A Cefalù il turismo passa anche dalle verdure spontanee

A Cefalù il turismo passa anche dalle verdure spontanee che crescono in aperta campagna. Presentato il libro «verdure spontanee di Sicilia» scritto dal docente universitario di botanica Rosario Schicchi. Una vera e propria guida su come riconoscere queste verdure per valorizzare arte e tradizione di una cucina, quella siciliana, da riscoprire anche per un turismo nuovo e più coinvolgente. Il libro è stato presentato sabato pomeriggio nell’Aula magna dell’Ipsseoa di Cefalù, grazie ad un convegno organizzato dal Rotary club guidato da Franco Catanzaro. Nel corso dell’assise hanno parlato Francesca Cerami, direttore Idimed, Rosario Schicchi, ordinario di botanica sistematica e autore del libro, Anna Geraci, ricercatrice, Franco Fiasconaro, professore dell’alberghiero, Biagio Agostara, direttore polo oncologico Arnas e Bartolo Fazio, consigliere delegato Idimed. Alla fine del convegno è stata offerta ai partecipanti una deliziosa degustazione delle varie specie di verdure cotte.

Il libro racconta di piante selvatiche da scoprire, di piatti antichi da tornare a custodire, di gusti da riportare fra gli affetti, di tradizioni da ridare alle giovani generazioni, di vita da consegnare a turisti e visitatori. Fino agli ’60 le verdure spontanee che crescevano in Sicilia avevano una notevole importanza nell’alimentazione della popolazione. Quando questa si è spostata dalla campagna verso la città queste verdure sono state lentamente sostituite da quelle coltivate. E così oggi le verdure spontanee non vengono quasi più utilizzate nella dieta quotidiana. Eppure proprio queste verdure, che ammontano a circa duecento entità, rapresentano ancora oggi un’importate risorsa del territorio. Raccolte da mani esperte, infatti, possono trasformarsi in cibi sani e genuini. Rilanciare una cucina in chiave turistica non può prescindere dalla conoscenza e valorizzazione delle verdure selvatiche. In questo senso un evento importante che mira a conservare questa cultura è la «Sagra delle verdure tradizionali e antiche delle Madonie» che si celebra da otto anni a Isnello. A idearla è stata proprio il professore Rosario Schicchi autore del libro «Verdure spontanee di Sicilia».

All’interno del libro consigli e avvertenze per come riconoscere queste verdure ma anche alcune regole da seguire ad evitare pericoli per la salute. In particolare l’autore consiglia di non raccogliere le verdure che crescono nelle scarpate delle strade trafficate o in zone vicine a fonti di inquinamento, nei parchi urbani frequentati da cani o altri animali, nei campi in cui le culture sono interessate da diserbo o trattamenti antiparassitari.
All’interno del libro quarantacinque schede di verdure selvatiche. Per ognuna vengono elencati i nomi con i quali la verdura è conosciuta in Italia e in Sicilia. La piata viene sapientemente descritta e se ne riporta la fenologia e la sua distribuzione nel territorio. Nella stessa scheda vengono elencate le proprietà e gli usi medicinali della pianta ma anche quali sue parti vengono utilizzate in cucina. Non mancano alcune note e curiosità insieme ad avvertenze, presenza sul mercato e un’interessante bibiliografia e sitografia. Fra una scheda e l’altra vengono inserite pagine di arte culinaria con quattordici ricette che fanno assaporare al meglio alcune piante. Ogni scheda è accompagnata da belle foto della pianta che ne rendono la ricerca e la raccolta ancora più facile.

Rosario Schicchi è professore ordinario di botanica sistematica presso il dipartimento di scienze agrarie e forestali dell’Università di Palermo e dirige il museo naturalistico Francesco Minà di Castelbuono. E’ autore di oltre 250 pubblicazioni scientifiche e libri riguardanti la biodiversità, il paesaggio vegetale e gli alberi monumentali. «Contrariamente a quanto si pensi – commenta – ancora si riescono a trovare quelle 5/6 verdure spontanee nelle bancarelle dei mercati rionali. Indubbiamente andranno realizzati dei corsi di formazione, così come succede per i funghi, in modo tale da poter formare persone in grado di riconoscere e certificare la provenienza delle verdure. Se un ristoratore deve preparare una verdura spontanea deve avere la certezza di ciò che cucina. Non può correre il rischio, ad esempio, di cucinare la mandragora (pianta velenosa n.d.r.) al posto della borragine».

La foto è di Antonella Scicolone che ha ideato il convegno.

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