Il lungo cammino di Vincenzo Incrapera: medico e uomo di grande umanità

Vincenzo Incrapera, nato a Brooklyn, New York, l’11 febbraio 1923, da Giuseppe e Mariannina Serio, è una delle figure più rispettate nella storia della medicina siciliana, in particolare nelle località di Cefalù e Castelbuono, dove svolge la sua carriera per molti decenni. Cresciuto in una famiglia di origini siciliane, ma nato in America, Vincenzo vive una prima parte della sua vita a Brooklyn, un contesto sociale e culturale diverso rispetto alla tradizione mediterranea, ma che gli permette di sviluppare una visione più ampia del mondo. Quando ha circa otto anni, la sua famiglia si trasferisce a Cefalù, dove il giovane intraprende il suo percorso scolastico. La sua infanzia è segnata da un grande spirito di adattamento: da un lato l’esperienza americana, dall’altro l’educazione siciliana che gli fornisce una solida base culturale e umana. Nonostante la guerra e le difficoltà degli anni ’40, che segnano pesantemente la Sicilia, riesce a completare gli studi e a laurearsi nel 1949 presso l’Università di Palermo, un successo che gli apre le porte di una carriera ricca di significato.

Il contesto storico e sociale in cui Vincenzo Incrapera vive e si forma è quello di un’Italia devastata dalla guerra e in fase di ricostruzione. La Sicilia, come altre regioni del Sud, affronta enormi difficoltà economiche e sociali, con un sistema sanitario che è inadeguato e con gravi carenze di infrastrutture. Tuttavia, questi stessi ostacoli rappresentano anche un’opportunità per chi, come Vincenzo, ha la volontà di fare la differenza. Crescere durante la guerra significa vivere sotto le bombe, affrontare il razionamento, le difficoltà dei trasporti e una società che, pur cercando di resistere, soffre anche di un forte isolamento dal resto d’Italia. In questi anni drammatici sviluppa un forte senso di responsabilità sociale e una grande resilienza, qualità che lo accompagneranno per tutta la vita. È proprio in questo periodo che entra nel mondo della medicina, un ambiente che in quegli anni sta cominciando a modernizzarsi, ma che richiede ancora grande sacrificio e dedizione.

I primi passi nella medicina

Durante il suo periodo di studi, la guerra lo costringe a vivere momenti di grande difficoltà. I treni sono spesso bombardati dagli aerei alleati, e il rischio di perdere la vita durante i viaggi è una costante. Nonostante ciò si laurea in medicina e chirurgia nel 1949, concludendo un percorso che, in tempi normali, sarebbe già di per sé arduo. La sua esperienza all’Ospedale Giglio di Cefalù, dove lavora come volontario durante gli anni universitari, rappresenta uno dei momenti più significativi della sua formazione. In quel periodo, la Sicilia è piena di feriti e malati, molti dei quali provengono dalle file dell’esercito alleato. Essendo l’unico che parla inglese diventa fondamentale per la comunicazione con i soldati, una posizione che lo catapulta in una realtà ben più complessa e umana di quanto potesse immaginare. Questa esperienza non solo lo forma dal punto di vista tecnico, ma gli insegna anche l’importanza dell’empatia, un aspetto che diventerà una delle sue caratteristiche distintive come medico.

Il vero inizio della sua carriera si ha nel 1951, quando si specializza in malattie veneree e della pelle, un campo che, per l’epoca, è ancora poco trattato in Italia. In quel periodo, la medicina dermatologica è in fase di sviluppo, e Vincenzo si distingue per la sua competenza e il suo approccio innovativo. Non si limita alla sola cura dei pazienti, ma cerca anche di migliorare il trattamento delle malattie veneree, mettendo a disposizione le sue conoscenze a favore di una comunità che si trova, in molti casi, ad affrontare malattie senza molte risorse. Il suo impegno, però, non si ferma alla medicina tradizionale: negli anni successivi si dedica anche alla formazione di giovani medici, trasmettendo loro l’importanza della pratica clinica, ma anche dell’umanità, della cura e dell’ascolto del paziente. Questo è uno degli aspetti che lo rende particolarmente amato e rispettato: la sua capacità di insegnare, di essere vicino ai colleghi, ma anche di trattare con dignità ogni singolo paziente, indipendentemente dalle sue condizioni economiche e sociali.

Il ruolo nell’Inam e al Club Mediterranée

Nel corso degli anni ’50 e ’60, Vincenzo amplia la sua pratica, aprendo uno studio medico privato a Cefalù, convenzionato con l’Inam (Cassa Mutua), e successivamente a S. Stefano di Camastra. Questo gli permette di curare una vasta gamma di pazienti, ma anche di fare esperimenti e approfondimenti in dermatologia. La sua competenza viene riconosciuta anche dall’Inam, che lo invita a lavorare nel centro di analisi di Cefalù, dove diventa successivamente direttore del Laboratorio. In quel periodo, l’Inam rappresenta una vera e propria innovazione per la Sicilia, e Vincenzo, con il suo spirito pratico e la sua professionalità, diventa una figura chiave in questo nuovo sistema sanitario. La sua esperienza al Club Mediterranée di Cefalù, che lo vede anche come medico di riferimento per i turisti, è un’altra parte importante della sua carriera, che gli consente di interagire con persone provenienti da tutto il mondo, ampliando così le sue conoscenze e il suo raggio d’azione.

Nonostante i numerosi incarichi e il crescente successo, la vita di Vincenzo non è priva di difficoltà. Negli anni ‘90, gli viene diagnosticato un linfoma non-Hodgkin, una malattia che lo porta a confrontarsi con una realtà completamente nuova: quella del paziente. Ma anche in questa fase della sua vita, la sua resilienza e la sua dedizione non vengono meno. Continua a lavorare fino a quando la malattia non lo costringe a ritirarsi, lasciando comunque una traccia indelebile nei suoi pazienti e colleghi. La sua morte nel 1993 è un momento di grande dolore per la comunità, che dimostra quanto fosse stato amato e rispettato. La sua morte, però, non segna la fine della sua eredità. Ancora oggi, a Cefalù, le storie su di lui vengono raccontate con affetto e ammirazione.

Vincenzo Incrapera non è solo un medico, ma una figura che incarna valori universali di umanità, dedizione e professionalità. La sua carriera non è solo un racconto di successi professionali, ma anche di un uomo che sa affrontare le difficoltà della vita con forza e dignità. Un esempio di equilibrio tra il dovere professionale e l’amore per la famiglia, Vincenzo rappresenta la figura di un medico che non si limita a curare, ma che riesce a creare un legame profondo con chi ha davanti. La sua eredità, in termini di approccio alla medicina e di valore umano, continua a ispirare non solo i professionisti della salute, ma anche tutti coloro che credono nell’importanza dell’altruismo e della cura per gli altri. La sua influenza, anche a distanza di anni, resta una testimonianza di come un medico possa diventare una figura centrale per una comunità.


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