Dall’ultimo rapporto “Occupazione e sviluppi sociali in Europa” (ESDE) della Commissione europea, pubblicato nel luglio del 2017, emerge per l’Italia il record di NEET, acronimo con cui si indicano i giovani tra i 15 e i 24 anni che non lavorano e non si trovano nel sistema scolastico (not in education, employment or training). Dal rapporto risulta che il 19,9% dei giovani, praticamente 1 su 5, si trova in questa situazione (circa il doppio della media europea). Inoltre, col passare degli anni aumenta la percentuale di giovani che fanno uso di ansiolitici e antidepressivi (dati emersi dalle ultime indagini dell’OMS) ed è importante fermarsi e comprendere le cause. Ciò che ad oggi risulta pesante da gestire è lo stile di vita contemporaneo, caratterizzato da una molteplicità di esperienze che, seppur tempestose, peggiorano la condizione, di per se fragile e precaria, dei giovani di oggi.
Uno stile di vita vuoto dove la perdita delle tradizioni, dei valori, la difficoltà di trovare lavoro ed il mancato sostegno della famiglia nelle scelte di vita, determina sofferenza interiore con il conseguente aumento dei disturbi mentali. Per colpa del lavoro che non c’è, di una società sempre più instabile che gli sottrae opportunità, per caratteristiche proprie ma anche per la responsabilità di chi non gli offre gli strumenti di supporto che sembrano sempre più necessari, i giovani di oggi si ammalano ed hanno sempre più difficoltà nell’individuazione e nella ricerca di un’identità definita.
Non riescono a trovare la via da intraprendere che li conduca nel trasformare se stessi in un adulto consapevole di se. Vivono nell’era degli amori virtuali, delle famiglie smembrate ed allargate, si preoccupano per la fama, il denaro e l’immagine perdendo di vista l’unicità della relazione umana, fatta di sensazioni, emozioni, calore e cura di se. Forse può essere utile ricordare una frase di Marilyn Monroe, che di depressione giovanile ne sapeva qualcosa, “Voler essere qualcun altro è uno spreco della persona che sei”.