandi sogni. Ma proprio in questo ambiente è germogliato il suo spirito intraprendente. La sua famiglia, di umili origini, lo ha spinto fin da giovanissimo a imparare il mestiere del calzolaio, un’arte che il giovane ha saputo elevare a livelli straordinari. La morte prematura del padre ha costretto il giovane artigiano a diventare presto il sostegno per la sua famiglia, e l’influenza dello zio paterno, ciabattino di professione, è stata determinante per introdurlo al mestiere. Fin da giovane, la passione per il lavoro e la spiccata abilità manuale si sono unite a una curiosità insaziabile che lo hanno portato a farsi un nome in una realtà così piccola, ma piena di potenziale. Tuttavia, ciò che ha davvero contraddistinto la sua carriera sono state le sue doti sociali: una simpatia travolgente e un’abilità unica nel relazionarsi con le persone che lo hanno reso amato da tutti. L’artista delle scarpe ha saputo entrare nel cuore dei piloti, dei turisti e di ogni persona che varcava la soglia del suo laboratorio.
La Cefalù turistica e il primo successo artigianale
Negli anni ’60, Cefalù stava vivendo un periodo di grande trasformazione e sviluppo, grazie all’afflusso di turisti da tutto il mondo. In questo contesto, Ciccio ha saputo cogliere le opportunità e diversificare la sua attività. Ha iniziato a realizzare sandali in cuoio personalizzati per i turisti che affollavano la cittadina siciliana, creando modelli eleganti e funzionali, che ben si adattavano al clima caldo e alla cultura mediterranea. I suoi sandali sono diventati un successo tra i visitatori, e la sua bottega è diventata un punto di riferimento per chi cercava qualità e originalità. Le sue creazioni erano apprezzate per la loro fattura impeccabile e il design distintivo, tanto che l’artista di Cefalù è stato invitato a partecipare a eventi di moda e ha ricevuto premi prestigiosi come la Coppa SAMIA nel 1969. Il suo successo ha attratto l’attenzione di personalità influenti come Mila Contini, guru della moda, e Pepita Misuraca, animatrice culturale che lo ha introdotto nel “bel mondo” di Cefalù. L’abilità artigianale dell’artista delle scarpe era ormai riconosciuta da una cerchia sempre più ampia, ma la vera svolta è arrivata nel 1967, quando, durante la Targa Florio, i piloti della gara gli hanno chiesto di creare delle scarpe da corsa più adatte per le loro esigenze. Da quel momento, Ciccio ha dato vita a una delle invenzioni più significative nel campo della calzoleria da corsa.
L’incontro che ha cambiato tutto
Nel 1967, durante una delle edizioni della Targa Florio, il calzolaio cefaludese ha avuto un incontro che avrebbe cambiato il corso della sua carriera. Durante una cena, i piloti Ignazio Giunti, Nanni Galli e Geki Russo gli hanno parlato delle difficoltà che incontravano nell’indossare scarpe da corsa, che risultavano scomode, poco sensibili e difficili da indossare durante le gare. Il desiderio dei piloti era chiaro: volevano calzature leggere, morbide, comode e con una suola sottile che garantisse una maggiore sensibilità al piede. Ciccio accetta la sfida, torna al suo laboratorio con l’idea di realizzare un prototipo che rispondesse a queste esigenze. Con una maestria senza pari, ha progettato la scarpa ideale, ispirandosi alle tradizionali scarpe di capretto usate dai pastori siciliani. Tuttavia, il primo tentativo, realizzato senza cuciture ma utilizzando solo colla, è stato un fallimento: le scarpe non hanno resistito alle condizioni di gara. Ma l’artista non si è dato per vinto, e l’anno successivo ha cambiato il suo approccio, utilizzando finissime cuciture invece della colla. Il risultato è stato un successo. I piloti hanno apprezzato la leggerezza e la comodità delle scarpe, e da quel momento in poi, il laboratorio di Ciccio è diventato un punto di riferimento per i piloti di tutto il mondo.
Le scarpe che hanno fatto la storia delle corse automobilistiche
Le scarpe realizzate dal calzolaio di Cefalù si sono rivelate un successo immediato. Non erano più semplici accessori, ma strumenti essenziali per i piloti, che hanno trovato in esse la soluzione ai loro problemi di comfort e performance. Grazie alla sua abilità di lavorare su misura per ogni pilota, le sue scarpe sono diventate celebri in tutto il mondo. Niki Lauda, Mario Andretti, Clay Regazzoni, Vic Elford, e molti altri hanno indossato le sue creazioni, che sono diventate un segno distintivo di qualità e sicurezza. L’artista delle scarpe ha continuato a perfezionare le sue calzature, introducendo l’uso di materiali ignifughi che, oltre a garantire una maggiore protezione durante gli incidenti, hanno reso le sue scarpe ancora più richieste. Negli anni ’70, Ciccio è diventato fornitore ufficiale della Scuderia Ferrari, un riconoscimento che ha consolidato ulteriormente la sua reputazione nel mondo delle corse automobilistiche. Le sue creazioni sono state esposte in musei prestigiosi come il Moma di New York, il Museo Porsche di Stoccarda e il Museo Ferrari di Maranello, dove le sue scarpe sono considerate vere e proprie opere d’arte.
L’arte delle scarpe e l’eredità che ha cambiato il motorsport
L’influenza di Ciccio nel mondo delle corse non si è limitata alla sua arte di calzolaio. La sua maestria ha lasciato un’impronta indelebile non solo nel design delle scarpe da corsa, ma anche nella cultura automobilistica, dove ha rappresentato l’unione perfetta tra artigianato, innovazione e passione per le corse. Le sue creazioni sono state indossate da alcuni dei piloti più celebri, tra cui Niki Lauda, che le ha indossate anche durante il terribile incidente del 1976, quando le scarpe gli hanno salvato i piedi dalle gravi ustioni. La sua eredità è anche testimoniata dal riconoscimento dell’Unesco, che lo ha definito un “tesoro umano vivente”, e dai numerosi premi e onorificenze che ha ricevuto nel corso della sua carriera, incluso il tributo di Ferrari e Porsche. La sua storia è diventata una testimonianza di come un piccolo artigiano siciliano sia riuscito a fare la differenza in un mondo dominato da grandi aziende e nomi illustri. La passione per l’automobilismo e l’arte della calzoleria sono diventate inseparabili, creando un legame unico che ha lasciato una traccia indelebile nel cuore degli appassionati.
L’eredità del calzolaio di Cefalù
Francesco “Ciccio” Liberto rappresenta una figura unica, il cui contributo all’automobilismo e all’artigianato italiano ha lasciato un’impronta indelebile. Le sue scarpe non sono state solo accessori, ma simboli di passione, sicurezza e innovazione. La sua storia è quella di un uomo che, partendo da umili origini, è riuscito a entrare nella storia delle corse automobilistiche, diventando un’icona riconosciuta in tutto il mondo. La sua eredità è quella di un artigiano che ha elevato la propria arte a livelli straordinari, facendo della sua passione una carriera che ha influenzato generazioni di piloti e appassionati. Oggi, mentre la sua bottega non è più in attività, il mito del calzolaio cefaludese continua a crescere, con il suo nome che rimarrà indissolubilmente legato alle corse automobilistiche e all’artigianato d’eccellenza, riconosciuto in tutto il mondo come un simbolo di qualità e passione. Il suo impatto non si limita al passato, ma vive nei ricordi dei piloti che hanno indossato le sue scarpe e nelle nuove generazioni che ancora oggi si ispirano alla sua arte.
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