La Phiale Aurea, uno dei reperti archeologici più importanti della Sicilia, che non è stata mai valorizzata davvero nel territorio madonita e dell’Himera. Ne è prova il fatto che ancora oggi non è cercata dal turismo che conta e sono assai poche le visite che riceve al Museo Himera dove è esposta. Il Giornale di Sicilia, con un articolo a firma di Riccardo Vescovo, annuncia che la Phiale Aurea sarà esposta a Firenze in una mostra realizzata dal ministero dei Beni culturali e dalle Gallerie degli Uffizi in collaborazione con i carabinieri del Comando tutela del patrimonio. Nel capoluogo toscano il prezioso reperto archeologico riceverà tante di quelle attenzioni dal mondo dell’arte e della cultura mondiale che, purtroppo, non riceve in terra siciliana.
La Phiale Aurea è un piatto votivo. E’ un eccezionale reperto archeologico risalente al IV secolo avanti Cristo. E’ considerata un capolavoro dell’oreficeria antica. E’ stata trovata su Monte Riparato nel territorio di Caltavuturo durante alcuni scavi che negli anni ’70 portati avanti la Soprintendenza di Palermo in collaborazione con l’Università di Palermo.
La storia del suo recupero è complessa ed affascinante. La prima segnalazione della coppa aurea fu operata nel 1989 da G. Manganaro, che l’aveva osservata a casa di un collezionista siciliano. Cinque anni dopo fu avviata dalla Procura di Termini Imerese un’indagine su alcune opere d’arte trafugate dal Museo della stessa città. Si appurò che nel 1980 in seguito ad alcuni lavori per la messa in opera di un pilone della rete elettrica era stata rinvenuta una phiale, che clandestinamente fu venduta prima ad un collezionista di Catania e successivamente ad un collezionista di Enna. Nel 1991 la phiale viene esportata clandestinamente in Svizzera e qui venduta da un antiquario al miliardario statunitense Michel Steinhardt per 1.200.000 dollari, che la trasferì a New York. Nel 1995 la procura di Termini Imerese avanzò una richiesta di rogatoria internazionale alla competente autorità giudiziaria di New York, chiedendo la restituzione dell’opera. Venne accertata l’autenticità della phiale sulla base di una perizia archeologica. Nel 1999 la coppa fu sequestrata dall’autorità giudiziaria americana e riconsegnata allo Stato italiano.
Il 3 maggio 2002 il procuratore di Termini Imerese, Francesco Messineo, affida la phiale in giudiziale custodia al Soprintendente ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo, Adele Mormino. Viene esposta nell’Antiquarium di Himera, a fianco dei coevi reperti provenienti dalla necropoli di Monte Riparato di Caltavuturo. A Zurigo, a partire dal 20 ottobre 2004 e fino al mese di febbraio del 2005, la phiale viene esposta nel Museo Archeologico dell’Università svizzera. Dal 13 maggio al 20 agosto 2006 entra a far parte integrante del percorso espositivo «Des Grecs en Sicile» realizzato, ancora a cura della Soprintendenza e in collaborazione con il Centre Camille Jullien di Aix-en-Provence, nella prestigiosa sede del Musée d’Archéologie Méditerranéenne del Centre de la Vieille Charité di Marsiglia. Dal mese di ottobre 2007 la phiale ritorna ad essere contestualizzata nel suo territorio di provenienza e tra i materiali della stesa epoca rinvenuti in quel comprensorio territoriale, in occasione dell’esposizione «Memorie dalla terra. Insediamenti ellenistici nelle vallate della Sicilia centrosettentrionale», realizzata dalla Soprintendenza di Palermo nei locali del restaurato Convento di San Francesco a Caltavuturo. In ultimo, a rappresentare l’attività del Nucleo dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale nel recupero di opere d’arte dal mercato internazionale clandestino, il prezioso reperto è stato esposto, dal 30 ottobre del 2009, al Real Albergo dei Poveri di Palermo in occasione della Mostra «L’Arma per l’Arte.