Luis Bambarén non temeva la repressione delle autorità né la furia dei terroristi. Per tre volte Sendero Luminoso ha tentato di ucciderlo. Aveva 93 anni. E’ stato uccido dal Covid. Era il vescovo dei poveri e del popolo delle baraccopoli. Era stato ricoverato all’inizio della settimana. La sua vita di sacerdote inizia quando entra nella Compagnia di Gesù nel 1944, è stato ordinato sacerdote quattordici anni dopo. A 39 anni, nel 1968, papa Paolo VI lo ha nominato vescovo di ausiliare di Lima. Erano gli anni nei quali nascevano i pueblos jóvenes, agglomerati di casupole nelle zone spopolate, senza luce né acqua né servizi. Il gesuita Bambarén ha accompagnato questo popolo senza cittadinanza nella ricerca di un minimo di giustizia per oltre dieci anni. Dal 1978, ha guidato la diocesi di Chimbote per quasi tre decenni. I terroristi lo consideravano un pericoloso rivale nella conquista del sostegno dei poveri e, per questo, hanno provato ad assassinarlo. In questi anni hanno ucciso i due francescani polacchi, Michal Tomaszek e Zbigniew Strzalkowski e nel 1991 il bergamasco don Alessandro Dordi. Tutti e tre sono stati proclamati beati e martiri.
«Ho cercato di lavorare per il bene del popolo, affinché ottenesse giustizia e i suoi diritti fossero rispettati. E sempre ho cercato di servire Dio nei suoi figli dimenticati» aveva detto monsignor Bambarén nel 2018, nel ripercorrere il proprio ministero, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’ordinazione episcopale.